
Oggi il terzo morto in tre giorni in provincia di Frosinone. Due sui cantieri, uno alla guida di un camion. Il problema coinvolge anche i fattorini del cibo. Quelle che arrivano saranno le giornate legislativamente “roventi” per Roma e Regione Lazio
Un summit in Regione Lazio per stabilire una cosa ovvia ma che tanto ovvia non è. Scorrazzare per le grandi città italiane cotte dall’anticiclone Pluto per guadagnare qualche soldo in più e mettendo a rischio la propria salute non è salutare. E non è civile.
Tre casi in pochi giorni
Il caldo di questi giorni uccide. Solo oggi ad Atina un 58enne è morto, mentre era impegnato nella realizzazione della nuova rete in fibra ottica lungo via Randolfi: intorno alle dieci del mattino Anthony Fico di Pomigliano ha avuto un malore e si è accasciato. Inutile ogni soccorso. È il secondo caso in tre giorni: martedì scorso c’era stato un altro episodio analogo, questa volta a Giuliano di Roma, dove un operaio edile di 57 anni, Domenico Radici di Pofi, si è accasciato poco dopo essere arrivato sul cantiere sul quale, insieme ai colleghi, doveva procedere alla ristrutturazione di un immobile.

Un terzo caso è stato registrato in serata: un camionista di sessant’anni, le cui generalità non sono state diffuse, è morto questa sera nel Pronto Soccorso dell’ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone dove era stato portato poco prima dal personale del 118, intervenuto in autostrada su segnalazione di alcuni automobilisti. Avevano avvisato il Numero unico di emergenza 112 della presenza di una persona a terra sull’asfalto poco prima del casello di Frosinone , tra la corsia di emergenza ed una piazzola di sosta, vicino al mezzo che fino a poco prima stava guidando.
L’autotrasportatore ha avuto un malore mentre percorreva la A1, si è accostato ed è sceso per chiedere aiuto ma ha perso immediatamente i sensi. Dopo pochi minuti, sul posto erano intervenute le pattuglie della Polizia Stradale ed il personale sanitario del 118 che hanno portato subito il paziente in ospedale. È arrivato ancora in vita ma dopo poco, nonostante i tentativi di rianimazione, il camionista è morto.
Il vertice

Il summit alla Pisana lo ha voluto la Cgil per fare il punto sulla situazione dei lavoratori a rischio. Sia quelli già coperti dalle recenti disposizioni che vietano di ingaggiarli nelle ore più calde che quelli che quelle coperture normative d’emergenza non le hanno ancora.
A parlare sul tema era stato in questi giorni Natale Di Cola, segretario capitolino e regionale del sindacato. Con questo scopo: ”Controllare il rispetto dell’ordinanza da parte delle imprese, per la prevenzione e per l’estensione delle tutele. E chiederemo appunto di allargare la direttiva a tutte le categorie”.
La battaglia di Di Cola

Categoria tra cui i rider non figurano perché sono considerati lavoratori autonomi. Di loro non esistono neanche censimenti: su Roma e nel Lazio la stima è di circa 20mila a fronte di 700mila censiti nell’intero Paese.
Prendono l’ordine, inforcano i mezzi e, con queste temperature africane, cercano di raggiungere il più presto possibile le ganasce di chi li ha chiamati. E attenzione: quello dei rider è un lavoro che, giocoforza, trova maggiore redditività per l’azienda e finestra di guadagno per il lavoratore proprio nelle ore più calde.
Quelle in cui si mangia, quelle in cui il sole può uccidere anche una persona ferma, figurarsi un povero cristo costretto a schizzare come un ossesso perché viene pagato a numero di target.
“Nessuna libertà di pausa”

Di Cola è stato chiaro: “Sui rider chiederemo un’attenzione particolare. Una parte importante di queste lavoratrici e lavoratori opera formalmente da libero professionista nel rapporto con le piattaforme. Ma senza alcuna libertà nel poter scegliere se effettuare una pausa tra le consegne, e nella gestione dei propri orari lavorativi”.
Chi perde tempo è soggetto a penalizzazione e chi corre troppo può essere soggetto ad un colpo di calore: coma la mettiamo in un Paese che si definisce orgogliosamente civile e “modello dell’Europa” su altri format, come quello sui centri migranti in Albania?
Il dato crudo è che a livello nazionale i rider, e non solo loro, sono rimasti fuori dalle ordinanze per il caldo. Così mentre noi pigiamo pigri sulla pulsantiera del condizionatore in attesa del nostro trancio di pizza loro devono scegliere tra rischiare la morte per vivere o rischiare il lavoro per non morire.
Glovo e Delivero “ci provano”

E le aziende? Glovo aveva offerto un “bonus caldo” a chi volesse scarpinare e pedalare oltre i 30 gradi Celsius. Delivero invece aveva ritenuto che quel tetto oltre il quale far scattare l’upgrade danareccio andasse spostato a 32°. I sindacati erano insorti e le due aziende avevano fatto una provvidenziale retromarcia.
In questi giorni il tavolo sindacale a cui partecipa anche Felsa Cisl dovrebbe arrivare ad una soluzione condivisa. Il nodo è la sicurezza, una cosa che lega malissimo con il cottimato vestito da mission autonoma che caratterizza il lavoro dei rider.
Anche perché “la fascia oraria più calda, dalle 11 alle 15, è la più ambita dai fattorini, quella in cui si prendono più consegne, si lavora e si guadagna di più”.
Cosa fanno le Regioni

E le Regioni? Spicca il Piemonte, che ha allargato autonomamente ai rider le misure incluse e normate dall’ordinanza anti-caldo sulle condizioni di lavoro in situazioni di esposizione diretta e prolungata al sole. Con essi ci sono anche “i lavoratori dei settori delle cave e della logistica”.
La Regione Lazio deciderà in questi giorni, si spera con saggezza. Anche perché l’inquadramento professionale dei rider è oggetto ormai da tempo di lunghe diatribe giudiziarie.
A far fede una sentenza, sempre piemontese. Nel 2023 il tribunale di Torino statuì che “tutto il turno in cui il rider è loggato sulla piattaforma è da considerarsi tempo di lavoro, a prescindere dalle consegne svolte”.
Ed una sentenza giuslavorista di Milano stabilì che Uber Eats non poteva lasciare l’Italia senza versare un indennizzo ai rider, anche se inquadrati come lavoratori autonomi.
Ma serve davvero la giurisprudenza quando basterebbe il semplice buon senso?