Il cinquantesimo Forum Ambrosetti sull'economia come specchio anche delle dinamiche provinciali in seno ai Dem, e non solo. Le manovre per il Congresso. Nel quale la mossa del nazionale sarà l'inizio della partita
“Ancora no, per il Congresso provinciale ci vorrà un po’”: parole di Luca Fantini, Segretario provinciale del Partito Democratico di Frosinone. A suo tempo lo ha eletto una maggioranza ampia che ha fatto perno sull’area di Pensare Democratico: oggi divisa tra Area Dem Frosinone (guidata dal presidente regionale Pd Francesco De Angelis) e Rete Democratica (guidata dalla consigliera regionale Sara Battisti).
All’epoca fu una riunione dei Giovani Democratici (Fantini era il Segretario Regionale del Lazio) a scuotere il Partito. A formalizzare la rottura degli ormeggi fu Sara Battisti dichiarando – al termine di quella riunione – “Mi sembra evidente he con questa riunione oggi sia cominciato il dibattito congressuale del Pd”.
Cosa rallenta questa volta l’avvio del dibattito? Nulla. Semplicemente: la politica ha i suoi tempi e la soluzione di questo Congresso passa attraverso quei tempi. Di decantazione e di aggregazione.
Prima il forum poi i Congressi
Il Partito Democratico è una realtà in costante trasformazione: lo impone la natura dei Partiti riformisti; si sintonizzano sul mondo che si candidano a governare per essere al passo con un paese che cresce. Ed il mondo di oggi è fatto da persone profondamente diverse da quelle che c’erano quando nacque il Pd. Dopo una fase di scarsa sintonia tra Partito e Paese è iniziata la Segreteria di Elly Schlein: che ha declinato la visione Dem sull’economia, lo sviluppo, il futuro del Paese, spiegandolo in quel di Cernobbio. E’ lì che si sta tenendo il “must have” di economia internazionale.
Cioè il Forum Ambrosetti, giunto alla sua 50ma edizione. Tradizionalmente tracima dall’economia planetaria alla politica nazionale in forza degli ospiti e del loro brand partitico. In quella sede la Schlein ha confermato la sua rinnovata verve di leader a trazione sociale che però non dispiace più neanche ai Dem di viraggio soft-prog e perfino cattolico.
E messa a panel assieme a Giuseppe Conte e Carlo Calenda ha disegnato l’Italia che vede lei con la saggezza di chi sa che non deve sabotare l’avversario politico incarnato dal governo di Giorgia Meloni, ma spiegare perché la strada dell’avversario non è quella giusta per il Paese.
La “Madre di tutte le battaglie”
Cosa c’entra Cernobbio con il Congresso provinciale di Frosinone? Lì, ancora una volta è stata dettata la rotta del Partito Democratico. Sulla quale dovranno sintonizzarsi le Federazioni. Spunti fondamentali per quelle che vanno a rinnovo nel breve periodo come Frosinone. Dove al momento la partita si gioca su tre poli. Quello del Segretario uscente Luca Fantini che si ricandida per un secondo mandato, al termine di un primo improntato sul rigoroso rispetto dello Statuto ed il tentativo esasperato di salvaguardare gli equilibri. Dalla sua c’è il fatto che molti dei Segretari di circolo vengono dalla sua stagione dei Giovani Democratici.
Un ruolo chiave lo avrà anche questa volta l’area di Francesco De Angelis, radicata ed estesa come nessun’altra. Area Dem Frosinone gioca d’attesa. Quale?
Quella di un Partito che ha mandato segnali molto chiari a Frosinone. E che gradirebbe si valutasse un Segretario di rottura con il passato. Area Dem Frosinone attende che questo auspicio venga formalizzato da qualcuno. Compiendo il primo passo. Chi dovrebbe farlo? Ad esempio Marta Bonafoni, coordinatrice della Segreteria Nazionale Pd e già capogruppo di Zingaretti in regione Lazio. Potrebbe essere lei a mandare quel segnale di gradimento per una risintonizzazione di Frosinone. Cosa accadrebbe a quel punto?
De Angelis e Battisti farebbero il proprio gioco. Potrebbero accogliere quell’auspicio e concentrare i propri voti sull’elezione dell’ex assessore di Cassino Danilo Grossi. Indicando, a quel punto, i propri auspici: quelli di un territorio che fino ad oggi è stato tenuto ai margini nonostante la massa decisiva di voti che mette in campo. Oppure potrebbero giocare una partita diversa: rotto per rotto si rompe per bene. Cosa che a nessuno conviene: tanto a Frosinone quanto a Roma.
Grossi mon amour, forse…
Sembrano spicchi di fisiologica e compiaciuta interazione coi vertici ma sono molto di più: sono sintomi della necessità che oggi ogni dirigente Dem ha di certificare il dato per cui dopo il voto europeo ed amministrativo di giugno, Elly Schlein piace ad una enorme massa di manovra che prima non si riconosceva nel Pd. E siccome quei numeri stanno tenendo a galla il partito su scala nazionale, rendendolo nuovamente centrale per un Campo Largo competitivo le dinamiche di territorio del Pd tendono ad essere magnetizzate il più possibile verso la linea della Segretaria.
Oggi Schlein è un brand vincente da surfare per affermare (anche) le rotte di settore. E con il Congresso provinciale di Frosinone che vede la sua deadline spostarsi in avanti rispetto alla prima settimana di ottobre, come rumors sussurravano da giorni, c’è tempo e modo per fare strategia. E’ fatto transitorio perché nel Pd, correntista suo malgrado, ogni innamoramento appassisce più veloce dei fiori che si usano per foraggiarlo, ma per adesso è così. E su quell’adesso sono centrate e concentrate anche le attenzioni della Ciociaria verso Cernobbio.
La manovra “senza respiro e senz’anima”
Da cui Schlein ha detto: “Credo e spero che ci sarà occasione di fare un lavoro comune anche sulla manovra. Che purtroppo ci aspettiamo, come quella dell’anno scorso, senza respiro e senza anima“. Poi l’accento su quello che potrebbe essere il “mood” ciociaro tutto interno al Pd: “Noi vogliamo assicurarci che il Paese sia messo in condizione di ripartire. È il nostro primario interessante. Anche i salari sono diminuiti, ce ne dobbiamo occupare con grande urgenza”.
E con Calenda e Conte? Ci sono punti di convergenza? Certo, pregiudiziale pentastellata su Matteo Renzi a parte. “(Con loro) è emersa la stessa critica che facciamo noi: la transizione 5.0 che è arrivata con enorme ritardo e senza dare continuità. Le imprese hanno bisogno di poter programmare, quindi dare continuità a quel tipo di meccanismi di incentivi è fondamentale. Come abbiamo detto che avremmo aiutato l’attuazione del Pnrr. Credo e spero che ci sarà occasione di fare un lavoro comune anche in vista della prossima manovra”.
I guai dell’industria, guai anche ciociari
E nelle parole di Schlein riecheggia anche il guaio nazionale che a Frosinone è guaio grosso. Tanto grosso che Enrico Coppotelli della Cisl ha sollecitato la regione a varare la soluzione di una Zes “laziale”. “Servono politiche industriali che siano in grado di accompagnare i grandi cambiamenti a cui siamo sottoposti. Bisogna dare continuità agli incentivi. Transizione 5.0 è arrivata tardi e senza continuità, perché non c’è più nulla dopo il 2026“. (Leggi qui: Coppotelli a Regione e Governo: “Se volete salvare il Lazio è ora di agire”).
E a chiosa: “Non siamo qui né ad abbracciare il trionfalismo del governo, né a dipingere una quadro più fosco di quanto non sia. Ci sono elementi di preoccupazione, c’è una crescita, ma il punto è non accontentarci di quell’1% e chiederci che cosa la sta trainando”.
Tajani rilancia sullo jus scholae
E’ un lessico pop e pertinente al contempo, quello della leader dem, un lessico che sembra studiato per modellarsi ad ogni realtà territoriale del Paese. E che riecheggia nelle stesse ore in cui, da Bellaria al forum giovanile di Forza Italia, Antonio Tajani rilancia sullo jus scholae. Come a dire che sì, se qualcosa peppiasse nel team di governo attuale o continuasse a peppiare dopo il caso Sagiuliano lui è lì.
Con gli azzurri che non mettono mai pregiudiziali ideologiche e che lo stanno facendo anche a Frosinone. Perché oggi Elly Schlein piace ad un mondo che non stava con il Pd e che al Pd è strategico per tornare a stare in linea di galleggiamento e navigare in maniera competitiva. Forse per un fine comune, magari come mezzo occasionale, ma piace.