Ceccano, tra fantapolitica e realtà una foto scuote il “palazzo”

Un incontro tra Giulio Conti, Federica Maura e Paolo Aversa, immortalato in un'istantanea, ha scatenato una ridda di voci. L'assessore ai lavori pubblici cercherebbe nuove coperture in consiglio per blindare il suo posto in giunta. Il consigliere di Forza Italia invece potrebbe passare in maggioranza forte dei suoi rapporti personali col sindaco Querqui. Solo gossip? Si vedrà. Di certo in città le fibrillazioni politiche sono sempre all'ordine del giorno

A Ceccano basta poco. Uno scatto e la città diventa improvvisamente un seminario di geopolitica da bar. È successo di nuovo: una foto – tre sorrisi, una manciata di like- e il “Partito del bancone è tornato in servizio permanente effettivo.

Nello scatto, fianco a fianco, Giulio Conti (assessore ai Lavori Pubblici), Federica Maura (capogruppo del Pd) e Paolo Aversa (consigliere d’opposizione di Forza Italia). Una foto e la politica ceccanese ha smesso di parlare d’altro. “E mo’ che ce fa Aversa con Conti?”; “Federica Maura che combina?”; “Sta preparando qualcosa Giulio Conti?”. In fondo, in politica, le foto non sono mai solo ricordi: sono indizi.

Il microfono e l’amico

Giulio Conti

Poi c’è un altro dettaglio che ha attirato l’attenzione di molti. Durante il suo ultimo intervento pubblico, Conti ha ripetuto più volte – quasi scolpendolo nel marmo – il nome di Mariano Cavese: “Il mio amico Mariano Cavese”. Due, tre, quattro volte.

Un modo per rassicurare qualcuno, forse. O per far arrivare un messaggio chiaro al Palazzo: “Guardate che io sono coperto”. Solo che, raccontano alcuni, Conti coperto non si sente affatto.

Perché Cavese è uomo del sindaco Andrea Querqui, non suo. E i rapporti con la presidente del Consiglio Dem, Emanuela Piroli, non sono mai stati da cartolina. Solo oggi appaiono buoni, ma forse più per convenienza che per reale sintonia.

E allora, se il campo è quello, dove guarda davvero Giulio Conti?

Il ritorno di Aversa (e l’incrocio con Maura)

Qui entra in scena Paolo Aversa: l’oppositore che non è mai stato davvero oppositore. Vicino a Querqui già prima del voto – tanto che il suo nome circolava persino tra i possibili candidati del centrosinistra – Aversa sembra tornato nella galassia dei contatti caldi.

Federica Maura

La foto con Conti e Maura riaccende i radar politici. C’è chi parla di un nuovo asse di dialogo, chi di una semplice coincidenza, chi di un test calcolato. Conti, forse, ci sta provando: a capire fin dove può spingersi, o forse a servirsi di quel dialogo per riequilibrare i pesi dentro e fuori la maggioranza.

Potrebbe servirgli, perché un assessore – qualsiasi assessore – deve avere la giusta copertura politica. E se non ce l’ha, deve essere il sindaco a garantirgliela. Conti, da buon navigato politico, lo sa. Come forse conosce anche i suoi modi: diretti, spigolosi, talvolta scomodi, ma sempre calcolati.

E forse, stavolta, sta calcolando anche questo: per essere sicuro. E per continuare ad essere assessore. E c’è chi giura che quella foto sia la prova generale di un equilibrio nuovo, un esperimento di convivenza tra anime politiche che – per convenienza o per intuito – cominciano a parlarsi.

La copertura e il rischio

Andrea Querqui

Dentro il Palazzo gira voce che Giulio Conti stia cercando aria nuova. Vuole margine politico, ossigeno in Consiglio. E sa che il PD ufficiale non sempre potrebbe garantirglielo. Da qui, forse, il flirt politico con Aversa: uno che parla con tutti, uno che sa come stare “a cavallo del confine”. Un’abilità che, in politica, può essere arte o sopravvivenza.

Non è un mistero che Conti non sia tra i più amati nei corridoi del Comune. Ruvido, diretto, allergico alle diplomazie. E quando non ti amano, devi farti coprire.

Un voto (e un sorriso) che fanno rumore

C’è chi, davanti a quella foto, ha letto persino un “ritorno a casa”. Perché – dicono alcuni – se Aversa avesse scelto Querqui fin dall’inizio, oggi sarebbe seduto tra i banchi della maggioranza, forse anche con una delega.

L’opposizione di centrodestra a Ceccano

I rapporti tra i due, in realtà, non si sono mai raffreddati del tutto. Stima, cordialità, linguaggio politico simile: pragmatismo e misura. E l’ultimo Consiglio comunale lo ha ricordato a tutti, quando Aversa è stato l’unico dell’opposizione a votare un punto proposto dalla maggioranza.

Un gesto che, da solo, non fa un’alleanza. Ma in una città come Ceccano, dove tutto si legge tra le righe, un voto vale più di cento comunicati. E quel voto, come un sorriso, è bastato a far scattare più di un sospetto.

E ovviamente, in questa storia, nulla potrà restare del tutto all’oscuro. Perché Paolo Aversa ha un cognome che a Ceccano pesa: suo padre, Tonino, già consigliere comunale e amministratore, conosce bene le regole non scritte del gioco.
E – dicono in molti – anche lui dovrà essere d’accordo, se davvero certi confini politici dovessero cambiare.

Il chiacchiericcio e la realtà

Fabio Giovannone (Foto: Erica Del Vecchio © Teleuniverso)

E così la foto gira ancora. Un caffè, tre sorrisi, mille interpretazioni. C’è chi giura che dietro ci sia un’idea: Aversa verso la maggioranza, magari proprio in quota PD. Fantapolitica? Forse. Ma a Ceccano, la fantapolitica ha il brutto vizio di diventare realtà con un post di ritardo.

E allora le domande si moltiplicano: Che farà Fabio Giovannone, l’altra destra, quella “alternativa”? Riuscirà Conti a blindare la sua posizione in Giunta? E quanto durerà la tregua tra sorrisi e sospetti?

E se volessimo raccontarla come un film…

Se volessimo raccontarla come una scena da film, la telecamera si aprirebbe su un bar del centro, un pomeriggio di sole basso. Il vetro riflette i passanti, la macchina del caffè sbuffa piano, le tazzine tintinnano. Tre uomini parlano a bassa voce, uno sfoglia il giornale, l’altro guarda il telefono. “Conti si copre”, dice il primo. “Fa bene”, risponde l’altro, mescolando lo zucchero.

Il maxi schermo davanti al municipio

Il più anziano alza appena gli occhi, osserva la foto sullo schermo, poi sorride.
 “A Ceccano”, mormora, “Fa bene a coprirsi… da esperto politico sa che il sole, prima o poi, picchia per tutti”. Poi un ultimo rumore di tazzina, un taglio netto sul bianco, e la scena sfuma. Come tutte le storie ceccanesi: vere, inventate, ma sempre terribilmente plausibili.