Il procuratore capo Carlo Fucci, in occasione del Comitato per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica con il Ministro Piantedosi a Latina, rivendica la centralità operativa della Procura di Cassino. Dalle inchieste sugli stupefacenti alla lotta alla corruzione, fino al caso Mendico: “Presenza concreta, costante e rafforzata”.
Nongli è bastato restare sul fascicolo. Carlo Fucci ha voluto esserci. Il Procuratore capo di Cassino ha partecipato al Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica riunito ieri in presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nella prefettura di Latina. Lo ha fatto per ribadire un concetto semplice ma forte: la giustizia nel Sud Lazio non arretra, anzi rilancia. Con parole nette, che sanno di metodo e di missione: “La nostra presenza sul territorio è concreta, costante e destinata a rafforzarsi”.
Ad invitarlo è stata la prefettura; la Procura della Repubblica di Cassino, dai tempi della spending review del Governo Monti ha la sua giurisdizione sul Golfo di Gaeta, cioè il Sud economico della provincia pontina, il ventre ricco e molle sul quale i clan senza più coppola e lupara guardano con attenzione per i loro business.
Esserci per testimoniare

Un gesto simbolico ma fortemente indicativo di come la Procura di Cassino sia oggi una delle realtà giudiziarie più attive nell’intero sud Lazio e non solo nel territorio frusinate. Dalla lotta allo spaccio di droga alle inchieste sulla corruzione nella Pubblica Amministrazione, fino alla gestione di casi giudiziari particolarmente delicati, come quello della morte dell’adolescente di 14 anni trovato senza vita nella sua camera a Santi Cosma e Damiano l’11 settembre scorso.
Un caso che ha scioccato l’opinione pubblica e mobilitato le forze dell’ordine, e su cui Fucci ha voluto fare chiarezza: “Noi stiamo seguendo tutti gli aspetti che coinvolgono adulti: dalla vigilanza familiare, ai contenuti online, fino ad eventuali responsabilità dirette o indirette. La Procura minorile, invece, ha preso in carico la parte relativa ai coetanei del ragazzo. Ci confrontiamo costantemente.”
Non si tratta solo di cronaca giudiziaria. La Procura di Cassino, sotto la guida di Fucci, ha intensificato negli ultimi mesi l’attività investigativa in zone tradizionalmente complesse del territorio del basso Lazio, dal Cassinate e sud pontino. Con operazioni antidroga che hanno smantellato piccole e medie reti di spaccio ma anche avviato controlli accurati in diversi settori, dove si sospettano da tempo frode, evasione e connivenze con ambienti criminali.
Obiettivo doppio

“Il nostro obiettivo è duplice – ha spiegato Fucci –: tutelare i cittadini comuni e garantire la trasparenza nei settori più sensibili, da quello della salute pubblica a quello della sicurezza urbana. E per farlo serve rete, collaborazione istituzionale e una visione condivisa.”
La visita del Ministro Piantedosi, richiesta dal sindaco di Latina e accolta dalla Prefettura, ha voluto essere un segnale di attenzione concreta al territorio. Proprio per questo motivo, Fucci ha già inviato una formale comunicazione al Viminale, invitando il Ministro a visitare anche il distretto di Cassino, dove le problematiche legate alla criminalità, alla marginalità sociale e alla fragilità delle istituzioni locali meritano un confronto diretto con lo Stato centrale.
“Cassino non è una periferia della giustizia,” ha ribadito il Procuratore. “È un presidio attivo che ha il dovere di stare vicino alle persone, soprattutto quando la legalità vacilla o quando la fiducia nei meccanismi pubblici viene meno“.
La visita del Ministro

C’è un tempo per il silenzio e un tempo per i segnali. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha scelto il secondo, con una visita tanto attesa quanto densa di significati politici. Dopo un settembre di bombe, incendi e intimidazioni, Latina ha avuto la sua risposta: «Lo Stato c’è, e presto manifesterà i suoi segnali».
Detto così, suona bene. Ma l’analisi, quella vera, si muove tra le righe. Il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza convocato in Prefettura è stato un vertice denso, non solo per la presenza del capo della Polizia Vittorio Pisani, del prefetto Vittoria Ciaramella e dei vertici locali delle forze dell’ordine. Ma per due figure che raccontano molto più di quanto dicano: la procuratrice aggiunta Luigia Spinelli ed appunto il procuratore di Cassino, Carlo Fucci.
Già, perché se Latina brucia, il sud pontino ribolle. E l’infiltrazione di clan, specie quelli legati alle propaggini campane non è un’invenzione da cronaca nera: è materia viva da DDA. Tant’è che accanto al procuratore di Cassino sedeva anche il pm antimafia Francesco Gualtieri. Un doppio segnale: da un lato la pressione giudiziaria, dall’altro la volontà di alzare il livello politico dell’attenzione.
La risposta dello Stato

Sul piatto, Piantedosi ha messo promesse: 300 telecamere (grazie alla Regione), fondi aggiuntivi per la videosorveglianza “di nuova generazione” e nuovi agenti già in arrivo. Ma ha anche frenato sul nodo dell’innalzamento di fascia per la Questura: “È una questione formale, l’importante sono le risorse, e quelle ci saranno”.
Fucci ha confermato: «Risposte importanti, nette. Sul sud pontino non ci sarà abbassamento di guardia». Parole che vanno lette in filigrana: non ci saranno emergenze ignorate. Latina, insomma, non sarà trattata come terra di confine ma come snodo strategico tra Roma e Caserta.
La sindaca Matilde Celentano incassa: “Più forze dell’ordine, più videosorveglianza, e presto notizie concrete anche per la Polfer”.
Ora, però, le promesse devono diventare decisioni operative. Perché lo Stato può esserci ma deve anche farsi vedere.



