Il pretesto sono le aree industriali. Ma il vero terreno dello scontro in realtà è tutto politico. A fronteggiarsi, ancora una volta sono Marino Fardelli e Francesco De Angelis: il consigliere regionale di Cassino passato nella componente Scalia – Pilozzi contro il leader della componente maggioritaria nel Pd e presidente del consorzio Asi di Frosinone.
E’ proprio l’Asi il pretesto per il nuovo affondo politico di Fardelli.
Il consorzio non vuole restituire alla Regione 3 miliardi e 700 milioni di vecchie lire avute nel periodo dal 1985 al 1992 per l’attuazione dei piani regolatori consortili e la gestione delle infrastrutture. La Regione li ha reclamati, l’Asi ha risposto che è passato troppo tempo e ormai non se ne fa più niente. Ed i giudici del Tar al quale si sono rivolti hanno detto che la competenza non è la loro (leggi qui il precedente).
«Non si possono usare due pesi e due misure: capisco la deferenza nei confronti dell’onorevole De Angelis per il suo autorevole passato politico ma vorrei sapere per quanti anni ancora la Regione intende usare una misura privilegiata per l’ex assessore» tuona Fardelli. In pratica, punta il dito contro il diverso atteggiamento adottato da Roma nei confronti dei due consorzi industriali presenti in Ciociaria.
L’Asi presieduto da Francesco De Angelis non ha tirato fuori niente, mentre il Cosilam di Cassino presieduto da Pietro Zola quando è stato chiamato a rientrare dai suoi debiti ha versato subito un milione di euro e spalmato in una serie di rate il restante 1,4 milioni.
«Vorrei far notare alla Regione che concedendo questa via privilegiata all’ex onorevole De Angelis crea un ingiusto vantaggio ai Comuni associati all’Asi ed una ingiusta discriminazione a quelli che compongono il Cosilam che correttamente onorano i loro debiti» dice Fardelli.
Il punto è anche un altro. Nonostante siano in contenzioso, la Regione ha approvato e finanziato all’Asi tre progetti. Ma nessuno di quelli presentati dal Cosilam è stato approvato (leggi qui il precedente).
«A Cassino si dice che tre indizi fanno una prova: siamo già a due» conclude Fardelli