
Torna a mettere le scarpette da running il maratoneta della politica ciociara. Fabio Forte aderisce a Noi Moderati. Ex sindaco di Arpino ed ex consigliere provinciale. Messo fuori dalla Lega per una congiura interna. Il caso del tubo della fogna che gli impedì di entrare a Montecitorio. Ora il ritorno in pista
Si può dire tutto, tranne che non abbia stoffa da long runner. Un Dorando Pietri della politica ciociara, abituato a vedere il traguardo da vicino, a sfiorarlo col cuore in gola e le gambe tremanti, ma a inciampare sempre un attimo prima. Per un tubo della fognatura, per una sezione elettorale, per una firma che non arriva. Ma, come il maratoneta italiano che commosse Londra nel 1908, Fabio Forte già sindaco di Arpino e Consigliere provinciale di Frosinone, ha deciso di rialzarsi.
Oggi, con un balzo silenzioso ma significativo, rientra nel circuito con Noi Moderati, la formazione guidata da Maurizio Lupi ed a livello provinciale da Pietro Pacitti. Il suo approdo porta la firma proprio del coordinatore provinciale, in sinergia con il coordinatore regionale Marco Di Stefano: hanno lavorato pazientemente al recupero politico dell’ex sindaco di Arpino.
Il tubo rotto

La storia di Forte è un trattato di resistenza politica e umana. Ex consigliere provinciale di Frosinone, ex primo cittadino della città di Cicerone, ex coordinatore della Lega in Ciociaria, ha sfiorato Montecitorio. Ma il destino si è accanito con una creatività da tragediografo greco.
Nel 2019 mancò l’ingresso in Parlamento per un motivo che ancora oggi sembra uno sketch tragicomico. Si accorse che c’era stato un errore nella conta dei voti ed in base ad un gioco di incastri tra i Collegi, un seggio Proporzionale del Lazio sarebbe toccato a lui. Numeri alla mano. Quando andarono a verificare ciò che diceva, entrò in scena un tubo dell’impianto fognario rotto nel deposito del Tribunale di Tivoli. L’acqua inondò le buste con le schede elettorali, trasformandole – parole testuali del giudice Stefano Carmine De Michele – in una “poltiglia inconsultabile”.
Tutto cancellato: voti, verifica, speranze. E così il seggio conteso nel Lazio finì per restare nelle mani del grillino Cubeddu. Nonostante i numeri parlassero chiaro e la Giunta per le Elezioni, guidata da Roberto Giachetti, avesse già intravisto per Forte un futuro da deputato.
Quell’ultima sezione

Un copione già visto. Alle elezioni Regionali quando era in lizza per un seggio con la Lega: anche lì Fabio Forte arrivò ad un soffio dall’obiettivo. Ma fu l’ultima sezione scrutinata, quella di Pontecorvo, a rovesciare i conti. Uno zero virgola, l’ennesimo inciampo prima del traguardo.
Con l’esperienza di chi conosce bene la politica ed i suoi intrighi, quella sera stessa profetizzò il suo assassinio politico con una coltellata alla schiena. Perché chi prende tanti voti non è una risorsa ma un ingombro da eliminare per disperdere il consenso tra i rivali. E così fu. Dopo pochi giorni gli venne comunicata la revoca del ruolo di coordinatore provinciale della Lega. Incarico revocato con una Pec, recapitata mentre correva. Letteralmente. Aveva ricostruito il partito pezzo dopo pezzo, ma fu fatto fuori su spinta di una fronda interna: parlamentari, ex dirigenti, amministratori locali.
Nessuna spiegazione ufficiale, solo silenzio. “Mi sarei aspettato almeno un grazie”, confidò a chi gli è vicino.
La parabola del ritorno

Ma Forte ha il passo lento e costante di chi non si arrende. La sua è una biografia politica che si muove sul crinale fra la beffa e la determinazione. E che oggi aggiunge un nuovo capitolo. Il suo ingresso in Noi Moderati non è un semplice cambio di casacca, ma il ritorno in campo da protagonista capace di dialogare con entrambi i poli. Un civico puro dentro lo schema dei Partiti, un interprete della provincia che non rinuncia alla visione nazionale.
Lo scenario è ancora aperto. Le urne sono lontane, ma non lontanissime. Le dinamiche del centrodestra nel Lazio potrebbero presto rimescolare le carte, e in un momento storico in cui la competenza amministrativa torna di moda, la figura di Forte può tornare utile.
“Con Fabio portiamo in Noi Moderati una storia di coerenza e radicamento sul territorio – dice Pietro Pacitti –. Ha pagato sulla propria pelle le contraddizioni della politica nazionale, ma non ha mai smesso di credere nella buona politica. E questo per noi vale più di qualsiasi seggio”.
Di nuovo all’opera

Fabio Forte non lo dice apertamente ma la sua adesione è solo il primo passo. C’è una tornata elettorale da preparare, una nuova organizzazione da costruire. E forse anche qualche conto da regolare con la sorte. Ma la lezione è lì, scritta a caratteri cubitali: non si vince sempre al primo colpo. Né al secondo. Né al terzo. Ma chi smette di correre, quello sì, ha perso per davvero.
Il maratoneta della politica ciociara ha rimesso le scarpe ai piedi. E il traguardo, forse, questa volta è un po’ più vicino.