Matilde Celentano viene eletta il 15 maggio 2023 e proclamata il 18 maggio. Un anno vissuto intensamente. Luci ed ombre dei primi dodici mesi del primo sindaco donna di Latina
L’isola pedonale “riaperta“; il dilemma del completamento della raccolta differenziata “porta a porta” nel centro storico; i cantieri del Pnrr da far proseguire; la candidatura a Capitale della cultura 2026, titolo sfiorato ma sfumato. Un anno di amministrazione Celentano è questo, e anche di più. O, forse, di meno.
Al civico numero 1, in piazza del Popolo a Latina, è tempo di primi bilanci. Dodici mesi fa Matilde Celentano veniva eletta sindaco: il primo sindaco donna nella storia 90ennale della città nata dalle malsane acque della palude. E risorta dopo una Seconda Guerra Mondiale che l’aveva lasciata distrutta, e dopo una “damnatio memoriae” da figlia del Regime.
Numeri bulgari, prospettive diverse
Matilde Celentano l’ha presa per mano dopo il lungo commissariamento di Carmine Valente, non indolore (vedasi l’aumento della TaRi). È stata eletta il 15 maggio 2023 e proclamata il 18 maggio. Anche se i primi giorni, fino al Consiglio comunale di insediamento e alla nomina della Giunta, un mese dopo, l‘hanno vista sola, nelle sale al primo piano del civico numero 1 di piazza del Popolo: niente giunta, niente staff.
Arriveranno via via, nelle due-tre settimane successive. E da lì inizierà realmente l’amministrazione Celentano, fatta di numeri bulgari in Consiglio comunale (24 consiglieri a 9) ma anche di una coalizione variegata: compatta guardando verso FdI, guardinga voltandosi verso FI per le note vicende in Provincia, con il ruolo di “grillo parlante” osservando l’Udc, e con quello di soldati fedeli per la Lista Celentano e (guardando in particolare ai temi storici del movimento) per la Lega. (Leggi qui: Come si legge la vendetta di Fazzone che porta FdI all’opposizione).
I nodi al pettine
Come prime azioni, si devono mettere in sicurezza i quasi 60 milioni di euro di fondi Pnrr, assicurando ai diversi progetti, avviati dalla precedente amministrazione Coletta. Iter certi e rapidi in approvazione di progettazioni e in gare di appalto. Ma questa è tecnica, è continuità amministrativa (e nessuno sarebbe così pazzo da rinunciare scientemente a un simile tesoretto). Finanziamenti che hanno scadenze ferree, ma che si stanno scontrando in alcuni casi con ditte che lavorano “a rilento”.
Le vere scelte politiche però si confronteranno su altri temi.
Il primo è come rapportarsi sulla vicenda di Latina Ambiente: ci sono due aspetti. Il primo è quello finanziario, ovvero il rapporto con la curatela fallimentare. Alla fine, si transa con 6 milioni di euro i debiti del Comune verso la sua ex partecipata, prima che siano riconosciuti con sentenza del Tribunale per quasi 18 milioni. La partita non è comunque finita, in quanto “ballano” ancora le cifre del monte crediti Tia 2006-2009. Una partita che potrebbe addirittura chiudere il fallimento della ex partecipata, sancito dal Tribunale nel 2016. Riportare in bonis la società avrebbe un effetto anche sull’altro aspetto della vicenda, quello penale, che vede tra l’altro tra i molti indagati per il fallimento anche alcune figure oggi presenti nello staff della sindaca stessa.
Una vicenda sulla quale la giunta ha scelto di non costituire il Comune parte civile (mentre il commissario aveva deciso in favore della costituzione).
Porta o non porta?
Ma il tema dei rifiuti non è solo questo. C’è l’attualità, in particolare la necessaria chiusura del porta a porta su tutto il territorio comunale. Resta fuori, ancora, il centro storico racchiuso nel primo anello di circonvallazione, e una fascia appena fuori, definita “extracirconvallazione”. E per farlo ballano molti soldi. Tanti. Troppi, considerando che già sotto il commissario il Pef aumentò di 10 milioni di euro, da 26 a 36. E i cittadini non reggerebbero un altro aumento.
Si taglia (quest’anno, già 2,5 milioni di euro in meno), e si trova un altro sistema. In centro non arriveranno i mastellini, che impiegherebbero troppo personale per la raccolta, e si metteranno cassonetti intelligenti su strada. Ma non prima del 2025, ormai. La scelta politica della sindaca sul nuovo Cda di Abc fa discutere l’opposizione: quella per il presidente cadrà su Lorenzo Palmerini, che è anche curatore fallimentare di Latina Ambiente.
La sfida Capitale
Uno dei primi annunci, appena insediata la maggioranza, fu quello della candidatura a Capitale italiana della cultura 2026. In fretta e furia si mette insieme un dossier, fatto di proposte giunte da ogni associazione, stakeholder, cittadino. Tutto va in dossier che è secretato: nessuno può vederlo, nessuno può parlarne, nessuno può scoprire le carte, in una battaglia fratricida che, in provincia, vede candidata anche Gaeta. Latina arriverà in finale, tra le prime 10, ma nulla può contro la potenza di fuoco de L’Aquila. Ci si riproverà, in futuro.
C’è poi il tema del patrimonio immobiliare. La maggioranza sarà chiamata a decidere cosa fare dell’ex Banca d’Italia, il cui acquisto fu avviato sotto il sindaco Damiano Coletta, e perfezionato pochi mesi fa. Ma si dovrà decidere anche sull’ex Garage Ruspi, i cui lavori sono quasi terminati. E su altri siti.
Intanto però, tra gli strali dell’opposizione, si decide di riaprire parte dell’isola pedonale del centro storico. Stop alla sperimentazione, dal 1 aprile è isola pedonale definitiva, ma con riapertura al traffico, dal lunedì al venerdì, di una “fascia” davanti l’Intendenza di Finanza. Si vuole togliere anche l’anello ciclabile del centro storico, ma intanto bisogna fare la pista in quel tratto, altrimenti è fuori codice della strada.
Si riapre il teatro D’Annunzio, con una prima vera stagione teatrale, fatta organizzare rapidamente dall’Atcl, dopo la chiusura durata quasi 10 anni per ristrutturazioni, ma ancora non ci sono novità sulla necessaria gestione futura e sulla direzione artistica, mentre a novembre tocca chiudere improvvisamente e di corsa il palazzetto dello sport di via dei Mille, addirittura a rischio crollo, e si devono cercare fondi (non meno di 1 milione di euro) per rimetterlo a posto. Ci vorranno almeno due anni, e ci si rende conto che in città non ci sono altre strutture simili, con le ultime società costrette a trovare casa altrove.
Molto ovviamente resta da attuare del programma della sindaca, così come, già si è evidenziato in questi dodici mesi, non mancano mai le emergenze cui dover fare fronte. Un primo anno è trascorso, tra sogni e incombenze. Ce ne sono altri quattro.