Da generale a colonnello: Vannacci e la Lega che crede ancora in Durigon

Le tre mosse del Capitano per rendere più competitivo il Carroccio e proiettarlo verso l’erosione del Giorgia-power

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Ci sono alcuni punti fermi nella “nuova” Lega di Matteo Salvini, quella che è uscita dal Congresso nazionale con la riconferma per acclamazione del Segretario nonché ministro e vicepremier. E tra quelli più fermi di tutti ci sono gli uomini (e le donne) del Partito. Secondo due direttrici precise, due tipologie potremmo azzardare.

La prima è quella di valorizzare gli iscritti di rango che siano capaci di mettere a terra i piedi di un Partito forse finora troppo “aquilone” nella sue iperboli sovraniste. Uomini terragni e pratici come Mario Abbruzzese, che sui suoi social prosegue dritto come un fuso nella sua campagna di concretizzazione della mistica leghista. Con post come questo: “I costi della transizione per le auto elettriche? Oltre 3.500 miliardi di euro per noi cittadini europei, con la perdita di 70mila posti di lavoro solo in Italia. Questi sono i risultati delle folli politiche green delle quali la sinistra europea si deve assumere la responsabilità”.

Claudio e Mario lanciatissimi

Claudio Durigon con Matteo Salvini e Mario Abbruzzese

Oppure uomini come Claudio Durigon, che Salvini aveva utilizzato preliminarmente in maniera un po’ troppo “coloniale” spedendolo a fare il commissario in Sicilia di un Partito che al Sud conferma di avere humus scarso e di scarsa qualità. Oggi Durigon è l’uomo che sta dietro la proposta di legge per le agevolazioni fiscali ai giovani.

E’ parte di una Lega concretista che Salvini vuole contrapporre a quella Lega governista sorniona a non proprio fedelissima, e che è tornata nei ranghi ma solo per poco. E per dare al suo Partito una spendibilità sociale oltre che social.

Poi c’è la seconda tipologia di uomini/donne di cui il nuovo Carroccio salviniano deve occuparsi. Cioè quelli che, per carisma e dicrasie sulla linea del Partito, sono più pericolosi, perché una loro fronda o addirittura una loro fuga sarebbe letale.

Tenersi i “nemici” vicini

Uomini come il generale Roberto Vannacci, al quale il Capitano ha applicato il detto “se sono amici tieniteli stretti, se sono nemici ancora di più”. E che dal Capitano è stato fatto colonnello del Partito dopo una accurata opera di restyling gerarchico e sostanziale dei vertici della Lega.

Il generale Vannacci è stato nominato, secondo AdnKronos, vicesegretario. In questo modo si chiude il cerchio attorno ad un alto ufficiale che nei mesi scorsi aveva lanciato segnali precisi di autonomismo. Di un mood tutto legato al carisma di pancia che Vannacci ha conquistato nei confronti di un certo elettorato trasversale, la cui secante attraversa l’universo legista e quello post fascista un po’ “deluso” da Giorgia Meloni per parte congrua.

E come vice bis Salvini ci ha voluto piazzare “un’altra eurodeputata, la milanese Silvia Sardone”. Attenzione ché c’è una briscola sottile: i due non andranno a sostituire i vicesegretari già in carica, cioè Durigon, che è anche Sottosegretario al Lavoro e Alberto Stefani, deputato e segretario della Liga Veneta.

La terzina operativa del Capitano

Matteo Salvini

Che significa? Che Salvini sta iniziando a fare strategia oltre che followers, e che dalla sua nuova Lega vuole tre cose. L’affidabilità tecnica di chi già stava nel suo Stato Maggiore però unita stavolta ad una robusta presenza di alti ufficiali provenienti dalla pattuglia Ue, dove il Carroccio è altra cosa rispetto a Fratelli d’Italia.

Ergo, Salvini vuole prepararsi ad erodere il credito di Giorgia Meloni quando inevitabilmente e fisiologicamente questa erosione sarà possibile. Tertium datur, il segretario ha voluto “istituzionalizzare” con casella di massimo rango la posizione di un suo possibile antagonista inside.

Matteo Salvini e Giorgia Meloni (Foto: Sergio Oliverio / Imagoeconomica)

Che infatti oggi è “costretto” ed al tempo stesso felice di dire che “la nomina a vice di Salvini in Lega è una grande responsabilità, so bene cosa comporta”. Cioé? “Non è solo un incarico prestigioso, ma un impegno concreto verso chi crede in un’Italia libera, forte, padrona delle sue scelte, sovrana”.

E con un incarico che “mi vedrà lavorare ogni giorno per consolidare un partito che rappresenta la più duratura e resiliente compagine politica del Parlamento ed i cui valori sono sovrapponibili a quei principi in cui credo fermamente”.

Un incarico che appare come una catena saggia ed orpellata, perciò inghirlandata di fiori e galloni.