Carta bianca a Fazzone e liscione alle banche: la mina Tajani nel mare di Fdi

Il nuovo fronte che Forza Italia ha aperto rimanda direttamente ad Arcore ed ha un'eco fortissima sulle dinamiche della Pisana

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Dopo il mezzo flop del 2023 Giorgia Meloni ci aveva riprovato ad agosto di quest’anno, cambiano format ed appaltatore al Mef: via Giancarlo Giorgetti, dentro Maurizio Leo. Un vice di sua fiducia al posto di un titolare di suo gradimento. Il 2023 era stato l’anno in cui la tassa sugli extraprofitti delle banche aveva tenuto banco giusto il tempo per “smosciarsi”. La premier l’aveva lanciata come l’ultimo guizzo “robin-hoodiano” di un Partito che si doveva conservare pop e lontano dalla mistica dei “poteri forti”.

Poi era arrivato l’europeismo coatto a cui Meloni fa sempre ritorno ogni volta che si ricorda cosa deve fare per restare in sella ed era tutto andato in brodino. Qualche limata legislativa che rimetteva tutto a post et voilà, addio tassa sugli extraprofitti. Quella che perfino Matteo Salvini aveva definito una “misura di equità sociale” che avrebbe fatto gettito per lo Stato era diventata una contestata ipotesi.

Giorgia ci riprova: “E’ solidarietà”

Giorgia Meloni

Meloni ci ha riprovato in estate e cambiando nome: contributo di solidarietà, avvisando che il primo che avesse usato la parola “tassa” sarebbe stato esiliato a Ventotene. Le versione soft era quella di un “prelievo su chi oggi ha di più e quindi deve dare qualcosa a chi ha di meno”. Tutto bene? No, e non solo perché la polpa che mette le banche sugli scudi è la stessa, ma perché il tentativo bis ha offerto uno spiraglio due a chi si era già messo di traverso rispetto alla Linea-Giorgia, peraltro rafforzando un format che è diventato omogeneo anche alla Pisana.

Antonio Tajani, già “mina vagante” con la sua posizione sullo jus scholae, è stato devastante e con pochi righi di tweet. “Forza Italia è contraria a qualsiasi tassa sugli extraprofitti. Si danneggerebbero le banche di prossimità e si creerebbe incertezza sui mercati a danno dell’Italia. Si crei un tavolo con le banche per concordare soluzioni utili ai conti pubblici”.

L’eco che arriva alla Pisana

Claudio Fazzone (Foto © Imagoeconomica)

Colpisce non solo il merito, ma il tono: “contraria”, “si crei”, “incertezza”. Non è un consiglio, è una critica, è un attacco inside. Ed è un attacco che arriva anche dopo che, in Regione Lazio, il segretario azzurro aveva fatto due cose cruciali. Aveva ufficializzato l’equalizzazione dei rapporti con il coordinatore regionale Claudio Fazzone. E di fatto aveva benedetto la sua linea per esigere un riequilibrio di forze sotto egida di Francesco Rocca, che è di FdI. Partito che da Ortigia non aveva messo pregiudiziali alla “soluzione Ciacciarelli” per uscire dall’impasse: cioè pagasse la Lega (con la sua delega di maggior pregio) il conto con Forza Italia che ha raddoppiato la sua presenza in Aula svuotando il Carroccio. (Leggi qui: A Ortigia FdI dice si alla soluzione Ciacciarelli per la crisi in Regione).

Il Carroccio intanto si è attestato sulla “linea dell’Aniene” con Claudio Durigon e, al grido di “abbiamo già dato” (Vice presidenza e IX Commissione Lavoro) non schioda. (Leggi qui: Regione, la Lega blinda la sua posizione: guerra di trincea).

E Tajani? Ha fatto il proconsole che ha buoni centurioni: “Stanno discutendo i Coordinatori regionali”. Che tradotto ha voluto dire: “Fazzone ha la mia pena approvazione e fiducia di delega sul tema”. E ancora: “Certo, si dovrà tenere conto della presenza rinforzata di Forza Italia, come ha detto lo stesso presidente Rocca. Mi auguro che si possa trovare una soluzione equa che rispetti anche la presenza numerica dei consiglieri di Forza Italia”.

Quel prelievo che tocca Arcore

Piersilvio Berlusconi (Foto. Canio Romaniello © Imagoeconomica)

Che tradotto ha voluto dire: “Noi facciamo i buoni coi Fratelli ma nessuno provi a fare il furbo, siamo buoni ma non fessi. E la new wave azzurra baby, quella di un centro del destracentro che è tornato cardinale, per numeri e peso. La vicenda è nota: FI esige un riallineamento in Giunta perché il partito è cresciuto e si è messo in casa altri 4 consiglieri oltre ai tre eletti.

E’ un’occasione territoriale per certificare ring più ampi. Sui quali “Ndonio” boxa non solo e non tanto con la Lega, ma proprio con Fratelli d’Italia. Quale occasione migliore del tentativo di Meloni di riesumare la tassa sugli extraprofitti delle banche, che sono il core di FI, partito che vedrebbe danneggiata in primis la line up di Arcore ed i suoi interessi monstre proprio in quel settore con la Mediolanum?

Le parole di Tajani hanno avuto quindi anche un ulteriore significato: il Partito è passato dalla gestione ‘invadente‘ di papà Silvio a quella ‘poco appariscente‘ dei figli Marina e Piersilvio. Che non ci stanno ad essere considerati i fratelli poveri della coalizione: casa Berlusconi ebbe una certa consuetudine con una tale Bettino Craxi che con il 10% del suo Psi contava più della Dc che di consensi ne aveva circa il 30%. Allora perché continuare a stare nell’angoletto di una coalizione dove la premier, appena le servono due soldi, va a prenderli proprio in un asset dell’alleato? I Berlusconi qualche interesse sulla proprietà delle banche, lo hanno. “Noi abbiamo sempre detto no alle tasse imposte dall’alto. Se poi si può concordare con le banche affinché diano un aiuto, un contributo alle casse dello Stato, è un’altra cosa”.

Barelli schiera le truppe alla Camera

Paolo Barelli e Antonio Tajani (Foto: Stefano Carofei © Imagoeconomica)

Poi la chiosa saggia del segretario azzurro: “Una tassa generalizzata finirebbe per colpire le banche popolari e di credito cooperativo, che erogano prestiti ai cittadini e vanno difese”. A Tajani ha fatto eco Paolo Barelli, presidente dei deputati di Forza Italia, e questo è un altro segnale. Non solo di perfetto allineamento gerarchico, ma anche di disponibilità a dare battaglia in Parlamento, dove i voti contrari già non mancano per format ideologico e dove quelli di FI manderebbero il Governo sotto.

“Antonio Tajani ha ribadito contrarietà ad una nuova tassa sugli extraprofitti delle banche e degli altri organismi del settore. (Lo ha fatto) perché danneggerebbe la credibilità del Paese e specialmente le piccole realtà del territorio, come le banche cooperative e popolari. Tasse con effetto retroattivo perché non previste dalle norme determinerebbero reazioni negative dei mercati”.

“Aspettiamo i dai Istat”, ma è tattica

Clienti in banca © Bettolini / Imagoeconomica

Serviva ripetere pappagallescamente quello che ha detto il leader? No, in punto di buccia. Sì, in punto di polpa. Perché in politica ribadire e fare eco significa mandare segnali, ed il segnale che Forza Italia di Montecitorio ha lanciato è quello de “boni che ve fate male”. E poi c’è la chiosa, sfacciata e chiarissima: “Non voteremo alcuna forma di ulteriore tassazione imposta dall’alto, come alcuni organi di stampa hanno paventato”.

“Sull’attuale stato di salute dei conti pubblici, a cui Forza Italia pone grande attenzione, aspettiamo i dati dell’Istat che risulterebbe siano di segnale positivo. Lo sono ed Istat li ha rivisto al rialzo, sia su crescita che deficit dal 2021 al 2023″. Tuttavia questa revisione pare “avrà effetti minimi sulla prossima legge di Bilancio, che resta in alto mare”, come ha spiegato Vittorio Malagutti su Il Domani.

Un po’, per parte Barelli, come a dire: “Ndonio, siamo con te, tu sei la mina e noi siamo le schegge. E se botto deve essere botto sia. Botto che ad Arcore, e non solo, lo sentiranno tutti.