Sul Lazio piove dai giorni dell'Immacolata. Ma questa volta non ci sono stati grandi disagi. Merito della prima serie di lavori avviati dalla Bonifica. Che ora reclama una legge sul dissesto idrogeologico. Con Anbi e Regione Lazio che hanno strategie comuni
Piove, ma questa volta non si può dire “governo ladro”. I dati del Meteo su Frosinone dicono che nella sola mattinata del 2 gennaio sulla città sono caduti 30 millimetri di pioggia. Tanto. Tantissimo. Non ce ne siamo accorti perché questa volta non ci sono stati allagamenti, gli argini hanno tenuto, le pompe hanno tirato via l’acqua. Dal suo quartier generale di Fiumicino il direttore della Bonifica del Lazio Andrea Renna sta incollato ai telefoni e inchiodato ai monitor dei computer.
Controlla a distanza gli indicatori, verifica che le squadre siano pronte ad intervenire, chiede un report a quelle che stanno rientrando. Sa che è in giornate come questa che si dimostra il risultato del lavoro. Per poter dire che l’Anbi, l’associazione nazionale delle Bonifiche Italiane, non ha più una mission “marginale”, riservata a popolazioni quasi estinte di annaffiatori di poderi. Ma ha un posto in prima linea nella battaglia per la difesa dai cambiamenti climatici. E le piogge torrenziali ne sono una conseguenza.
La Bonifica che funziona
Tra quegli argini che reggono, quei terreni che non si allagano, quegli aeroporti che restano aperti, quei raccolti che non si perdono: lì si gioca la credibilità del nuovo Anbi, lì si vedono i risultati delle strategie disegnate e attuate in tandel dal presidente Sonia Ricci insieme al suo direttore Andrea Renna.
Perché la nuova bonifica che stanno mettendo in pedi non è più un monolite impiegatizio. E’ green, monitora l’ambiente e usa il meteo come cartina tornasole di un Paese dove il dissesto idrogeologico è croce primaria. E dove lo sviluppo passa per i disastri che hai saputo evitare.
Anbi Lazio ha truppe in campo disposte dopo la recente riforma. Prima erano 10, ma ne resteranno solo 4. Quello del Litorale Nord, che ha fuso le strutture di Casal Palocco, Tarquinia e Pratica di Mare, da febbraio non è più commissariato. Un mese fa erano stati fusi Rieti e Viterbo. Frosinone e Latina resistono. E sono più che mai cartina tornasole di un nuovo corso. Che ha imparato a fare strategia dove prima c’era lassismo politico o indolenza burocratica.
La nuova mission è culturale
Il cambio della mission è stato soprattutto culturale: non solo manutenzione, ma obiettivi di ampio respiro che coinvolgono diversi comparti.
Il tutto prendendo a modello i ‘gemelli’ che hanno battuto per primi la via del rinnovato impegno. Sono i consorzi di Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana e Lombardia. Sono quelli che per primi hanno risentito dell’effetto di un cambio di passo che da Anbi nazionale è sceso a tendina sulle prime linee regionali. (Leggi qui “Sfidiamo il clima che cambia, Covid non ci ferma”).
E proprio la Regione Lazio ha assecondato il trend operativo. Come? Togliendo dalla polvere faccende che da troppo tempo erano irrisolte e inquiline di faldoni dimenticati.
Il piumino in mano se lo è messo Albino Ruberti, capo di Gabinetto di Nicola Zingaretti. E ha lasciato scoperti pochi ma essenziali punti: tutela del territorio, prevenzione del dissesto idrogeologico. Poi salvaguardia delle attività produttive, agricole e artigianali. Irrigazione tarata sulle nuove esigenze e manutenzione.
Manutenzione che resta cardine, e che ha bisogno di puntelli normativi certi, precisi e mirati.
La Legge contro il dissesto
I numeri di questi giorni sono chiari. Occorrerà aspettare la fine dell’inverno per un bilancio organico. Ma fino ad oggi tra allarmi arancione e gialli, temporali e raffiche di vento, alcune delle emergenze storiche non si sono ripresentate. I lavori portati avanti hanno funzionato.
Restano gli altri da attuare. Resta soprattutto una legge da scrivere. È quella con cui il Lazio definisce le cose da fare per contrastare il dissesto del territorio. Le Commissioni stanno fornendo le indicazioni politiche, Ruberti sta costruendo l’impalcatura giuridica.
Sonia Ricci lo sa e chiede fermezza. «Non si può continuare a costruire in aree a conclamato rischio idraulico, né si deve proseguire nel consumo irrefrenabile di suolo. La risposta alle conseguenze dell’estremizzazione degli eventi atmosferici, accentuate dalla naturale fragilità del territorio, non può essere la proclamazione degli stati di calamità. Stati che peraltro, dati alla mano ristorano solo il 10% dei danni a comunità, di cui si blocca l’economia e lo sviluppo».
«I Consorzi di Bonifica conoscono il territorio, di cui curano la quotidiana manutenzione. Ed hanno pronti piani di opere definitive ed esecutive. Cioè cantierabili, in grado di rispettare il crono-programma europeo per l’utilizzo delle risorse del Recovery Plan. Vanno superate inutili procedure e burocrazie, che rallentano i tempi di realizzazione delle opere, pur mantenendo i dovuti controlli sulle spese».
La Bonifica per reggere l’urto
Il maltempo sul Lazio è iniziato a ridosso dell’Immacolata e non s’è mai fermato. La rete dei Consorzi di Bonifica è stata messa sotto pressione dalle perturbazioni che sono state copiose e pesanti. Il quadro lo fa sempre Ricci. «Abbiamo retto all’onda d’urto delle forti piogge. La nostra risposta in termini di operatività è stata puntuale e tempestiva. Di questo vanno ringraziati tutti gli operai e i colleghi che hanno organizzato il lavoro. E che lo hanno fatto guardando alla prevenzione per contrastare l’emergenza».
«Abbiamo innalzato il livello di attenzione e fronteggiato tutto al meglio. La manutenzione va organizzata per tempo in tutta la regione. Su questo, con tutti i direttori, nei giorni scorsi ci siamo confrontati con gli amici presidenti e commissari. Una riunione utile, seppur con le dovute precauzioni dettate dal momento. Summit per analizzare quanto realizzato in un anno che definire particolare è davvero riduttivo. I Consorzi di Bonifica, grazie anche ad Anbi Lazio, nell’ultimo anno sono stati ancor più . lo sono reclamando attenzioni ed azioni che prima non si concretizzavano a dovere».
Per poter continuare a dire che piove: ma chi doveva si è mosso e l’ha fatto in tempo.