Da Lingotto a Lingottino: per mandare un gagliardo primo avviso a Schlein

Il primo summit ufficiale dei riformisti dem per contrastare la linea massimalista della segretaria e compattare i “moderati”. Il ruolo di Antonio Pompeo

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

“Milioni di italiani hanno votato in nome di una politica nuova, più sobria nell’uso delle risorse pubbliche e più efficiente nell’amministrarle, più umile e più competente”: il 27 ottobre del 2017 Walter Veltroni pronunciò queste parole con la fiducia di un prete laico che stava battezzando un nuovo pargolo. Non aveva affatto torto se non in un punto.

Quello per cui il bimbo che stava aspergendo di “acqua santa politica” era già nato con fattezze di ‘Mini Frankenstein’. Creatura composita, morfologicamente variegata. Mezza post Occhetto e mezza post Forlani, con Ilario Castagnetti a fare da uomo-mastice in combo con il regista. E che crescendo avrebbe sparato nel sistema complesso della politica italiana le sue nature polivalenti al punto tale da mettere a rischio crash la mission.

Natura polivalente

Walter Veltroni © Imagoeconomica, Alessia Mastropietro

I soggetti politici sono così: non sono mostri da prima al cinema o da serata (ormai) nostalgica sul divano di casa il venerdì sera quando la moglie nicchia o il marito ha preso troppa peperonata. Sono entità che fanno pagare pegno perché il tempo fa germinare le loro stesse fratture di diversità. Che in un modo normale sono ricchezza indiscutibile, ma che in politica attiva sono grane, grane come quella che ha provato a risolvere il primo summit official dei Riformisti del Partito Democratico ieri ai Bagni Misteriosi del teatro Parenti di Milano.

Grane ascrivibili, nelle pie intenzioni degli organizzatori, al format massimalista, radicale e poco attendo alla middle class italiana di Elly Schlein.

Alla fine e dopo cento proclami concettuali ce l’hanno fatta: con quello che molti osservatori considerano il primo appuntamento politico davvero condiviso e indipendente dopo anni in cui il Partito Democratico è rimasto incredibilmente fermo mentre veniva smontato, pezzo dopo pezzo, il progetto con cui era nato nel 2007 al Lingotto di Torino, sotto la guida di Walter Veltroni. Per «rompere un silenzio, ce n’è stato troppo e questo ha causato disagio» riassumerà alla fine Graziano Delrio.

Da Walter a Matteo fino ad Elly

(Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

La crono critica ci sta tutta: una volta c’era il Pd delle origini, poi c’era stata la parentesi “spuria” di Matteo Renzi ed oggi c’è l’iperbole senza benedizione di tessere ortodosse della Schlein. Lo spirito di quel Partito che, nato composito, aveva germinato correnti frattali, secondo i convenuti ieri a Milano va recuperato.

Il senso infatti non è tanto quello di una “summa” (cosa impossibile per il Nazareno, almeno ora) ma dell’esigenza di una certa parte di dem che oggi pretende di essere ascoltata. E che quindi fa massa critica e roba official per far capire che o saranno orecchie parte oppure saranno “teste mozzate”.

Stefano Bonaccini

La location è stata quella dei Bagni Misteriosi presso il centro culturale del Teatro Parenti, un vero spot riformista per eccellenza. Una sorta di “Lingottino” al quale hanno partecipato tutti quelli che non vogliono più vedere il Partito incatenato ad un battage ideologico, sodale con ogni minoranza possibile e post berlingueriano che non ha più una base.

Da Torino a Milano

Pina Picierno (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Gente che ha capito che l’operaio degli anni ‘70 è concettualmente morto, che conosce il valore dei diritti ma anche il prezzo eccessivo della loro sola proclamazione. E’ mancato per motivi tecnici il Grande Padre Ispiratore dell’iniziativa, quel Paolo Gentiloni che ha comunque assicurato una sua relazione ex post per il prossimo 8 novembre, ma per il resto sono arrivati tutti, i moderati di un Nazareno additato come una succursale del M5s di Giuseppe Conte.

Lorenzo Guerini, Marianna Madia, Simona Malpezzi, Filippo Sensi, Lia Quartapelle, Giorgio Gori e lei. Colei che è stata indicata da tempo come l’antidoto al radicalismo marinista e pop della segretaria: Pina Picierno.

Alla base di tutto c’è un’esigenza che, in soldoni, vorrebbe tradursi in alternativa concreta al “bipopulismo Meloni-Schlein” e scherani annessi.

Antonio alla riscossa

Lorenzo Guerini (Foto: Alessandro Amoruso © Imagoeconomica)

Una cosa che funziona ma che logora, con la differenza che il sovranismo di destra conosce stagioni forti ma effimere, mentre il suo omologo del centrosinistra rischia di incistarsi e “guastare” irrimediabilmente” la macchina battezzata da Veltroni nel 2007.

Per questo non è un caso che ai Bagni Misteriosi del teatro Parenti di Milano, ci fosse anche Antonio Pompeo tra i Riformisti del Partito Democratico che hanno rotto il silenzio rivendicando il loro spazio all’interno del Pd e criticando l’attuale direzione del Partito sotto la guida di Elly Schlein.

Il Lazio ha fiutato da prima il malcontento che stava montando. E dal fronte opposto, il Segretario Regionale Daniele Leodori ha lavorato d’anticipo per disinnescare una situazione che rischia di cambiare gli equilibri. Ha portato a termine la missione: allargando la Segreteria regionale, costruendo un dialogo a più voci, portando dentro l’ala di Claudio Mancini e soprattutto i Riformisti di Antonio Pompeo dandogli un balcone con vista nella nuova Segreteria. (Leggi qui: Rivoluzione nel Pd Lazio: tregua fatta, ora si marcia uniti (quasi).

Il riequilibrio necessario

Antonio Pompeo

È Antonio Pompeo a riassumere la posizione per il Lazio. Escludendo la rottura imminente e confermando la volontà di restare nel Pd, rifiutando però – nel Partito, nel Lazio ed a Frosinone – l’“unanimismo di facciata” e denunciano l’assenza per un lungo periodo di un dibattito interno. Anche i suoi chiedono un riequilibrio del baricentro verso il centro, temendo che una deriva troppo sbilanciata a sinistra finisca per isolare il Pd e renderlo subalterno al Movimento 5 Stelle.

Ma ci sono anche i valori non negoziabili dell’area che guida in provincia di Frosinone e di cui è coordinatore regionale: europeismo, difesa e sicurezza, sostegno all’Ucraina, dialogo con il governo e alleanze credibili. Contesta la “gara a chi è più estremista” e il tono da tifoseria imposto da Schlein che si è allargato per oltre un anno anche in Ciociaria, chiedendo un ritorno alla politica del compromesso e della responsabilità.

L’obiettivo che per il momento emerge è quello di ricostruire una minoranza interna forte, per contare davvero nelle scelte politiche e riportare il Pd ad essere un Partito popolare e di governo. Il clima è quello di un’offerta alternativa interna, non di una scissione. Ma il messaggio al Nazareno è chiaro: i riformisti non staranno più zitti. E non terranno più i motori della loro azione politica, fermi ed in silenzio.

Il tempo è trascorso

A proposito di “macchine”: nei mesi in cui nacque il Partito Democratico la Fiat presentò a Cassino, in una Piazza Labriola gremita, la nuova Cinquecento. Quella sera Anna Teresa Formisano, tutt’altro che Dem, era in forma smagliante.

Erano tempi di speranza in un futuro migliore e prospero, ed erano tempi in cui la politica attiva e la società erano molto meno scollegate.

Non capire che di quei giorni è rimasto solo il vento flebile della retorica e che oggi i dem hanno bisogno di più fatti e meno vessilli significa condannare il Nazareno a sbriciolarsi. E una grossa parte dell’Italia a non avere alternative.