
Ognuna di esse ha la sua guerra sui diritti e nessuna di essere conduce battaglie sociali, e in ogni De Vizia d'Italia si vede e si sente
“Caro bollette, aumento dei prezzi, famiglie e attività allo stremo. Problemi che denunciamo da mesi. E sui quali il governo non è stato capace di intervenire. La guerra in Ucraina non sia la scappatoia dell’Esecutivo per fingere che i problemi nascano oggi. Hanno fallito”. Come la fai fessa una così? Una che nel 2022, come rilevato da un venefico Matteo Renzi, diceva cose che oggi sono per converso le sue possibili croci?
Come la metti all’angolo una che parla di record di recupero fiscale usando (anche) cifre, protocolli ed azioni di altri ma sapendo benissimo che il “mappazzone” finale arriverà dritto nel core di un Paese alla coratella che morde praticamente ogni esca?
Le scelte mirate

Il senso di quello che dovrebbe rimettere Giorgia Meloni in asse con i suoi limiti ed in armonia con i suoi (indubbi) pregi senza però che i secondi diventino pendolo da ipnosi sta tutto qua.
Nella capacità di chi si oppone alla premier con saggezza, arguzia e soprattutto con scelte mirate. Scelte che in questi giorni sono state appannaggio di altre due donne. Una capitana di editoria e di quel mondo della produzione che patisce come mai prima la crisi dell’automotive, l’altra aspirante capopopolo che però il popolo se lo deve recuperare. E del quale non ha (ancora) la fiducia incondizionata.
Questo a contare che il popolo non è solo roba di lessico o di guerre sui diritti, ma anche e soprattutto base larga della società che si aspetta vantaggi economici e giustizia sociale.
Il lessico spiccio di Salvini

Lo ha capito bene un cane da tartufo come Matteo Salvini, che sarà pure tre quarti di macchietta in prevalenza, ma che sa benissimo che se oggi parli di pace fiscale e rottamazione delle cartelle ti prendi il plauso sotteso anche del più trucido dei metalmeccanici con il poster di Berlinguer nell’armadietto.
Perché poveri lo siamo quasi tutti, e perché quasi tutti prima o poi abbiamo “sgarrato” con il Fisco. E perché di soldi per pagare tutto non ne abbiamo. Spiegatelo ad un operaio della De Vizia di Cassino, che pace fiscale e rottamazione sono bieche lusinghe all’anarchia fiscale.
Diteglielo, ad un tizio così, che i suoi (pochissimi soldi) devono tornare allo Stato per quel bollo non pagato nel 2019 o per quella sentenza passata in giudicato a cui non ha mai potuto dare seguito risarcitorio. Non perché non volesse (a malincuore) ma perché semplicemente non c’era denaro e la cartella esattoriale è diventata come il Destino Ineluttabile.
Elly “cacciata” da scuola

Partiamo dalla seconda tra quelle due donne, Elly Schlein. La segretaria dem ha raggiunto l’Abruzzo e L’Aquila. Lo scopo? Una specie di “etico-tour” nelle scuole. Solo che, in piena fregola da battaglia morale e da pedagogia partigiana la Schlein non si è accorta di una cosa. Che “nei plessi che ospitano i bambini è vietato l’accesso ad estranei”.
Alla Segretaria del Pd glielo aveva detto chiaro e tondo il preside di una Primaria, che le aveva praticamente chiuso il portone dell’istituto sul muso. Questione di format, è sempre questione di format, e quasi sempre i format contro il governo Meloni sono lastricati da buone intenzioni ma tenuti insieme dalla “boiacca” insipida delle scenografie sterili.
Marina “No Trump”

E l’altra donna? Marina Berlusconi in questi giorni ha fatto molto parlare di sé, lo ha fato con una sorta di “manifesto politico liberale” col quale la figlia del Cav aveva bollato il trumpismo come troppo bullo e paleolitico.
Ed aveva fatto un liscione maiuscolo ad “aborto, fine vita o diritti Lgtb”. Tutti scenari sui quali la Presidente Fininvest si sente “più in sintonia con la sinistra di buon senso. Ognuno deve essere libero di scegliere”. Manco a dirlo, dopo poche ore è arrivata l’eco in endorsement di Francesca Pascale, ex compagna di Silvio Berlusconi.
Uno starter pack prog accolto da Forza Italia come “un manifesto liberale concreto e di grandissimo respiro”.
Tutto bene dunque? Non proprio, perché anche in questo caso il format era sbagliato, anche se inside. E’ il format formale delle cose che hanno effetto nei manuali di condotta, ma che non intaccano la polpa di quella parte di Pese che ha fame. E paura.
Fuffa che non scalfisce Palazzo Chigi

La Berlusconi ha voluto lanciare un messaggio all’ultimamente troppo ortodosso, in quanto a melonismo, Antonio Tajani. E ribadire che, anche al netto dei debiti (quasi tutti) pagati alla famiglia di Arcore, c’è ancora la possibilità di un’Opa azzurra.
E Meloni? Al momento si gode le sbavature nel lessico che dovrebbe metterla allo specchio, di fronte alle sue contraddizioni ed alle sue iperboli. Ma se fino ad ora la cosa più forte che ha trovato contro di lei sono le declinazioni interessate su certe battaglie ideologiche la premier può dormire sonni tranquilli.
Perché a quell’operaio della De Vizia indebitato e forse prossimo a perdere il lavoro non ci ha pensato ancora nessuno. A lui ed a tutti quelli come lui spersi nello Stivale, tra quelli che dovrebbero “appaltare” i suoi guai. E magari risolverli.