
Enrico Coppotelli ha riunito politici e stakeholder del Basso Lazio per discutere della stazione Tav di Ferentino-Supino, un'infrastruttura fondamentale per sviluppare mobilità e competitività. La Cisl come un governo ombra. Capace di andare oltre le bandiere. Pianificando per una visione dei territori del Mezzogiorno
Ha messo insieme il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, due sottosegretari il Governatore del Lazio ed il Presidente del Consiglio Regionale, due presidenti di Provincia, tre assessori regionali, una ventina di parlamentari, sindaci e stakeholder di mezza Italia centro-meridionale. Soprattutto li ha convinti ad andare da lui in un lunedì di fine giugno: con la politica più affaccendata in sondaggi e fibrillazioni romane. Sembrava un’impresa ai limiti dell’utopia. Invece Enrico Coppotelli l’ha fatto.
E no, non è stato un colpo di fortuna. È l’ennesima dimostrazione di un’attitudine che il Segretario Generale della Cisl Lazio esercita da anni come un marchio di fabbrica: l’abilità di relazione e la capacità organizzativa. Quella che non si vede nei tweet o nelle interviste patinate: ma che fa accadere le cose. Che tiene in piedi un tavolo quando altri lo smonterebbero per ripicca o per noia.
Tutti al tavolo di Coppotelli

Il convegno “La rinascita del Basso Lazio. Il futuro della mobilità con la Stazione Tav” in programma lunedì alle Terme Pompeo, è molto più di un evento con i “big”. È un momento politico di sistema, realizzato in tempi di solitudini istituzionali, campanilismi asfittici e agende a incastro. Per questo ha il sapore dell’impresa storica.
Perché è questo il punto: Coppotelli è riuscito a fare sistema attorno a un’idea concreta, quella della stazione Tav di Ferentino-Supino, non per allungare il libro dei sogni, ma per parlare di sviluppo vero. Di mobilità. Di competitività. Di Nord e Sud che si avvicinano. Di aree industriali che non possono più essere costrette in una gabbia logistica degli anni ’80.
E lo ha fatto senza pretendere di “mettere il cappello”, ma costruendo il consenso, saldando istituzioni, territori, Partiti e corpi intermedi. Una leadership sindacale che ragiona da policy maker. Che in una stagione segnata da disintermediazione e populismi, sa invece parlare la lingua della responsabilità.
Visione oltre le bandiere

Il fatto che praticamente tutta la filiera politica e produttiva del Basso Lazio sarà presente lunedì dimostra che quando c’è una visione chiara e qualcuno che la tiene ferma senza trasformarla in bandiera di parte, allora le cose si muovono. E magari, finalmente, partono.
Sia chiaro: la Tav nel cuore industriale della Ciociaria non è un “favore”, ma un’esigenza strutturale. Non della Ciociaria ma del Centro Italia: e solo per un caso il posto migliore per farla è Ferentino – Supino, perché è baricentrico tra il Lazio Sud, il Nord Campania, il Molise e l’Abruzzo. Proprio per questo Coppotelli la declina come un’infrastruttura di bacino, capace di servire non solo Frosinone e Latina, ma tutta una porzione dimenticata di Mezzogiorno d’Italia. È così che si ragiona quando si vuole incidere davvero. È così che si fa lobby per il territorio.

Al posto del solito convegno per fare passerelle, Coppotelli ha costruito una piattaforma politica e tecnica, mettendo tutti attorno a un tavolo. L’evento di lunedì è già un successo prima ancora di cominciare. Il passo successivo sarà trasformare questa mobilitazione in proposta operativa davanti a RFI e Ferrovie dello Stato. Ma se c’è qualcuno che può farcela, è chi ha già compiuto il più difficile dei miracoli: far parlare tutti la stessa lingua su un progetto condiviso. E partire da qui, dal cuore del Basso Lazio.
La Tav come metafora. Di una terra che ha smesso di aspettare. E di un sindacalista che, mentre molti twittano, organizza il futuro.