L’emergenza di un territorio che per anni ha vissuto sullo scambio tra lavoro e salute ed un convegno con un format anche politico
Un incontro che può essere letto da due prospettive diverse (anche se non per questo opposte). Da una parte c’è la necessità, comune a tutti, di tenere alta l’attenzione all’ambiente che da sempre caratterizza il centrosinistra ad Anagni. Dall’altra la volontà, non nuova, di una parte, di segnare il territorio, marcando la distanza con il resto del Partito e della coalizione. Rendendo quindi più complessa una strategia unitaria in vista delle prossime scadenze elettorali.
Ci sono questi due scenari dietro le quinte del convegno sull’ambiente che si è svolto sabato mattina ad Anagni in località Osteria della Fontana. Un convegno che, partendo dall’analisi dell’enciclica Laudato Sì, pubblicata da Papa Francesco nel 2015, ha voluto sottolineare la necessità di tenere alta l’attenzione sull’ambiente della Valle del Sacco.
La tragedia del 2005
Una zona martoriata da numerose tragedie in tal senso. E la più nota delle quali è quella del 2005; la morte di una ventina di mucche che avevano bevuto l’acqua di un fiume risultato poi contaminato da arsenico. Una tragedia che portò in evidenza l’emergenza di un territorio che per anni ha vissuto sullo scambio tra lavoro e salute. O, se si vuole, sulla promessa di uno sviluppo industriale ed occupazionale in cambio di una minore attenzione alla cura del territorio.
Di tutto questo si è parlato sabato. Con l’intervento del Professor Pietro Alviti, che ha sottolineato i tratti rivoluzionari dell’enciclica di Papa Francesco, il primo ad affrontare in maniera strutturale il tema di una maggiore attenzione al territorio. E rifiutando la logica dello sviluppo economico come l’unica possibile per il genere umano.
L’attenzione tradita
Un’attenzione, secondo Alviti, quanto meno tradita però da quelli che sono venuti dopo, visto che le richieste di Papa Francesco sono, dal 2015, anno della pubblicazione dell’enciclica, rimaste di fatto lettera morta. Di qui la necessità di una nuova spinta per ottenere maggiori risultati.
Tra i relatori anche un esponente importante della scena politica locale e nazionale: Lino Diana, senatore della Democrazia Cristiana e memoria storica del territorio negli ultimi 30 anni.
Che ha ricordato le proprie azioni in difesa del territorio, a partire dal finanziamento con 700 miliardi di lire dell’epoca di un progetto per la salvaguardia di tutta la zona della Valle del Sacco. Anche in questo caso però, un progetto rimasto sostanzialmente soltanto sulla carta.
Diana ha poi sottolineato come anche l’Unione Europea abbia, già a partire dal 1992, messo in prima linea la necessità della difesa dell’ambiente. Chiarendo poi come però anche in questo caso molto sia rimasto sui documenti, senza arrivare alla pratica dei fatti.
Il taglio concreto di Migliorini
L’intervento più concreto è stato quello di Emiliano Migliorini, del Coordinamento della Valle del Sacco. Ha ribadito tutti i possibili effetti negativi legate all’approvazione del progetto. A partire dall’inquinamento industriale, a quello acustico, a quello idrico. E poi sottolineando la necessità di un impegno maggiore per scongiurare tale prospettiva.
L’intervento più politico è stato quello di Luca Santovincenzo, consigliere comunale di minoranza, esponente di LiberAnagni. Che ha ribadito tutto il suo impegno per il territorio, già dall’epoca del Biodigestore, prima voluto e poi rinnegato dalla maggioranza capitanata dal sindaco Daniele Natalia.
La polemica di Save Sardaro
Fin qui l’analisi tecnica. Sul piano politico, non è sfuggito a nessuno il fatto che il convegno sia stato organizzato da Rinnovamento, la corrente di minoranza del Partito democratico di Anagni. Che vedeva numerosi esponenti presenti, a partire da Angela Manunza. Non c’erano, esponenti della corrente di maggioranza del partito, se si esclude Vittorio Save Sardaro, che però ha chiarito di essere andato a titolo personale, soltanto per l’antica amicizia con il senatore Diana. E sottolineando polemicamente di non essere stato invitato da chi aveva organizzato il convegno.
Insomma sembra proprio che, al netto delle ottime intenzioni con cui è stato organizzato il convegno, l’occasione sia stata di nuovo quella di segnare una distanza tra varie anime del partito.
Anime che dovrebbero invece cercare il più possibile di arrivare a trovare un punto comune, nel tentativo di provare a proporre una visione comune di tutto il centro-sinistra di Anagni.