
Tornano i toni da osteria nel Consiglio Comunale di Cassino. Tutto per un debito da 7.500 euro. Ma per la prima volta l'opposizione ha iniziato a mordere i polpacci della maggioranza Salera
Che sarebbe stato un Consiglio comunale al fulmicotone lo si era intuito già dalla convocazione. Chi l’ha letta senza conoscere i retropensieri dei consiglieri di minoranza, pensava senz’altro che l’assise comunale di oggi a Cassino sarebbe stata un mero esercizio di burocrazia: rarificare quei tre debiti fuori bilancio e via, tutti a casa. Interrogazioni e deliberazioni importanti rimandate alla prossima convocazione.
Ma la stampa e quei pochi che inclinano la testa nella direzione degli spifferi di palazzo De Gasperi si aspettavano proprio tutto quello che è successo. “Oggi ci divertiamo“, è stato infatti l’antipasto che un consigliere di minoranza ha consegnato ai cronisti presenti. E, diversamente dal solito, il divertimento è arrivato subito.
Scontro su 7.500 euro

Al secondo punto all’ordine del giorno: un riconoscimento di appena 7500 euro di debiti fuori bilancio a seguito di una sentenza che ha a che vedere con l’alienazione della farmacia comunale di San Bartolomeo. Nella sostanza, il Tribunale di Cassino ha dato torto al Comune che un anno fa aveva avviato un procedimento contro l’attuale titolare della farmacia perché ha rifiutato di consegnare alcuni atti.
Su questo capitolo, sia la maggioranza, che la minoranza, soprattutto la fronda civica capitanata da Giuseppe Sebastianelli, ne hanno fatto un cavallo di battaglia nella campagna elettorale dello scorso anno. La maggioranza perché promuoveva, e promuove tutt’ora (poiché il giogo giudiziario è lontano dall’essere concluso) la vendita della farmacia comunale. E con il ricavato, quantificato in circa 1,5 milioni di euro, riqualificare il quartiere di San Bartolomeo. La minoranza invece lo ha elevato a modello di mala amministrazione, contestando in toto la procedura in quanto “illegittima“ e “viziata da numerosi errori procedurali“.

Ecco perché nemmeno il tempo di aprire i lavori che in Aula si è scatenato il putiferio. A battere il primo colpo di mortaio è stato Arturo Buongiovanni: “Non possiamo che stigmatizzare l’esito di questo procedimento da voi avviato“, ha detto con il suo solito fare istituzionale. Ma la notizia sta proprio nella dura presa di posizione, una delle poche, che la minoranza di centrodestra ha preso nei confronti della maggioranza Salera: “Ai 7500 euro riconosciuti oggi vanno aggiunti le spese legale, per un totale di circa 16.000 euro che i cittadini devono pagare per una vostra scelta alquanto opinabile, ovvero di andare a processo. Prima vi hanno dato torto, ma voi avete voluto insistere su questa strada e avete perso nuovamente. Il tutto nonostante il Tar abbia deciso di sospendere la procedura“.
Le bombe di Evangelista

Ma il vero delirio arriva quando a prendere la parola è il bombarolo Franco Evangelista, vero agitatore della minoranza. Il suo più che un intervento è stato un vero e proprio show, mescolando la satira all’accusa, l’ironia all’offesa.
Ha cominciato pronunciando il celebre discorso sulla “feccia della politica” che Salera recitó nel lontano 2020 nei confronti di alcuni consiglieri dell’allora minoranza, mutuando però i protagonisti alla maggioranza attuale: “Esprime la feccia della politica chi in campagna elettorale disse che con il ricavato della vendita della farmacia avrebbe risanato il quartiere di San Bartolomeo. Invece oggi ci ritroviamo a riconoscere dei debiti e quella zona della città versa nel degrado, dove il decoro urbano è solo un’utopia”.
“Sicuramente è feccia della politica quel sindaco che aveva promesso di restituire ai cittadini i loculi cimiteriali dissequestrati e invece restano ancora un cantiere. Oppure quel consigliere comunale che in cambio di voti avrebbe promesso il rifacimento di alcune strade; o chi ha promesso posti di lavoro sempre in cambio di voti“.
“Cafone”. “A te e famiglia”

Non fa nemmeno in tempo ad ultimare l’ultima frase che dai banchi della maggioranza esplode la polemica. Gli insulti cominciano a volare, il consigliere Andrea Vizzaccaro (Partecipiamo) si alza in piedi e inveisce contro Evangelista e Sebastianelli: “Sei un cafone!“. “Cafone lo dici alla tua famiglia, non a noi“, risponde Sebastianelli. “Io lo dico a chi mi pare“, inveisce ancora Vizzaccaro.
A questo punto le voci si sovrappongo e la confusione regna sovrana: “Sto maleducato“, “Questo è un consiglio comunale, non un’osteria“. “Tu aspetta che poi vediamo“. “Ma aspetta che? Non fai paura a nessuno Sebastianè!“. Salera cerca di placare la maggioranza: “Andrea lascialo perdere, tu vuoi dare attenzione a chi non è nessuno“.

La presidente d’Aula Barbara Di Rollo prova a spegnere l’incendio, tenta sdentati richiami all’ordine, richiama i consiglieri in piedi e li invita a sedersi. Ma è tutto inutile. Come spesso accade, gli animi si placano solo quando i cronisti cominciano a riprendere la scena: davanti alle telecamere tutti si sentono in imbarazzo.
Dopodiché proprio Vizzaccaro, ancora fumante dalle orecchie, richiama la presidente: “Pretendo che nessuno mi offenda più in quest’aula, lei deve richiamare l’ordine. E poi chi ha avanzato quelle accuse verso di noi, faccia l’uomo e vada qui di fronte, in Procura“. E Di Rollo replica:”Consigliere io ci ho provato, ma voi avete continuato a discutere. Poi sta alla serietà del singolo assumere un atteggiamento consono al contesto“.
Infondato e carente

A questo punto la discussione torna a toni più serafici, e la consigliera di FdI Nora Noury ne approfitta: “Il vostro procedimento è stato infondato è carente!“.
Sebastianelli rilancia: “Tutto inizia il 23 gennaio 2024, quando la Giunta Salera, con delibera n. 31, approva la perizia di stima della Farmacia Comunale San Bartolomeo e dell’indennità di avviamento per il gestore uscente, affidata a una commissione composta da un commercialista, un avvocato e un farmacista”.
Definisce “sospetta” la fretta con cui “il 29 gennaio 2024, il Consiglio Comunale approva la vendita della farmacia, destinando i proventi alla riqualificazione del quartiere San Bartolomeo, nonostante il Comune fosse in dissesto finanziario”. Perché sarebbe illegittima quella vendita? Perché le norme nazionali (art. 1, comma 443, Legge 228/2012 e art. 1, commi 422 e 433, Legge 145/2018) impongono che i ricavi derivanti da dismissioni patrimoniali vengano utilizzati esclusivamente per ridurre il debito pubblico, “ma questo è stato deliberatamente ignorato“. Quindi: “Voi la decisione di alienare la farmacia e destinarla alla riqualificazione dovevate farla prima del dissesto, non dopo“.
Vicenda complessa

A questo punto prende la parola il sindaco Enzo Salera: “La vicenda è complessa. Questa sentenza vede soccombere una nostra posizione, ma su altre siamo forti e andremo avanti. Il titolare della farmacia, inoltre, deve al Comune 140.000 euro di canoni non pagati. E questo è un fatto”.
“Noi nel 2016 facemmo anche una raccolta firme, quando lei Sebastianelli era in maggioranza, per riqualificare il quartiere. E voi sa cosa faceste? Avete dichiarato che avreste riqualificato piazza Labriola con la vendita della farmacia. E ora ci contestate questa scelta. Mettetevi d’accordo“.