Una via d'uscita per la sindaca dimissionaria di Formia. I possibilisti le chiedono la 'libbra di carne' del reset. Gli oltranzisti vogliono andare al voto. E in una nota la sinistra attacca il Pd 'inciucione' con il centrodestra.
La salvezza per Paola Villa potrebbe arrivare da Bologna. La cura per rigenerare l’amministrazione comunale di Formia sta nell’ospedale Maggiore. Non è un farmaco è si chiama Antonio Capraro: è infermiere in servizio nel nosocomio felsineo ed è capogruppo della civica Formia Vinci. Il sindaco lo vuole incontrare di persona appena sarà in città tra sabato e domenica. Potrebbe evitare le elezioni.
È un tassello capace di completare il mosaico che risolve la crisi politico-amministrativa al comune di Formia, annullando gli effetti delle dimissioni del sindaco Paola Villa. (Leggi Il sindaco Villa si dimette: “Costa è stato il burattinaio e mandante”).
C’è una via d’uscita in fondo al tunnel nel quale è precipitata l’amministrazione cittadina. Si intravede dopo la conclusione del primo giro di consultazioni effettuato con le forze politiche di minoranza. Mancano ancora all’appello la Lega, che ha preso tempo dopo la positività al Covid del consigliere Nicola Riccardelli. Poi Antonio Capraro… la cura che venne da Bologna.
Capraro e Costa: i salvagente di Villa
L’infermiere del Maggiore di Bologna ne è consapevole da giorni. E sa che il suo paventato ritorno in maggioranza potrebbe togliere definitivamente le castagne dal fuoco alla professoressa Villa.
Per ritirare le dimissioni revocabili entro il 19 dicembre però il sindaco di Formia ha bisogno della certezza di due voti. Potenzialmente Paola Villa potrebbe aver già recuperato il consigliere Giovanni Costa. Per la sua componente è pronto il ritorno in un’eventuale nuova Giunta dell’ex assessore ai servizi sociali Giovanni D’Angiò. (Leggi Stati Generali mezzo flop, al via le consultazioni scontate)
Il terzo sarebbe la sicurezza. Capace di colmare il gap numerico provocato dall’annuncio di “Ripartiamo con voi”. Quello con cui il 30 novembre aveva annunciato di votare contro la salvaguardia degli equilibri di bilancio. (Leggi qui Il sindaco Villa si dimette: “Costa è stato il burattinaio e mandante”).
Il terzo asso della salvezza per Paola Villa potrebbe essere, a titolo personale, il capogruppo di Forza Italia Eleonora Zangrillo. Cosa significa ‘a titolo personale‘? La linea politica tracciata dal capogruppo regionale Claudio Fazzone è chiara: nessun soccorso azzurro all’amministrazione comunale. La Zangrillo potrebbe salvare il sindaco ‘congelando’ la sua posizione nel Partito.
Zangrillo: abbiamo giocato pulito
Ma Eleonora Zangrillo mette in chiaro di «non aver deciso proprio nulla». Questo suo orientamento l’ha esternato al sindaco rimproverandole di «aver sbagliato tante cose. Ha commesso tanti errori. Non li ha compiuti ora ma in occasione dell’ultimo bilancio di previsione che io – ha sottolineato Zangrillo – ho votato contro».
Il capogruppo azzurro, tuttavia, continua a masticare amaro. Non ha del tutto metabolizzato ancora la delusione per il flop che ha dovuto rimediare il suo incontro convocato per sabato mattina. Incontro in cui gli alleati del centrodestra (Lega, Fratelli d’Italia-Formia con te e Udc) le hanno voltato le spalle.
Severo il commento della Zangrillo: «Penso piuttosto che molti non abbiano giocato una partita lineare in questa fase. Ma avremo modo di parlarne. Dopo riunioni segrete bipartisan ed esclusioni ai diversi tavoli di persone o interi gruppi. E dopo inviti legittimi a sedersi intorno ad un tavolo e mancate partecipazioni, arriviamo all’oggi senza un nulla di fatto. Ribadisco che l’invito per l’incontro di sabato era stato formalizzato a nome del Partito e soprattutto concordato con i vertici».
Dunque con il senatore e coordinatore regionale di Forza Italia Claudio Fazzone. Che invece lo nega.
Gli oltranzisti e il ritorno al voto
Che il sindaco voglia continuare, «perché il momento è delicato, soprattutto a causa dell’emergenza Covid», l’hanno potuto capire le ultime due delegazioni ‘salite’ al secondo piano del palazzo municipale.
L’Udc era rappresentata dal solo capogruppo consiliare Erasmo Picano. Più nutrita la rappresentanza di Fratelli d’Italia-Formia con te con Pasquale Cardillo Cupo e Gianfranco Conte affiancati dai rispettivi coordinatori comunali, Giovanni Valerio e Luigi Scafetta.
La loro è stata la posizione più oltranzista sinora espressa dalle componenti del centrodestra invitate dal dimissionario sindaco. Questo almeno in attesa dell’incontro con la Lega.
«Ci ha ringraziato per questo bon ton istituzionale. – hanno commentato Cardillo Cupo e Conte – Ma il testimone passi ora all’elettorato. Passi dopo che lo stesso sindaco ha detto che è terminato il suo progetto politico. Non ci sono vie di mezzo».
A trovarle ora, a dieci giorni dalla scadenza del termine concesso dalla legge, sono il sindaco Villa e quel che resta della sua maggioranza civica.
Sono le liste “Formia città in comune” e “Un’altra città”. Si vedranno mercoledì sera in comune. A quel punto costretto a fare necessariamente outing sarà soprattutto il primo cittadino dimissionario. Sa che per ripartire deve promuovere due iniziative “forti” per convincere i “volontari” Eleonora Zangrillo, Giovanni Costa e forse, Antonio Capraro. E cioè dimissionare completamente la Giunta in carica.
Il dazio di Villa: azzerare la giunta
Compresi gli assessori fedelissimi Kristian Franzini, Carmina Trillino e Orlando Giovannone. Poi vararne una interamente una nuova con nomi autorevoli. Per farlo il sindaco di Formia vuole operare una decisione collegiale perché, in caso contrario, i principali problemi arriverebbero dall’interno. Ed è questa è un’ipotesi, alla luce della ristrettezza dei numeri, da escludere subito e a priori.
In pratica, il rischio è di otturare una falla ma allo stesso tempo vedere aprirsene un’altra.
Fermento e documento a sinistra
Un fermento è iniziato anche a sinistra del Partito Democratico. Cioè la prima forza politica che, incontrando la professoressa Villa, le ha comunicato il diniego a garantirle qualsiasi sostegno. Un duro atto d’accusa contro l’operato della prima amministrazione civica di Formia l’ha rivolto un gruppo di dirigenti del fronte progressista formiano. Ma l’elenco è lungo. Vi si notano i nomi di consiglieri comunali, delegati e assessori impegnati nelle varie Giunte di centrosinistra succedutesi dal 1993 sino al 2017.
Fra essi Mattia Aprea, Patrizia Menanno, Clide Rak, Maria Rita Manzo, Luigi Pinelli, Vincenzo De Meo, Pasquale Gionta.
Ma anche Fulvio Spertini, il primo assessore al Bilancio della Giunta Villa. Colui che con le sue dimissioni ha dato il via ad uno sciame sismico culminato il 30 novembre con le dimissioni del sindaco di Formia. La crisi amministrativa rischia di provocare di nuovo, dopo tre anni esatti, il commissariamento del comune.
Commissariamento che «certamente non sarebbe la causa dell’immobilismo già in essere. Il progetto, nato per cambiare e rinnovare Partiti e politica, di fatto, non ha retto alle tensioni di interessi troppo diversi. Restano i gravi ritardi nella progettazione e attuazione di opere strategiche (viabilità e portualità). Poi nella discussione del nuovo Piano Regolatore.
Pd “inciucione” col centrodestra
Questo documento a sinistra del Pd appare un chiaro altolà al progetto dell’ex sindaco Dem di Formia Sandro Bartolomeo. Ex sindaco che, «pur di non vedere il Pd fare la stessa fine del partito di Fondi e Terracina», ha esternato la sua volontà di dar vita ad una coalizione civica. Coalizione stile quella di Terracina, che permetta a «Formia di rialzarsi». Anche con pezzi di centro destra.
Alcuni suoi ex consiglieri, delegati e assessori, compreso il capogruppo in carica Claudio Marciano, la pensano diversamente. «È tempo di riannodare i fili, ricostruire un perimetro di valori di idee. E chiamare tutti a condividere un cammino».
Il rischio è fondato. Il Pd formiano, che si voti o meno in primavera, è tornato ad essere il partito- Pci, Pds, Ds e simili. Partito in cui si si contrastano l’ala più filo governativa (Bartolomeo) e quella (del suo principale avversario interno, Francesco Carta) più utopica e rivoluzionaria.
Le due teste Dem di Formia
La chiamata alle armi è iniziativa sempre possibile. Magari con il ricorso anticipato alle urne. «Facciamo appello a quanti vogliano impegnarsi per un progetto di buon governo. Un governo in cui l’azione politica sia totalmente ancorata alla soluzione dei problemi della città, in modo chiaro e concreto. Un progetto che segni con nettezza il confine delle alleanze programmatiche e politiche».
Il dimissionario coordinatore politico di Formia città in comune, Enrico D’Angelis, impegnato a sinistra da quando aveva i pantaloncini corti, afferma di non aver ricevuto alcuna telefonata. E osserva con ironico disincanto: «A me neanche mi chiamano. Io sono proprio un profugo, un apolide, senza più una nazione politica».
Parenti serpenti…