Calenda tra Sturzo ed il futuro, ma Antonellis avvisa: “No ai personalismi”

Il congresso di febbraio, le 100 tessere in Ciociaria e la necessità di dare un reset alle beghe tra leader centristi

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

“Nel manifesto dei valori fondativo del nostro Partito abbiamo fatto riferimento alle culture politiche da cui trarre la nostra ispirazione. Il liberalismo solidale di Einaudi e quello sociale del Partito d’Azione come riferimento alla capacità di tenere in equilibrio espansione di lavoro e diritti civili. Ed il popolarismo di Sturzo nel suo ribadire la centralità della persona anche nel suo essere sovraordinata allo Stato”. Ci siamo, Carlo is back e vuole due cose. Ed a tener conto del fatto che “Carlo” è Carlo Calenda le due cose che il leader di Azione vuole sono abbastanza intuibili.

Innanzitutto vuole essere confermato alla guida di un Partito che ha fondato ma che è in predicato di rifondazione e riuscire a spiegare finalmente agli elettori non cosa sia, ma cosa voglia Azione. E come lo vorrebbe mettere in pratica.

L’occasione è quella, attesissima, del Congreso nazionale di Azione in programma per il 15 febbraio prossimo.

La mozione ed il congresso

Foto © Imagoeconomica

Un evento a suo modo cruciale, perché Calenda ci è arrivato in una posizione, per così dire, “ibrida”. Da un lato con lo shining del leader che aveva stanato prima e meglio di tutti i guai Stellantis e le consorterie annesse che su quei guai avrebbero steso troppi veli. Dall’altro con le stimmate permanenti della guida competente ma, forse, troppo ammalata di cesarismo per portare a meta il suo Partito. Che pure, negli intenti e per come era nato, ha una mission non solo cruciale, ma a ben vedere appetibile.

Cioè non solo essere argine al sovranismo nel nome del funzionalismo obiettivo targato Ue. Ma anche diventare cardine di un redivivo “centro” che tutti da un po’ invocano ma che è ancora figura a due dimensioni. Ed a cui magari manca profondità strutturale anche perché i rappresentanti di quell’area pagano pegno ad un carisma personale che rende difficile ogni crasi.

L’avversaria inside: Pastorella

Giulia Pastorella (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

Un upgrade di dirigismo quindi che, nel caso di Calenda, lo ha portato a questo congresso non solo con la sua mozione, ma anche con quella di Giulia Pastorella – deputata e consigliera a Milano – sua diretta antagonista inside. Ettore Rosato ci ha spiegato che “le candidature vanno depositate entro il 31, quindi formalmente hanno annunciato la loro candidatura (solo) Calenda e Pastorella”.

Ma si fanno anche altri nomi in giro, anche se al momento solo come possibile “fumus” per spezzettare il fronte. Nomi come quelli di Matteo Richetti ed Elena Bonetti. Nel Lazio sulle operazioni vigilerà un Commissione di garanzia regionale formata da Guido Milana, Yuri Bugli ed Ileana Piazzoni. E i nomi di Richetti e Bonelli compaiono in un sondaggio BiDiMedia che dà benissimo la cifra della posizione forte ma non fortissima di Calenda.

La Commissione di garanzia nel Lazio

Alla domanda “quanta fiducia ha nei seguenti politici di Azione?”. Alla voce “molta fiducia” sono risultati Elena Bonetti al 33%, Carlo Calenda al 51%, Giulia Pastorella al 52% e Matteo Richetti al 40%. Attenzione però, c’è un particolare.Il soggetto committente del sondaggio, realizzato fra i 3 ed il 5 dicembre 2024, era proprio la Pastorella, che il 21 novembre aveva ufficializzato la sua candidatura. Insomma, il dato è che Calenda sta provando il bis ed ha eccellenti possibilità di centrarlo, e con idee abbastanza chiare.

Elena Bonetti

“Quando abbiamo fondato il nostro movimento politico, nel novembre del 2019, abbiamo evidenziato come la nostra non fosse una scelta tattica di posizionamento politico sullo scacchiere nazionale, ma una scelta profonda, culturale, valoriale”. Perciò “abbiamo sottolineato, in quell’occasione, come le funzioni principali dello Stato, quelle che toccano i cittadini nei loro diritti fondamentali e inviolabili, rischiassero di non essere più garantite”.

Non “senza una riforma profonda del sistema politico e soprattutto delle sue priorità di intervento: cura, sapere, sicurezza, sanità, scuola, ordine pubblico. Perciò, per l’ex ministro, “il problema ora non è rivendicare di avere visto prima di altri ciò che era all’orizzonte, aver fissato un’agenda per il Paese quando era un’opportunità e non un’emergenza, ma radicare con impegno e convinzione un progetto che oggi più che mai è la risposta ai bisogni indifferibili della nostra società”.

Antonellis che parla chiaro

(Foto: Erica Del Vecchio © Teleuniverso)

E in Ciociaria e Cassinate? Lo stato dell’arte lo ha disegnato il referente provinciale per Frosinone Antonello Antonellis. Che è sempre stato due cose: un tipo pragmatico ed uno che se coglie segnali chiede chiarezza senza mezzi termini. Lo aveva già fatto in occasione delle recenti defezioni di Carfagna, Gelmini e Versace. E che oggi non solo ha fotografato la situazione, ma ha anche messo spunta fermissima ad un aspetto, forse il solo vero elemento di debolezza del partito che lui rappresenta a livello provinciale.

“La platea congressuale non è stata definita bene. C’è il nodo da sciogliere dell’anticipo delle iscrizioni al 2025 e di chi invece aveva già aderito al partito nel 2024. Al momento ed in enunciazione è ancora ‘mobile’”. Ad ogni modo, comunica Antonellis, “in Provincia di Frosinone risultano più di 100 iscritti ad Azione e la maggioranza di essi appoggia la mozione Calenda”.

E nel merito? “I congressi sono importanti e la nostra posizione è in continuità con quella che abbiamo sempre espresso. Noi crediamo che il bipolarismo non regga, e che all’interno dell’attuale maggioranza ci siano divisioni sostanziali, ma i partiti che la compongono restano insieme perché il potere è un collante”.

“Anche Prodi si dimise due volte”

C’è poi l’altra sponda del fiume, e lì Antonellis è altrettanto chiaro. “In ordine al centrosinistra, a cui siamo ovviamente più contigui da un punto di vista tecnico, i problemi sono gli stessi. Non dimentichiamoci che Romano Prodi si è dimesso due volte e che oggi tra i partiti di quell’area ci sono posizioni inconciliabili in politica estera”. Al momento dunque non si sta né con Atene né con Sparta.

“Noi siamo all’opposizione del governo, Calenda lo ripete, siamo più vicini al centrosinistra. Tuttavia in ordine a gran parte di programmi, metodo e format per applicarli Azione è un partito che non ha geografia d’area.

“Superare i personalismi”

(Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Poi la stoccata che sa di avvertimento. “Ha solo la voglia ed il bisogno di superare i personalismi – perfino quello del leader – per affermare un modo del tutto nuovo di vedere la politica e quel che davvero interessa ai cittadini”. Il messaggio è chiaro: piena fiducia al leader ma a patto che il leaderismo non ammali ulteriormente un partito che è molto più delle ubbie del frontman.

Perché se è giusto e perfino importante che arrivi “un tempo nuovo che veda tutti noi, insieme, in Azione”, come ha detto Calenda a chiosa della sua mozione, è sacrosanto anche altro.

Che quel “tutti insieme” sia finalmente un fine, e non un mezzo.