Calandrini porta in Senato i 100 anni di Latina “senza negare e senza nostalgia”

In Senato la presentazione del Centenario di Latina che ora è legge dello Stato. Senza nostalgie e senza amnesie. La sindaca Celentano indice un Consiglio straordinario e si ritiene “fortunata”

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

Latina come «unicum», come unico capoluogo di provincia che celebrerà i cento anni, «avendo ancora in vita cittadini iscritti nel 1932», che è nato da «un’opera idraulica ammirata da tutto il mondo». È l’anima della legge per celebrare il Centenario di Latina 1932-2032, che oggi il senatore Nicola Calandrini (FdI) e il senatore Andrea Paganella (Lega) hanno presentato in Senato insieme alla sindaca Matilde Celentano.

A Palazzo Madama, Calandrini, primo firmatario, ha raccontato la genesi della legge, sottoscritta insieme ai senatori Paganella, Claudio Fazzone (FI), Roberto Menia e supportata anche dal sottosegretario Claudio Durigon (Lega) che in quanto membro di Governo non l’ha potuta siglare. E di come questa legge «sia stata approvata in appena 13 mesi dalla sua presentazione». Come a dire: se c’è la volontà, in Italia le leggi si possono fare in tempi accettabili.

Una legge “sociologica”

Il senatore Nicola Calandrini

Ma quale Latina andrà a celebrare questo centenario? Innanzitutto Latina come città dell’accoglienza: sia prima, per la bonifica e la costruzione quando accolse migliaia di veneti e ‘cispadani’. Sia dopo, nella guerra fredda, con il campo profughi. Perché Latina è stata capitale nazionale dell’accoglienza: qui sono stati ospitati Istriani e Dalmati, Libici e Tunisini, i popoli in fuga dall’Est. Ed il centro che li accolse oggi è un’università. (Leggi qui: Latina e quella bandiera dell’Ucraina che manca in Comune).

Calandrini scorre la Latina che fu per un periodo la Silicon Valley italiana: con un progetto immenso chiamato Cirene. Che poi è stato bloccato. I fatti di oggi dicono che è stato un suicidio ed i francesi ringraziano. A quella latina del futuro segue una Latina industrializzata, quella della Cassa del Mezzogiorno con le imprese trapiantate a forza, la Latina che negli anni ’90 ferma la sua crescita. «Questa legge ci serve anche da un punto di vista sociologico, per capire cosa abbiamo rappresentato in questi primi 90 anni, e per creare una prospettiva per la città del futuro». (Leggi qui: La centrale nucleare che fece la città).

L’avviso: “Non negare nulla di se stessi”

È terreno complicato quello di Latina. Non perché strappato alle paludi. È terreno scivoloso perché qui ci fu l’epopea del fascismo, c’è la falsa convinzione che sia un covo delle destre. Colpa di una generazione che non ha memoria e cancella le pagine di lotte sindacali e rivendicazioni. Nicola Calandrini è stato abile: nel proporre un testo di legge che non fosse un elogio della nostalgia ma emendabile e per questo emendato dalle sinistre Prog. Che a quel punto hanno contribuito a pieno titolo ad una norma sul centenario di quella che nacque Littoria. (Leggi qui: Fondazione per il Centenario, vorrei incontrarti tra 100 anni).

Calandrini ricorda la «collaborazione bipartisan di maggioranza e opposizione, anche in Consiglio comunale». Cita Dario Bellini (Lbc) e Nazzareno Ranaldi (Per Latina 2032) e «tutta l’opposizione». Ricorda i finanziamenti del Mef per quasi 8 milioni di euro «che saranno implementati anche attraverso altre partecipazioni», e il ruolo della Fondazione Latina, «cui aderiranno Comune e Provincia e, speriamo, anche la Regione, oltre a enti pubblici e privati».

Secondo Calandrini inoltre, «Latina non deve negare nulla di se stessa, di quello che è stato. Ma non deve esserci nessun rapporto nostalgico di quello che è stato, noi la dobbiamo proiettare nel futuro». (Leggi qui: Se La legge sul Centenario guarda l’Italia in modo nuovo).

Per Andrea Paganella, «è una legge che non guarda al passato ma al futuro, senza perdere però il valore del passato. La storia di Latina è patrimonio di tutti gli italiani, è una grande e epica impresa del genio italico che dobbiamo portare avanti e valorizzare».

Celentano e l’Assise straordinaria

Matilde Celentano

«Mi ritengo un sindaco fortunato – esordisce Matilde Celentano -. Sono il primo sindaco di una città che ha una legge ad hoc, di una città che ha meno di 100 anni, e grazie a questa legge la celebreremo in maniera adeguata. È stato fatto un grande regalo». E la Celentano annuncia poi il Consiglio comunale, «straordinario e solenne» di venerdì mattina presso il Teatro D’Annunzio.

«Abbiamo già la conferma della partecipazione del ministro della Cultura, Alessandro Giuli, e del presidente della Regione, Francesco Rocca». E il fatto che “la Fondazione Latina avrà sede presso il Comune: ne faranno parte Provincia, Regione, enti, associazioni”.

La cabina di regia sarà nel Comune, dove si organizzerà la rete. E sicuramente entrerà anche l’università. Perché Latina sarà una città giovane, per i giovani, universitaria e inclusiva». (Leggi qui: La Provincia primo ente a votare l’ingresso nella Fondazione Latina 2032).