Centrodestra, scambi d’identità (e di vedute)

Il dibattito infinito nel centrodestra sul Terzo Mandato per i Governatori di Regione. Per Tajani è improponibile, mentre Salvini rifiuta collegamenti con la cittadinanza. Resta la questione della leadership interna e le priorità economiche.

Antonella Iafrate

Se è scritto chiaro si capisce

Solo apparenza, soltanto facciata. Chi l’ha detto che nel centrodestra regna la calma? Basta alzare il volume del dibattito su cittadinanza e Terzo Mandato ai governatori di Regione per capire che sotto la superficie, il forno non è spento: è in modalità grill.

Antonio Tajani, da Gubbio (non proprio l’epicentro delle polemiche romane, ma tant’è), parla chiaro: “Dieci anni bastano“. Fine della corsa per i presidenti di Regione al secondo mandato. Non è una crociata contro qualche governatore in particolare, assicura, ma una questione di principio democratico. L’alternanza è una garanzia, non un capriccio.

Matteo Salvini ed Antonio Tajani (Foto: Luigi Mistrulli © Imagoeconomica)

Ma ecco, puntuale, lo squillo della controparte leghista. Matteo Salvini, come spesso accade, va dritto al punto e sbatte la porta: “Non siamo al mercato“. Cosa non gli va giù? Che Forza Italia – sempre più convinta del suo ruolo da ago della bilancia – colleghi il “no” al Terzo Mandato con il “sì” allo Ius Scholae. Ovvero, concedere la cittadinanza italiana a chi è cresciuto, ha studiato ed è vissuto qui.

Baratto inaccettabile

Per il leader del Carroccio, è un baratto inaccettabile: “Gli italiani non vogliono cambiare la legge sulla cittadinanza, anzi. Chi delinque dovrebbe perderla, altro che ottenerla“. Linea dura, durissima. Con buona pace dei sondaggi, del buon senso e del testo stesso dello Ius Italiae, che non parla di “facilità”, ma di regole chiare e solide.

Paolo Barelli e Antonio Tajani (Foto: Stefano Carofei © Imagoeconomica)

Paolo Barelli (FI) prova a calmare le acque. Niente “scambi”, nessuna trappola parlamentare. “Leggete il testo”, dice agli alleati – e non ha torto. Il progetto presentato dagli azzurri è tutt’altro che un’autostrada verso il passaporto italiano: prevede percorsi precisi, verifiche, requisiti. Altro che cittadinanza distribuita con le caramelle di Halloween.

Sullo sfondo resta il nodo politico: la leadership del centrodestra, le sue gerarchie interne, i possibili rimpasti e gli equilibri da riscrivere con le prossime elezioni regionali. Per Tajani, la priorità è l’economia, non le tensioni: ridurre l’Irpef, alleggerire il carico fiscale sul ceto medio, avviare un “circolo virtuoso” tra consumi e produzione.

Peccato che il centrodestra, in queste ore, sembri muoversi più in un circolo vizioso. Dove ognuno ha la sua agenda, le sue rigidità, i suoi simboli da difendere. E dove, tra un mandato e un passaporto, ci si dimentica che il vero avversario sta fuori dal Palazzo. E non dentro l’alleanza.

(Foto di copertina © DepositPhotos.com).