Forza Italia non fa dormire sonni tranquilli alla maggioranza del governo nazionale ed a quella dell'amministrazione di Frosinone. Due storie diverse ma con un comune denominatore: la grande difficoltà è tenere insieme anime troppo diverse, anche quando indossano la stessa maglia
Nel grande teatro della politica italiana, il centrodestra si ritrova ancora una volta a fare i conti con la sua proverbiale abilità nel cercare di dividersi: anche quando non se ne sente proprio il bisogno. Soprattutto perché l’opposizione, tanto nella Capitale, che nel capoluogo, non brilla certo per attivismo.
I problemi partono dall’interno della coalizione. E se a Roma si litiga sullo Ius Scholaea Frosinone si fa la conta dei superstiti in maggioranza. Attualmente “inchiodata” a quota 16. Rien ne va plus.
Due scenari, un solo comune denominatore
La grande difficoltà è tenere insieme anime troppo diverse, anche quando indossano la stessa maglia.
Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani e la Premier Giorgia Meloni
La proposta di legge sullo Ius Scholae, rilanciata da Forza Italia in queste ore, prevede la concessione della cittadinanza ai minori stranieri dopo dieci anni di scuola con profitto. Una posizione che ha trovato, forse inaspettatamente, sponde nel centrosinistra, PD e M5S una volta tanto uniti.
Ma che, di contro, ha fatto infuriare l’alleato di governo, la Lega che ha bollato l’iniziativa del Presidente degli azzurri Antonio Tajani, come “una boutade estiva” e “una proposta irricevibile”. Ed anche il Partito della Presidente Giorgia Meloni non ha fatto certo i salti di gioia per questa ipotesi legislativa. Il Vice Ministro e Ministro degli Esteri, con il suo proverbiale aplomb ha ribadito che “la cittadinanza è una cosa seria” e che la proposta azzurra è ben diversa da quella del PD.
Ma il messaggio, nemmeno troppo tra le righe, è abbastanza chiaro: Forza Italia è pronta a votare in parlamento con chi ci sta. Anche se questo significa compromettere il fronte della maggioranza di centrodestra.
E mentre a Palazzo Chigi si cerca di tenere insieme i cocci, a Frosinone il sindaco Riccardo Mastrangeli guida il bus amministrativo (per il BRT c’è ancora tempo) , ma Forza Italia è scesa diverse formate prima. La situazione nel capoluogo è forse ancora più surreale di quella del Governo. Qui, Forza Italia è all’opposizione del sindaco, sempre meno civico e sempre più in quota Lega, ma sempre espressione, proprio del centrodestra. Un paradosso che nemmeno Pirandello avrebbe osato scrivere.
Dopo mesi di tensioni, accuse reciproche e voti di astensione sul Previsionale e contrario sul Rendiconto, gli azzurri hanno ufficializzato il loro addio alla maggioranza. “Sì al centrodestra, no al modello Mastrangeli”, ha dichiarato il consigliere Pasquale Cirillo in aula. Lasciando intendere che il problema non è la coalizione, ma chi la guida. E il partito, sia a livello provinciale che regionale, non ha detto una sola parola per ricucire. Evidentemente Chi tace….
Clima da fine impero
Domenico Marzi (Foto: Massimo Scaccia)
Nel frattempo, la maggioranza Mastrangeli si regge su equilibri precari, con l’appoggio esterno della lista Marzi (il suo diversamente maggioranza sarà inserito di diritto nei manuali della politica) e l’aria da fine impero che si respira nei corridoi di Palazzo Munari.
Il centrodestra nazionale e quello frusinate sembrano due spettacoli diversi, ma con lo stesso regista distratto. A Roma si litiga su principi e diritti, a Frosinone su Giunte da azzerare e mobilità urbana da cambiare.
E mentre Forza Italia cerca di ritagliarsi un ruolo mainstream, da ago della bilancia a livello nazionale, una forza politica che sia equidistante dagli estremi (di destra e di sinistra) e che invece in sede di campagna elettorale possa essere attrattiva per entrambi, a Frosinone si ritrova a fare opposizione a un sindaco che, almeno sulla carta, dovrebbe essere un alleato. Il centrodestra sembra oggi impegnato in un esercizio di equilibrio difficile, tra l’esigenza di tenere unito il fronte nazionale e la complessità delle dinamiche locali.
Riccardo Mastrangeli
Roma e Frosinone raccontano due vicende diverse, una di principio e una amministrativa, ma accomunate entrambe da una sfida comune: ritrovare una sintesi politica capace di parlare con coerenza, sia nei Palazzi del potere che nelle stanze del Comune. E forse, proprio da queste contraddizioni, può emergere l’opportunità di ridefinire un’identità più solida e condivisa. A Frosinone come nella Capitale.