Antonio Pompeo interviene sul Congresso provinciale Pd. Vuole la conta. Che lo renderebbe strategico per qualunque alleanza. O quasi
Sette capoversi: per dire che vuole entrare nella partita e giocare un ruolo. Manda messaggi Antonio Pompeo, all’area di Francesco De Angelis ed a quella di Sara Battisti. Ma anche al gruppo di Danilo Grossi. Vuole partecipare con i suoi voti al Congresso provinciale che eleggerà la nuova governance del Partito Democratico in provincia di Frosinone.
Quindicimila voti alle Regionali, alle spalle la presidenza della Provincia e la guida del Comune di Ferentino come sindaco, soprattutto un’area politica che deriva dagli ex Margerita ed ex Popolari. Non abbastanza da consentirgli di condizionare lo scorso Congresso Provinciale che elesse Segretario Luca Fantini.
La partita differente
Ora sarà una partita diversa. Per nulla scontata. Perché si è interrotto il dialogo tra Francesco De Angelis e Sara Battisti: lei sta con Rete Democratica di Claudio Mancini, lui ha ripreso i rapporti con Daniele Leodori ed AreaDem. Ed in mezzo c’è l’area del Segretario nazionale Elly Schlein che vorrebbe creare una sua testa di ponte con Danilo Grossi. In un quadro frammentato sono le alleanza a fare la differenza: Antonio Pompeo lo sa e si prepara a scendere in campo.
Dice: «La stagione congressuale deve necessariamente rappresentare l’occasione per un rilancio del Pd in provincia di Frosinone. Per fare questo è necessario un dialogo aperto, franco e a 360 gradi. E se alla fine non sarà possibile una soluzione unitaria e condivisa, meglio un confronto alla luce del sole per la Segreteria e per l’intera governance del Partito». Cosa significa?
Per capirlo bisogna tornare a domenica sera. Quando dal quartier generale di Area Dem a Frosinone hanno preso atto delle paole pronunciate poche ore prima da Sara Battisti. Ed hanno tuonato: «l’attacco politico al circolo del Pd Veroli, al sindaco e alla sua amministrazione nonché la rivelazione di non aver sostenuto alle Europee 2014 il candidato Pd espressione di questo territorio, lo stesso territorio e le stesse persone che per ben due volte l’hanno sostenuta ed eletta al Consiglio Regionale, rende a questo punto impossibile qualsiasi forma di intesa politica rispetto al Congresso di Federazione». (Leggi qui: Battisti: “Nel 2014 non votai De Angelis” e incendia il dibattito dentro al Pd).
Con il suo intervento Antonio Pompeo dice nella sostanza: se vi spaccate, ricordatevi che io ci sono e posso essere determinante qualora si andasse ad una conta vera in cui i miei voti uniti a quelli di qualcun altro possono incidere.
Non si sceglie solo a Frosinone
C’è poi il passaggio successivo. Che fornisce un colpo al cerchio ed uno alla botte Pd. Dice Pompeo: «Non sarò certo io a meravigliarmi del fatto che esiste pure un livello regionale e romano e che quindi ci saranno dinamiche di questo tipo. Però stavolta la classe dirigente locale dovrà far sentire il proprio peso, altrimenti non saremmo più credibili nel sostenere la mancata considerazione del territorio quando si tratta di definire le candidature eleggibili alla Camera, al Senato, alle Europee». Cosa intende dire?
C’è una variabile non secondaria in questo Congresso. È il ruolo che potrebbe giocare Francesco De Angelis. Per un periodo è circolata l’ipotesi di una sua candidatura a Segretario provinciale. Poi è stato evidente che il suo attuale ruolo di Presidente Pd del Lazio potrebbe essere importante per gli equilibri Dem regionali ed allor tutto è tornato in stand-by. A questo si riferisce Pompeo. Che in questa frase dice, nella sostanza, “Se vi accordate da Roma su De Angelis non mi meraviglio ma poi non ci lamentiamo se al momento di scegliere le candidature i romani ne fanno che non ci piacciono”.
Il che lascia però aperta ogni possibilità dal momento che storicamente De Angelis antepone Frosinone a qualunque altro livello.
La frattura è aperta
Le distanze tra Antonio Pompeo e gli avversari di ieri Sara Battisti e Francesco De Angelis restano tutte. Anche se c’è stato lo spostamento in Area Dem. «C’è un altro aspetto sul quale la futura segreteria dovrà lavorare per evitare che riaccada quello che è accaduto negli ultimi anni. A tal proposito non posso non portare come esempio la mia città dove alle ultime amministrative il Partito si è diviso, con una parte che si è alleata con l’intero centrodestra osteggiando il candidato sindaco sostenuto dalla lista del Partito Democratico». La lingua batte dove il dente duole: l’operazione che ha portato Piergianni Fiorletta a stravincere le Comunali di Ferentino insieme ad un campo civico in cui sta pure il centrodestra porta le impronte digitali di Battisti e De Angelis. Per Pompeo è stato un errore politico, gli elettori non hanno avuto i suoi dubbi.
Illuminante il passaggio successivo, se letto in chiave congresso di Frosinone. «Allora riconoscere la nostra Segretaria vuol dire riconoscere anche la sua linea politica che certamente non è questa. E lo dice uno che non ha mai fatto mistero di aver sostenuto alle primarie Stefano Bonaccini. Ritengo però che terminata la fase congressuale, pur nel rispetto delle sensibilità, si debba lavorare per la crescita del Partito che certamente non è solo quella di occupare posti nei consigli di amministrazione o nei vari enti».
Che è come dire: cara Segretaria Schlein, in provincia di Frosinone è vero che stravinciamo ma se ci alleiamo con la destre. Per Pompeo è meglio una sconfitta e l’opposizione al posto di una vittoria fatta insieme ad altri.
Contiamoci
«Non possiamo non porci il problema delle alleanze, perché è sulla base di quelle che negli anni passati vincevamo le elezioni e governavamo. La stagione congressuale deve servire a ritrovare determinazione, coraggio, entusiasmo e valori. Perciò alle soluzioni costruite a tavolino è preferibile un congresso di confronto per non sacrificare ancora l’identità del Partito».
Pompeo vuole la conta. E non l’alleanza. Perché nella conta può essere utile ed incidere sul risultato. Nell’alleanza può essere tagliato fuori da un cartello che lo rende non determinante.
Finché c’è voto c’è speranza.