O durante l'interrogatorio il sindaco Caligiore estrae l'asso o si dimette. E se non lo fa lui, stanno già valutando di farlo gli esponenti della sua maggioranza. Già la settimana entrante. Ora che nessuno di loro è indagato.
Giura che potrà chiarire tutto e che è solo un colossale equivoco. Il sindaco di Ceccano Roberto Caligiore lo ha detto al suo avvocato Paolo D’Arpino poche ore dopo che i poliziotti della Squadra Mobile di Frosinone del Servizio centrale Operativo gli hanno notificato il provvedimento di arresti domiciliari e le circa 150 pagine che lo motivano. Forse non le aveva ancora lette.
All’interno di quel provvedimento c’è una descrizione dettagliata di un ‘sistema‘. Un metodo per spremere tangenti dai soldi europei arrivati a Ceccano per i Lavori Pubblici. Articolato, allargato a tecnici e funzionari comunali e professionisti esterni. Per questo ha portato all’arresto e la messa ai domiciliari per altre 9 persone, alla sospensione dall’attività per altre tre, mentre altre diciassette sono indagate. Tra martedì e mercoledì il sindaco verrà interrogato.
Il peso delle evidenze
Con ogni probabilità dirà che l’affidamento diretto senza evidenza pubblica fatto per i lavori era previsto dalle norme dello Sblocca Cantieri. E che i pagamenti accelerati erano imposti dalle norme del Pnrr. Vero. Ma qui gli viene contestato altro: le tangenti ottenute dagli appalti e divise con gli associati a quel sistema.
Ci sono due passaggi chiave in quel provvedimento. Il primo. Il giudice Ida Logoluso di Frosinone nel disporre i 13 provvedimenti tra arresti e sospensioni dice che “la presenza di un gruppo affaristico criminale è ben percepito da tutto il contesto dell’amministrazione. Ma il sistema di controlli amministrativi e politici si è rivelato evidentemente incapace di affrontare e contrastare l’azione illecita del sindaco”.
Il secondo. Il Giudice si spinge a ritenere che a Ceccano il sistema degli appalti comunali venga gestito in maniera totalmente corrotta. Ogni appalto. Soprattutto quelli finanziati dal Pnrr.
È per questi due punti che il barometro politico di Ceccano sta lentamente spostando la lancetta sulla parola dimissioni.
Verso le dimissioni
O Roberto Caligiore questa settimana tira fuori l’asso e ribalta la partita, dimostrando che gli inquirenti hanno preso un abbaglio (o mettendo ragionevolmente in dubbio l’impianto accusatorio) o rassegna le dimissioni.
E se non lo farà lui, sta pensando di farlo la sua amministrazione autonomamente. Subito e già questa settimana, con una scelta dei tempi impeccabile: adesso che nessun consigliere e nessun assessore è accusato di nulla le dimissioni significano una presa di distanze da un metodo che respingono, significa riconoscere il loro fallimento indicato dal giudice Logoluso per non avere saputo arginare quel metodo. Significa reagire al sospetto infamante secondo il quale tutto il sistema degli appalti a Ceccano era corrotto e non solo quelli gestiti dal sindaco.
Dimettersi domani, in presenza di un avviso di garanzia sarebbe un errore politico. Tombale.