
Il leader di Azione mette la freccia a destra e trova il puntello giusto nella situazione internazionale... e nella premier
Tra Onofrio del Grillo e Gasperino il Carbonaro: il Carlo Calenda last minute sta così e sta esattamente lì. Nella terra di mezzo tra i mediatori morbidi e gli urlatori canini. Succede, quando hai percentuali da follower di ‘Mbare Zappitto alla sagra del carciofo di Sezze. Succede quando la metamorfosi non è giusta, ma necessaria. Necessaria ad un Partito che oggi ha a cuore più la sopravvivenza della linea. Linea peraltro plastica al punto da non risentire di sterzate repentine, è la gloria sempiterna di essere centristi, come ha ribadito Pierferdi Casini da Massimo Gramellini un paio di giorni fa.
E che nel nome del funzionalismo può permettersi anche di lanciare una violenta fatwa contro il Movimento Cinque Stelle, purché si trovino accordi, affratellamenti e comparaggi che lo tengano in vita.
Marcare le Marche

Come nelle Marche, dove alla fine del suo “comizio” ed in eziologia quasi diretta Carlo Calenda è riuscito quasi ad ottenere che Azione possa stare in combo con Fratelli d’Italia. E starci per puntellare la “resistenza” dell’uscente “fratello” Francesco Acquaroli contro l’assalto di Matteo Ricci, europarlamentare Pd ed ex sindaco di Pesaro.
Nonché uomo teoricamente molto, ma molto vicino la funzionalismo primevo di un Calenda che però si è rotto di fare la mosca bianca nonché saggia e adesso vuole contare. Anche a costo di sconfessare il campo largo e scegliersi un campo tutto suo. Contare al punto da sconfessare se stesso?
Un format multitasking
Non proprio, a contare che il format calendiano è sempre stato di quelli che puoi incastrare in qualunque puzzle. Non del tutto falso, a contare che almeno in teoria il leader di Azione era nato e si era collocato da sempre in area prog, cioè agli antipodi del centrodestra. E soprattutto, a voler fare i pelosi, agli antipodi di un certo lessico sovranista e di coratella, roba da frasi-spot, che invece è il sancta sanctorum comunicativo di Via della Scrofa. Che accade dunque?

Che alla fine quella confusione di rotta al di là delle enunciazioni sagge, quello stare con tutti e con nessuno che aveva gettato molti territori nel caos alla fine ha prodotto cose. Cose che Antonello Antonellis, coordinatore provinciale per Frosinone di Azione, aveva già messo nero su bianco molto prima del congresso nazionale del Partito che fa capo all’ex ministro.
La “confusione” di Antonellis
E con queste parole. “Questa confusione io l’ho avvertita chiaramente parlando con molti segretari locali del Partito qui in provincia di Frosinone. Mi chiedono notizie sullo stato dell’arte, ognuno vuole, avendone pieno diritto, un chiarimento sul posizionamento di Azione. Ed io credo che mosse come queste un chiarimento lo meritino. Quanto prima”. Confusione: concentriamoci sul termine.

Tuttavia Antonellis non è uno che il rebus della politica se lo è messo sul tavolo da ieri. Perciò sul tema e nelle stesse circostanze era stato saggio.
Questo nell’imminenza del congresso nel quale Calenda era stato sfidato da Giulia Pastorella. O presago.
Ed aveva detto: “Noi siamo all’opposizione del Governo, Calenda lo ripete, siamo più vicini al centrosinistra. Tuttavia in ordine a gran parte di programmi, metodo e format per applicarli Azione è un Partito che non ha geografia d’area”.
Senza geografia d’area
Ecco, non esiste una geografia, perciò può anche accadere che Carlo Calenda inverta la rotta. E ne prenda una per cui Giorgia Meloni, presente al suo intervento romano, alla fine annuisca convinta e si volto verso un Giovanni Donzelli assertivo e piacione come non mai.

Il mastice è quello Ue dei “Volenterosi” ma esiste una colla molto più inside e che va oltre la fedeltà atlantica, che oggi e per tutti è come la variabile casuale di Bernoulli. Tanto casuale e tanto dionisiaca che alla fine, dopo l’intervento mastino di Calenda versus il Movimento Cinque Stelle (“Cancellarli!), perfino una come Giorgia Meloni non ha potuto fare a meno, compiaciuta nella sua splendida declinazione di cose pop, di dire cose. Cose come questa: “Dopo intervento Calenda porto un po’ di moderazione”.

Che cosa è successo al Moderato per Eccellenza per trasformarlo nel Piazzaiolo per Antonomasia? E’ successo semplicemente che Calenda ha imparato a stare al mondo, ed intercettando le attuali grane della premier in carica ma non carica del tutto, a contare le sue grane attuali.
Perché in politica il “primum vivere” non è sempre e solo un mantra sotteso da lessico di segretaria. A volte è una necessità.