
Il presidente del Consiglio regionale del Lazio rende noti i “numeri” dell’aula poco prima dell’election day. Solo un caso? Oppure in realtà sta preparando, da protagonista, la controffensiva di Nicola Zingaretti comunque vada a finire oggi e domani?
Il presidente del consiglio regionale Mauro Buschini ormai non fa nulla per caso. Forse, soltanto quando segue la Juventus non pensa anche ai riflessi politici che quell’azione potrebbe avere. Perciò non è per caso che ieri ha voluto rendere noti i numeri dell’attività del Consiglio Regionale che lui stesso presiede. (Leggi qui In un anno 43 leggi: il Lazio sceglie la via smart).
Lui che peraltro, da capogruppo del Pd, era stato l’artefice del cosiddetto “patto d’aula”: l’accordo che aveva dato a Nicola Zingaretti quella maggioranza che non era uscita dalle urne a marzo 2018. (Leggi qui Il Patto d’Aula per evitare nuovi sgambetti all’anatra zoppa di Zingaretti).
Si è molto soffermato nella prefazione del rapporto sull’attività legislativa e regolamentare della Regione Lazio relativo al 2019. Cioè ad un anno fa.
Soltanto un caso che questa articolata riflessione sia avvenuta nell’immediata vigilia dell’election day? Sicuramente no. Circolano tante ipotesi sui riflessi del voto e sulle possibili scelte del presidente Nicola Zingaretti. Ma comunque possa andare a finire questa due giorni, perché Zingaretti dovrebbe dimettersi da presidente della Regione Lazio?
Una riflessione tra le righe

Buschini mette in fila i numeri. E dimostra che l’Aula della Regione guidata dal Segretario Nazionale del Pd ha lavorato: facendo ciò per cui la Costituzione le ha previste. E cioè leggi con cui adattare ai territori le norme guida nazionali, oppure leggi su argomenti di speifica competenza regionale.
E siccome i numeri hanno un senso diverso se vengono messi accanto ad altri numeri, ecco che il Lazio rivendica di avere approvato nel 2019 «29 leggi. Che, insieme alle 14 approvate nel 2018, portano a 43 il numero di provvedimenti del primo biennio della XI legislatura. Lo scorso anno è stato approvato, dunque, oltre il doppio delle leggi del 2018».
Tra quei testi ci sono norme che hanno ridisegnato da cima a fondo la Sanità nel Lazio, stimolato la nascita di nuove imprese, riscritto le regole per gli studenti e garantito l’accesso all’università anche a chi prima non se lo poteva permettere, creato nuove aree protette, ridato vita economica e turistica alle Grotte di Pastena e Collepardo, creato cammini.
Buschini riconosce il lavoro che c’è alle spalle dell’Aula, svolto dalle Commissioni che limano e sintetizzano le opposte visioni politiche. E mette in fila altri numeri: «Se dal 2000 al 2009 sono stati approvati poco meno di 5mila articoli, dal 2010 al 2019 ne sono stati prodotti 1.962».
Il messaggio di Buschini

Insomma, il consiglio regionale funziona. Anche grazie a quel patto d’aula che lui portò a termine.
Perché è stato utile ricordarlo ora, dal punto di vista di Mauro Buschini? Per rispolverare, affinché sia ben chiara a tutti dentro al Pd, la dimensione dell’amministratore Nicola Zingaretti. Ricordarlo a chi lo vede solo nella sua misura da Segretario dimenticando invece la completezza del politico e la sua esperienza sul campo.
È utile per due motivi: una volta usciti i risultati dalle urne a qualcuno potrebbe venire in mente di metterne in discussione lo spessore. Inoltre dopo l’election day tornerà di attualità il tema dell’alleanza tra Pd e Cinque Stelle anche nel Lazio. E sicuramente il Consiglio Regionale che ha costruito in tempi non sospetti il dialogo con il M5S sarà centrale.
Mauro Buschini si è candidato a guidare una fase delicatissima. Per sostenere Nicola Zingaretti. Comunque vada oggi e domani.