I collaboratori dello Staff del gruppo Pd in Regione Lazio ai tempi di Marrazzo non sarebbero stati selezionati bene: sarà un giudice a dover stabilire se siano state rispettate le procedure.
Sarà il giudice del tribunale a dover stabilire se il contratto con cui avevano assunto i collaboratori in Regione Lazio fosse corretto o meno. E se abbiano selezionato nella maniera più opportuna quegli assistenti inseriti nei loro uffici. Servirà un processo per chiarire l’operato di 16 ex consiglieri regionali Pd del Lazio, tra cui l’attuale segretario di presidenza della commissione Industria del Senato Francesco Scalia, il senatore Claudio Moscardelli, il senatore Bruno Astorre, il sindaco di Fiumicino Esterino Montino, l’ex consigliere Giancarlo Lucherini e l’ex assessore Daniela Valentini, il deputato Marco Di Stefano ed Enzo Foschi.
Lo ha deciso il gup Alessandra Boffi accogliendo le richieste dei sostituti procuratori Alberto Pioletti e Laura Condemi. Il reato contestati dai due magistrati è l’abuso d’ufficio.
Il processo comincerà il 22 gennaio davanti ai giudici dell’ottava sezione del tribunale di Roma. Il procedimento era stato avviato dalla procura di Rieti ed era arrivato a piazzale Clodio per competenza territoriale.
Le accuse fanno riferimento al periodo 2010-2013 e si riferiscono all’utilizzo dei fondi regionali anche per l’acquisto di servizi in realtà mai effettuati dalle società coinvolte, o comunque – per l’accusa – non riscontrati.
Le accuse fanno riferimento agli incarichi di collaborazione: i contratti fatti al personale dello staff nel periodo 2010-2013.
Un altro capitolo invece coinvolge anche la segretaria del tesoriere e l’allora amministratore della società editoriale Nuovo Paese Sera. In questo caso si ipotizzano il peculato, la corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e la truffa
I COLLABORATORI
Le norme prevedono che i parlamentari, i consiglieri regionali, i presidenti di provincia ed i presidenti degli Enti, abbiano la possibilità di crearsi uno staff di fiducia.
Proprio perché deve essere personale di fiducia non si passa attraverso la procedura dei concorsi. Per contro, quel personale non viene assunto in pianta stabile nell’ente. Il loro contratto decade nel preciso momento in cui finisce il mandato della persona che li ha chiamati: se si dimette prima della fine del mandato, tutto lo staff va a casa con lui.
I due magistrati dell’accusa però ritengono che i collaboratori non siano stati scelti facendo una selezione e soprattutto che in alcuni casi siano state incaricate “persone prive della natura altamente qualificata e delle indispensabili conoscenze professionali“.
Inoltre – sostiene l’accusa -avrebbero omesso di provvedere personalmente al pagamento delle prestazioni in ragione dei contributi riconosciuti dalla legge regionale. Cioè: dovevano pagarli di tasca loro, attingendo dalle somme messe a disposizione per la creazione dello staff.
In base ai calcoli della procura Francesco Scalia ha stipulato contratti per un importo totale di 13mila euro, Bruno Astorre per un importo di 122.400 euro; Claudio Moscardelli per un totale di 181.772 euro.
I consiglieri si sono difesi sostenendo di aver rispettato la legge. Infatti il Gruppo politico in seno ad un’assemblea come la Regione Lazio va considerato come i partiti politici: associazione privata non riconosciuta. Lo dimostra un fatto elementare: al momento della costituzione del Gruppo si procede all’apertura di un numero di Partita Iva; quando il gruppo si scioglie o la consiliatura finisce, quella partita iva viene chiusa. In questo modo, per fare un esempio pratico, il Gruppo Pd che è oggi in Regione Lazio non ha a che vedere niente con il Gruppo Pd che l’ha preceduto. E se i Consiglieri in carica ieri non mi hanno pagato una fattura, non c’entrano quelli di oggi. La Partita Iva è diversa.
I SOLDI A PAESE SERA
L’altro capitolo d’accusa riguarda un finanziamento da 64.050 euro a Nuovo Paese Sera, testata online, per cui a Montino, Perrilli, Turco e all’amministratore della testata Massimo Vincenti sono contestati il peculato, la truffa e la corruzione.
SCALIA: IL CONTRATTO E’ QUELLO GIUSTO
«La contestazione che mi riguarda è esclusivamente un’ipotesi di concorso in abuso in atti d’ufficio, legata alla procedura adottata per la stipula da parte del gruppo PD della Regione Lazio del contratto di alcuni
collaboratori per la diffusione dell’attività politica del gruppo stesso» spiega Francesco Scalia.
«La contestazione si fonda su un’erronea interpretazione della normativa di riferimento che al contrario prevedeva, e prevede tuttora, tale diritto per i gruppi politici presenti all’interno del consiglio regionale».
«Pienamente convinto della legittimità dell’operato dei responsabili del gruppo Pd – conclude Scalia – sono certo che il processo dimostrerà la totale infondatezza di tale contestazione».
STORACE: E COME STRILLAVANO…
«Colpiscono i rinvii a giudizio sulla rimborsopoli della scorsa legislatura. Tutto il gruppo Pd a processo. Auguro loro di uscirne indenni. Noi de La Destra, allora, stavamo dalla parte opposta in Aula. Ma loro strillavano.. quanto strillavano…» ha detto il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio Francesco Storace.