«Avete venduto Cassino a Mario Abbruzzese per non farmi vincere e per non far vincere a Peppino Petrarcone: vergognatevi». L’atto d’accusa è stato gridato dal consigliere regionale Marino Fardelli al Segretario Provinciale Simone Costanzo.
In che modo il Pd (o una parte del Partito) si sia venduto il risultato elettorale di Cassino è un mistero ancora da chiarire. Ma che Fardelli si prepara a gridare ai quattro venti.
Come primo passo ha preso la tessera del Partito Democratico: è la numero 99982016 18458261. Non è un capriccio: significa che vuole avere diritto di parola nei vari livelli del Partito. E forse vuole iniziare a contarsi, nei congressi, nelle assemblee, nelle direzioni: se iniziasse a far iscrivere una parte dei 1856 voti che ha portato a Petrarcone due settimane fa, significherebbe lo scardinamento degli equilibri di oggi. Un attacco ai rapporti di forza che tengono in piedi Simone Costanzo e lasciano Francesco Scalia nella minoranza del Partito.
Ma non è l’unico terremoto che inizia a muoversi subito dopo il risultato elettorale di Cassino. L’ex sindaco Bruno Scittarelli, indicato sui palchi di Petrarcone come il totem dei mali amministrativi di Cassino, oggi rivela ad Alessioporcu.it : «Mi piacerebbe tanto che mi si riconoscesse il mio merito, insieme a Mignanelli, di essere stato determinante per la vittoria di Carlo!!!»
In pratica, Scittarelli ammette quello che era stato negato da più parti nel corso della campagna elettorale: ha appoggiato e fatto votare Carlo Maria D’Alessandro. E con lui lo ha fatto pure Massimiliano Mignanelli, l’ex presidente del Consiglio Comunale che al primo turno aveva ottenuto oltre 600 preferenze personali appoggiando l’imprenditore Francesco Mosillo.