Ciao Russia: “La mia Washington” di Salvini passa per… Musk ed Abbruzzese

I post "Made in Maga" del politico cassinate ed il piano del Capitano per tornare al Viminale… via Veneto e via sondaggi

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

C’è chi giura che le direttive siano state ribadite, e con forza, da Matteo Salvini in persona. Il Capitano avrebbe passato l’evidenziatore (verde?) sotto la linea in occasione del suo arrivo a Roma, in Regione Lazio, per la presentazione della legge “Salva casa”. Per quello e per definire una “pax lacrimosa” con l’uomo al comando della Regione Lazio. Un cessate il fuoco tra Francesco Rocca e la Lega al prezzo di un cambio di casella per Pasquale Ciacciarelli, surrogato all’Urbanistica dal forzista Giuseppe Schiboni ed in partenza per la Protezione Civile. (Leggi qui: L’Urbanistica da Ciacciarelli a Fi: l’astuto il ‘Gioco di Potere’ di Rocca).

Tutto questo con il coordinatore di Forza Italia nel Lazio Claudio Fazzone che gongola per essere andato a meta e con… il responsabile Organizzazione della Lega nel Lazio Mario Abbruzzese che ormai è in upgrade di sloganismo facile e tosto. Roba che riecheggia il novello feeling tra il capitano e Washington, quel 1600 di Pennsylvania Avenue a trazione Maga che ormai è stella polare per il Carroccio italiano.

Il nuovo lessico di “Supermario”

Claudio Durigon con Matteo Salvini e Mario Abbruzzese

Va detto: fa un po’ specie vedere – ad onor del vero da qualche tempo – l’attuale responsabile organizzativo regionale della Lega, cassinate e già Presidente del Consiglio Regionale, sperticarsi in post social puntuti. Concetti che poco hanno a che vedere con la sua solita veste sorniona, pratica e poco ideologica. Ma il dato è questo: Salvini non vuole fare più sconti a nessuno ed il suo trumpismo di ritorno deve emergere molti più che il funzionalismo dei singoli.

Magari con qualche sponda italiana forte a sua volta ammanicata con uno degli uomini che sussurrano più liberamente all’orecchio del presidente con la zazzera arancione: Elon Musk da Pretoria, Sudafrica. Ma procediamo per gradi.

Il Carroccio che guarda ad Ovest

Abbruzzese ha incasellato una serie di considerazioni che sono di fatto bandierine sulla nuova mappa del salvinismo Maga. Quello che non guarda più alla Russia di Putin come modello autarchico, ma che sbircia ad ovest, verso quell’America tamarra che, anche a suon di dazi, vuole spingere ancor più l’Europa nella stanza delle scope della geopolitica. E che vorrebbe sia concesso a Donald Trump il Nobel per la Pace.

In tema di sicurezza ad esempio, “Supermario” non aveva fatto sconti. “Non c’è libertà senza sicurezza. Bisogna ampliare l’uso del taser da parte delle forze dell’ordine, uno strumento di deterrenza a garanzia degli operatori che allo stesso tempo riduce gli episodi critici e la necessità dell’uso delle armi da fuoco”.

Al di là della posizione draconiana – condivisibile o meno – non fa una grinza, ma ad essere cambiato è il lessico. Abbruzzese sembra essere diventato un notabile Wasp che va al Mall a comprarsi la sua scorta di proiettili Remington a punta morbida. E su Trump? Stessa solfa, paro paro come il suo segretario-ministro. Cioè con cazziatone camuffato all’Ue guerrafondaia che adesso si ritrova esclusa da ogni trattativa.

Donald Trump (Foto © Gage Skidmore)

“La Lega ha da sempre sostenuto una via diplomatica per arrivare a un cessate il fuoco. Dobbiamo quindi essere grati a Trump che finalmente apre una trattativa di pace per mettere fine alla guerra in Ucraina”. Anche qui nessuno problema, ma il format della gratitudine ad uno che voleva far assaltare il Campidoglio stona con il battage “cauto” del personaggio.

Via Veneto, ma non a Roma

Ma qual è il disegno? Per capire lo scenario di inseme bisogna andare… in Veneto. Alma mater leghista dove Luca Zaia preme per il terzo (quarto, in realtà) mandato ma non è certo un salviniano e corre per sé. E dove Giorgia Meloni vorrebbe un candidato alle imminenti regionali che porti in tasca la tessera di Via della Scrofa. Per fare questo, per far sì che Salvini molli all’alleata premier la regione più legata di tutte alle mistica della Lega, serve che Meloni dia qualcosa in cambio.

L’ambasciata Usa di via Veneto

Cosa? Ma ovvio, il sogno nel cassetto di un ministro che con treni e trasporti sta prendendo solo briscole: un ritorno al Viminale. E qui scatta il piano che attraversa l’Atlantico, con l’endorsement di Andrea Stroppa. Cioè l’uomo di Musk in Italia, uno che per conto capo sta ficcando sempre più il naso in faccende istituzionali tricolore.

Viminale mon amour…

Come? Con i suoi sondaggi social. Sondaggi in particolare sul Ministero dell’Interno e su chi sarebbe stato il top player del Viminale degli ultimi anni. E lo scopo? Preparare il terreno a Salvini prima del voto in Veneto, anche a costo di penalizzare il buon giannizzero Matteo Piantedosi. AdnKronos spiega infatti che Stroppa ha lanciato un nuovo sondaggio social su X.

Ecco il quesito-chiave: “Quale ministro dell’Interno ha gestito meglio la sicurezza negli ultimi anni?”. E la scelta era tra Marco Minniti, Luciana Lamorgese, Matteo Salvini e Matteo Piantedosi. 1000 voti in un’ora. Continuate a votare e condividere!”.

I sondaggi di Stroppa

Matteo Piantedosi

Nelle ore scorse lo stesso Stroppa aveva pubblicato l’esito di un altro sondaggio che invece riguardava il giudizio sull’azione di governo dell’attuale titolare del Viminale specie sul caso Almasri.

Ecco, in quel caso “la rete era stata severa con Piantedosi”. E Stroppa lo aveva sottolineato un po’ perfidamente, a contare che Piantedosi (che pare abbia digerito malissimo l’iniziativa) era stato l’uomo con cui Salvini aveva gestito il Viminale sul campo quando aveva l’Interno.

“Preoccupante. Risultato finale su sondaggio operato del Ministro degli interni Piantedosi: 67% si sente meno sicuro da quando è ministro. Tutta fuffa? Pare proprio di no. Perché alla fine la politica ha le sue ragioni che gli elettori non sanno.