Il Consiglio comunale di Ceccano, coi voti della maggioranza, ha approvato il piano di riequilibrio finanziario pluriennale volto a ripianare un disavanzo di otto milioni di euro creato tra il 2008 e il 2019: ovvero dalle amministrazioni sia di centrosinistra che di centrodestra. Niente “tana libera tutti” però: uno scaricabarile di responsabilità
Tutti colpevoli, nessun colpevole. Si spiega anche così la votazione avvenuta nell’ultima seduta del Consiglio comunale di Ceccano: la maggioranza di centrodestra ha approvato da sé il suo Piano di riequilibrio finanziario pluriennale. È la procedura con la quale ripianare entro il 2035 un disavanzo di oltre otto milioni.
È la procedura che aveva tentato in un primo momento l’amministrazione comunale di Giuseppe Golini Petrarcone a Cassino, salvo poi optare per un vero e proprio dissesto controllato durante il governo del sindaco Carlo Maria D’Alessandro. La stessa procedura che da dieci anni sta risanando i conti del Comune di Frosinone. sotto la guida del sindaco Nicola Ottaviani e del suo ministro delle Finanze Riccardo Mastrangeli.
Al di là dell’aspetto tecnico c’è quello politico. A Ceccano l’amministrazione del sindaco Roberto Caligiore ha dato la responsabilità del disavanzo ai debiti ed ai mutui ereditati dal centrosinistra del passato, facendoli pesare ai suoi attuali eredi.
Chi vota si e chi vota no
La maggioranza ha votato da sola quel provvedimento. Posizione scontata quanto il voto contrario da parte dell’opposizione di centrosinistra. Si era già rifiutata di partecipare alla votazione sull’utilizzo della procedura anti dissesto: ha assistito da spettatrice. Accusa la maggioranza di non averla coinvolta. Né di averle fornito tempestivamente la documentazione: appena 5 giorni per presentare eventuali emendamenti al piano di rientro chiesto dalla Corte dei Conti.
La posizione non è tecnica. È politica. Perché? La minoranza ha sostenuto che, se il centrodestra al Governo di Ceccano si fosse assunto le proprie responsabilità, avrebbe anche valutato l’ipotesi di collaborare ed esprimere un voto favorevole. In pratica? Ammettere che quel disavanzo è figlio di tutte le amministrazioni degli ultimi anni, sia di centrosinistra che di centrodestra. Ma anche che si dovrà tirare la cinghia.
Il tutto a fronte di un deficit di fatto creato a partire dal 2008 e non legato esclusivamente ai rendiconti 2013-2019 analizzati dalla Corte. Quindi non soltanto quelli stilati durante il mandato biennale della già socialista Manuela Maliziola (oggi con Demos) e la prima amministrazione del sindaco di FdI Roberto Caligiore. Perché il risultato di amministrazione risultava inficiato sin dai tempi dell’allora primo cittadino Psi Antonio Ciotoli. (Leggi qui E la Corte bussò al Castello dei… conti).
Tutti colpevoli, nessun colpevole? No, scaricabarile
Cosa è accaduto? Per oltre dieci anni si è verificato un reiterato ricorso del Comune alle anticipazioni di cassa. Vale a dire: caro Tesoriere, siccome tardano ad arrivarmi i soldi dallo Stato, stanno entrando meno soldi del previsto dalla tasse comunali, anticipami i soldi per pagare le spese. Appena mi entrano te li restituisco.
In mancanza di liquidità, sono stati richiesti continuamente prestiti a breve termine in banca: al punto da diventare una pratica ordinaria anziché eccezionale.
Dal 2015 le cose sono cambiate. Non perché è stato eletto sindaco Roberto Caligiore ma perché è stata introdotta per Legge la controversa contabilità armonizzata. Ha messo fine a tanti artifici che consentivano di far quadrare i conti pubblici. Al punto che tutti i professori di Economia insegnavano che il primo bilancio falso è quello dello Stato. Bastava prevedere fantomatici miliardi di entrate ed il bilancio tornava in equilibrio. Poi se si rivelavano una pia illusione, pazienza. Ecco: la contabilità armonizzata ha messo fine a tutto questo.
La conseguenza è che i bilanci sono stati “sgonfiati” riaccertando man mano gli effettivi residui attivi e passivi: le entrate da riscuotere e i debiti da pagare.
È stata riquantificata così l’eccedenza delle uscite sulle entrate: ossia il complessivo disavanzo di amministrazione. Ed è stato presentato un piano che, dopo il parere positivo dei revisori dei conti e l’approvazione in Consiglio, verrà valutato prima dal Ministero dell’Interno e poi eventualmente dalla Corte dei Conti.
«Piano sostenibile»
Ma, in occasione dell’avallo consiliare, non è valsa la regola “Tutti colpevoli, nessun colpevole”. Niente “tana libera tutti”. Piuttosto il dibattito ha restituito in alcuni tratti l’impressione di un altro scaricabarile di responsabilità politiche. (Leggi qui Ceccano fa i conti anche con i talebani e le camicie nere).
Il sindaco Caligiore, che detiene la delega al Bilancio, ha ostentato sicurezza. «Siamo in grado di sostenere questo piano e di portare a termine le ulteriori attività poste nel programma elettorale – ha garantito all’inizio del Consiglio -. L’amministrazione continuerà a operare e addirittura avrà ulteriori margini di manovra, potrà accendere mutui e far fronte al piano di assunzioni».
A cosa si riferisce? Al fatto che con il piano di riequilibrio l’amministrazione sarà sottoposta a rigidissimi controlli del Ministero e della Corte. Potrà spendere ma solo a precise condizioni. Ecco perché a Cassino ad un certo punto hanno preferito dichiarare il Dissesto. Mentre a Frosinone, attraverso operazioni di ingegneria finanziaria, sono riusciti addirittura a comprare un Teatro ed avviare i lavori di trasformazione della città.
«Sacrifici per i cittadini»
L’opposizione, facendo leva su controverse misure previste dal piano, ha invece prospettato tempi duri per la comunità. Ha dato il via alle danze Andrea Querqui (Il Coraggio di Cambiare), secondo cui «il piano imporrà grandi sacrifici ai ceccanesi». Non ha poi usato mezze misure Emiliano Di Pofi (Psi): «Per 15 anni – ha detto alla maggioranza – andate a mettere le mani in tasca ai cittadini».
Marco Corsi (Ceccano Riparte) si è affidato al sarcasmo: «Auspico che la Corte dei Conti si pronunci in maniera positiva – si è rivolto al centrodestra al potere – perché altrimenti non amministrerete per venti anni ma nemmeno per venti minuti». Ha aggiunto che, se fosse stato eletto sindaco, sarebbe stato contraddistinto da «responsabilità e trasparenza e un po’ meno di orgoglio». Parlando, infine, «non di tagli orizzontali bensì di una vera e propria ghigliottina».
Mariangela De Santis (Nuova Vita), a ruota, ha tenuto a mettere in chiaro che il Caligiore 1 non è di certo esente da colpe: «È inutile che dite che le responsabilità siano imputabili esclusivamente a scelte irrazionali e ingiustificate di quelli di prima. Si fa riferimento ad anticipazioni di tesoreria non rimborsate e c’è una crescita nel corso degli anni, vista la mancata contabilizzazione nel 2016 di un residuo passivo di 3.5 milioni di euro».
Emanuela Piroli (Il Coraggio di Cambiare), dal canto suo, si è detta «stanca di assistere in ogni Consiglio comunale a questi teatrini scaricabarile in cui si vuole far passare il pensiero che l’opposizione sia composta da nullafacenti». Dichiarazioni fatte soprattutto in risposta al consigliere di maggioranza Daniele Massa (FdI).
Le controverse misure del piano anti dissesto
Massa aveva acceso gli animi tacciando di impreparazione il duo Piroli-Querqui, reduci da un precedente abbandono della sala consiliare per prendere le distanze dal bilancio comunale. «Hanno fatto più bella figura l’altra volta quando se ne sono andati – ha sbottato Massa – perché oggi hanno dimostrato di non aver capito di cosa di sta parlando».
L’opposizione, tra i vari botta e risposta, ha puntato il dito contro alcune manovre che si accompagnano al recupero di evasione fiscale e crediti e all’ottimizzazione dell’indebitamento anche tramite rinegoziazione dei mutui. Si tratta innanzitutto della riduzione della spesa per i servizi sociali (1.4 milioni di euro), ma il vicesindaco e assessore al ramo Federica Aceto (FdI) ha garantito che «non verrà minimamente avvertita dagli utenti». In caso contrario, «il gruppo di Fratelli d’Italia sfiducerà l’assessore Aceto – ha detto a riguardo Massa – ma tanto non accadrà mai».
A seguire c’è l’introduzione nel 2022 di un’aliquota al 10.6% per gli immobili concessi in uso gratuito ai parenti di primo grado (2.1 milioni). E la razionalizzazione della spesa del personale. Queste ultime economie saranno utilizzate per ripianare il disavanzo ma anche per avviare un parziale turn over: perché il Comune è sotto organico – in servizio 82 dipendenti invece dei potenziali 152 – e si prevede che nel 2026, al netto delle prossime 14 assunzioni e in assenza di ricambio, il personale si ridurrebbe a 57 unità per via dei pensionamenti.
Strumentalizzazioni e no
A completare il quadro è stata Emanuela Piroli: «Oltre al recupero dei crediti, che vi siete guardati bene dal fare prima per non perdere qualche consenso – ha criticato – pensate di fare cassa con le multe viste l’attivazione del Targa system (telecontrollo dei veicoli, ndr), mentre la gestione dei parcheggi a pagamento sarà affidata a esterni e si avranno meno ricavi».
La Giunta Caligiore ha man mano replicato alle lamentele dell’opposizione. Dopo l’intervento del vicesindaco Federica Aceto, che ha chiesto di non strumentalizzare «una materia delicata come i servizi sociali», l’assessore Stefano Gizzi (Lega) se l’è presa in special modo con Emiliano Di Pofi: erede delle passate amministrazioni socialiste.
Gizzi: «Commissione d’inchiesta sul centrosinistra»
Gizzi, poi, è passato al contrattacco: «Dal 2015 abbiamo pagato oltre 100 mila euro di debiti fuori bilancio fatti dal centrosinistra – ha tuonato l’ex delegato al Bilancio del Caligiore 1 -. L’attuale opposizione lavora in malafede sul bilancio di Ceccano, visti anche gli otto milioni di euro lasciati da pagare tra quote annuali e interessi per 129 mutui ereditati dal passato, e a questo punto richiederò una commissione d’inchiesta sui conti del passato».
Secondo Mario Sodani (Patto Civico) parlano da soli «il parere positivo dei revisori dei conti e i loro elogi all’amministrazione Caligiore». Ma, dicendosi curioso di conoscere le dinamiche nelle segreterie politiche del centrosinistra, non si spiega così tanta avversione dai consiglieri che rappresentano quell’area politica. «La cosa più elegante che avrebbero potuto fare tutti i membri dell’opposizione sarebbe stata quella di votare a favore di questo piano perché verranno sanate tante situazioni che partono dal 2008».
Quello dell’opposizione, a detta dell’assessore Riccardo Del Brocco (Grande Ceccano, in quota FdI), non è altro che «un atteggiamento da gufi». Perché «noi stiamo risolvendo il problema e spesso, come tante cure, la medicina è amara – ha dichiarato – però questo è un piano che ci porterà fuori dalla crisi». Sulla stessa lunghezza d’onda, nelle sue conclusioni, il sindaco Caligiore: «Tifare contro questa situazione è come tifare a favore di un’amministrazione che non sappia risolvere i problemi».
Al netto della mancata assunzione di colpe da parte del primo cittadino, infine, ha detto la sua anche il presidente del Consiglio comunale Fabio Giovannone: «Credo che non ci sia maggiore responsabilità che può assumere il sindaco di quella di presentare questo piano – si è rivolto agli oppositori – e votare contro, in questo modo, è una ripicca personale».