Nasce a Cassino. È l’unica italiana selezionata tra i 35 giovani ricercatori europei premiati dalla MIT Technology Review. Ha rivoluzionato il campo delle interfacce neurali. Claudia Cea indica la strada ai giovani: sulla vetta si arriva se si ha il coraggio di seguire i propri sogni
Nasce a Cassino una delle tantissime – sono migliaia – storie di giovani ricercatori italiani che all’estero raggiungono risultati encomiabili, hanno successo, riconoscimenti prestigiosi, offerte economiche impensabili da noi. Tra gli under 35 c’è Claudia Cea.
Claudia è l’unica italiana selezionata tra i 35 giovani ricercatori europei premiati dalla MIT Technology Review per aver sviluppato un’innovativa interfaccia uomo-computer. Il suo lavoro le è valso il titolo di “MIT Technology Review Innovator Under 35“, riconoscimento che dal 1999 premia giovani innovatori capaci di creare tecnologie con un impatto positivo sulla società.
Da Cassino con passione
Dopo la laurea in Ingegneria biomedica all’Università di Pisa, Claudia ha proseguito la sua formazione in California, dove ha conseguito un Master in Bioingegneria all’Università di San Diego. Successivamente, ha completato un dottorato in Ingegneria elettronica alla Columbia University di New York. Oggi, lavora come ricercatrice al MIT di Boston. Prima di tutto ciò è stata una ragazza come tante con una vita piena di passioni: la pallavolo, gli scout, gli amici, la spensieratezza degli anni del liceo. Il liceo Scientifico G. Pellecchia di Cassino. Un esempio per tanti giovani e un motivo di orgoglio per la nostra città.
Figlia di Tony Cea, ex dipendente dell’Università di Cassino e di Alessandra Umbaldo, consulente finanziario e già Consigliera comunale a Cassino, Claudia ha già condiviso la sua esperienza con i giovani della sua città. Lo ha fatto durante un evento organizzato dalla Fondazione Exodus, collegata in video da New York: li ha incoraggiati a credere fermamente nei propri sogni. (Leggi qui: Il futuro negli occhi).
Claudia Cea non è la prima a sviluppare un’interfaccia cervello-computer, ma ha introdotto una svolta significativa. Le tecnologie precedenti, basate su chip in silicio, pur restituendo percezioni della realtà ai non vedenti o monitorando crisi epilettiche, presentavano diversi limiti: tendevano a degradarsi, potevano essere respinte dal sistema immunitario ed erano ingombranti.
L’innovazione nel campo delle interfacce neurali
Claudia ha rivoluzionato questo approccio sostituendo il silicio con polimeri flessibili. Come riportato dalla MIT Technology Review, “Cea ha sviluppato il primo dispositivo flessibile per la registrazione neurale basato su un transistor organico elettrochimico a gate ionico”. A differenza dei chip tradizionali, questi transistor si basano sul movimento di ioni, piuttosto che su segnali elettrici.
“La lentezza dei transistor organici rispetto a quelli in silicio deriva dal fatto che gli ioni devono migrare attraverso il corpo del transistor”, spiega Claudia Cea. “Ho creato serbatoi di ioni all’interno del transistor, riducendo così la distanza che gli ioni devono percorrere”. Questa soluzione ha reso il dispositivo più rapido ed efficiente.
Inoltre, ha progettato moduli per l’elaborazione dati, la trasmissione e l’alimentazione, utilizzando solo polimeri integrati con ioni. Il risultato è un sistema capace di comunicare in modalità wireless dall’interno del cranio, sfruttando terminali d’oro per trasmettere anche energia al dispositivo. (Leggi qui: MIT Technology Review).
Il riconoscimento del MIT
Ogni anno, la MIT Technology Review seleziona 35 giovani innovatori su oltre 1.000 candidati, premiando coloro che hanno spostato i confini della ricerca tecnologica. I vincitori hanno l’opportunità di presentare i propri progetti a un pubblico internazionale composto da esperti, investitori e appassionati di tecnologia.
L’obiettivo del premio “MIT Innovators Under 35 Europe” è dare visibilità alle menti brillanti che, attraverso l’innovazione tecnologica, contribuiscono a migliorare la società.
Menti talmente brillanti da ricordare ai ragazzi di Cassino che al mitico MIT ci si arriva in un modo semplice: seguendo i propri sogni.