Cassino non sarà terra di nessuno

Le condanne per gli attentati sono un segnale forte. Ma ora la politica deve fare la sua parte. La giustizia ha risposto con fermezza agli attentati che hanno scosso Cassino. Ma il clima di tensione resta alto. Tra scritte contro il sindaco e atti intimidatori, serve una regia politica capace di prevenire e ricucire. La magistratura non basta.

«Le condanne per gli attentati siano un monito. Lo Stato c’è, e non arretra di un passo». Parole chiare, nette, pronunciate dal procuratore capo di Cassino Carlo Fucci all’indomani della sentenza che ha sancito le condanne, con rito abbreviato, per gli autori degli attentati messi a segno in città tra la primavera e l’estate 2024.

Una fase critica, durante la quale si è assistito a un’escalation senza precedenti: bombe carta, incendi, minacce. Episodi che hanno raggiunto il culmine con il tentato attentato a un esercizio commerciale, usando bombole piene di gas, e con l’incendio dell’auto di un magistrato in servizio alla Procura di Cassino. La risposta giudiziaria, frutto del lavoro investigativo del sostituto procuratore Alfredo Mattei, ha prodotto condanne severe.

Che oggi assumono un peso doppio: da un lato ristabiliscono un principio di giustizia, dall’altro mandano un segnale forte e chiaro a chi pensa che Cassino possa diventare terra di nessuno.

Alta tensione

Ma proprio mentre la Giustizia dà un segnale di forza, la tensione sociale sul territorio resta alta.

Nelle stesse ore in cui si celebrava l’inaugurazione della Villa Comunale di Cassino, restituita ai cittadini dopo anni di attesa, la città si è svegliata con una nuova ferita: scritte ingiuriose e volantini diffamatori nei confronti del sindaco Enzo Salera, comparsi proprio all’interno del parco appena riqualificato. Un atto vandalico vigliacco, che colpisce non solo la persona ma anche l’istituzione che rappresenta.

Un segnale preoccupante, che conferma il clima pesante che si respira in alcune aree del territorio, dove il confronto civile cede il passo all’intimidazione e alla provocazione. Non è più solo una questione giudiziaria: è anche una questione politica, sociale e culturale.

Indietro non si torna

Il Procuratore della Repubblica di Cassino, Carlo Fucci

Le parole del procuratore Fucci, e le sentenze emesse dal GUP, testimoniano una Presenza dello Stato che non arretra. Ma la Giustizia, da sola, non può bastare.
Il rischio concreto è che atti isolati si trasformino in clima
e che un territorio che ha bisogno di stabilità si trovi ostaggio di dinamiche tossiche, tra microcriminalità, disagio giovanile, tensioni latenti e mancanza di anticorpi culturali e sociali.

Per questo, Fucci ha più volte sollecitato – anche in passato – una risposta collettiva, fatta di prevenzione, presidio costante, presenza istituzionale. E Cassino, in questo, è chiamata oggi a un salto di qualità.

La magistratura ha fatto il suo. Ora tocca alla politica. Non con le dichiarazioni rituali ma con azioni concrete: maggiore presenza nelle periferie, ascolto del disagio, progetti di educazione civica nelle scuole, investimenti seri sulla cultura della legalità. Cassino ha bisogno di una regia chiara, capace di leggere i segnali prima che diventino emergenza. E anche di un’assunzione di responsabilità collettiva, senza minimizzare, senza far finta che nulla stia accadendo.

Senza limiti

Il Palazzo di Giustizia di Cassino

Se arrivano a colpire un magistrato, se prendono di mira un sindaco con scritte e volantini, cosa può succedere a un cittadino comune?”, è la domanda – non detta, ma percepita – che molti si pongono in queste settimane.

Proprio per questo il procuratore Fucci ha voluto ribadire: “Siamo solo all’inizio. Ma non ci fermeremo. Cassino non sarà lasciata sola”.

Parole che devono tradursi in una nuova fase di impegno collettivo. Perché se è vero che la giustizia reprime, è altrettanto vero che la politica previene. E oggi, più che mai, serve uno sforzo comune per impedire che l’illegalità attecchisca. Anche nei gesti più piccoli. Anche nelle scritte su un muro.