
De Vita (Federnuoto e Coni): “Non si può improvvisare la gestione di una piscina. Serve personale formato e regole chiare. Il divertimento non può trasformarsi in tragedia”
Una piscina in mezzo a un campo da calcio, due gonfiabili, qualche ombrellone e lo striscione “Summer Camp” all’ingresso: così, nel Lazio da Roma alle sue province, come in molte altre zone d’Italia, il divertimento estivo si improvvisa. Ma dietro quel refrigerio tanto atteso, c’è spesso una gestione approssimativa, se non addirittura pericolosa. Perché l’acqua attira, diverte, rinfresca — ma se non è controllata da personale qualificato, può anche uccidere.
“Non si può improvvisare la gestione di una piscina – ammonisce Emanuele De Vita, Delegato regionale di Federnuoto e Delegato provinciale del Coni –. Le piscine non sono giocattoli. Richiedono competenze, personale qualificato, manutenzione continua e rispetto di normative stringenti. Non basta riempire d’acqua una vasca e metterla in mezzo a un campo di calcio per poterla definire sicura”.
Troppa faciloneria

L’allarme lanciato da De Vita nasce da una preoccupazione concreta: la facilità con cui, nel periodo estivo, strutture sportive e ricreative – spesso campi da calcio di terza categoria – vengono riconvertite in spazi per l’infanzia, con tanto di piscine montate in fretta e senza i requisiti minimi richiesti dalla legge. Una tendenza che mette a rischio l’incolumità dei più piccoli e degli stessi operatori.
Il recente incidente avvenuto in una piscina di una struttura ricettiva di Roma, dove si è sfiorata la tragedia a causa di una perdita di cloro ed alcuni bambini sono rimasti intossicati, riporta con forza l’attenzione su una questione troppo spesso sottovalutata. “La sicurezza in acqua – prosegue De Vita – non è un optional. Ogni piscina deve essere sotto la sorveglianza di un assistente bagnanti qualificato, deve avere impianti a norma, filtri, bocchette e scarichi progettati secondo criteri di sicurezza certificati. Serve personale formato, non animatori occasionali”.
A questo si aggiunge la memoria tragica di episodi del passato, come quello che sconvolse l’Italia qualche anno fa, quando una bambina fu risucchiata da una bocchetta difettosa in una piscina di un hotel e perse la vita. “Quello che è accaduto – ricorda De Vita – dovrebbe far riflettere tutti. Passare dal gioco alla tragedia può davvero essere questione di un attimo”.
Ad ognuno il suo mestiere

Il vero problema è l’improvvisazione. Alla quale, in buona fede, partecipano spesso le amministrazioni pubbliche pensando di offrire un servizio alle famiglie. “È paradossale che molti enti pubblici, anche nella nostra provincia, scelgano di organizzare i centri estivi in strutture pseudo-sportive, spesso assimilabili più ad agriturismi che a veri impianti sportivi. Una scelta che penalizza le strutture riconosciute dal Coni e svilisce il valore dello sport praticato in ambienti qualificati e sicuri”.
Federnuoto e Coni chiedono oggi controlli più severi da parte degli enti preposti, e un’assunzione di responsabilità da parte di chi gestisce questi spazi estivi. “Non siamo contrari all’iniziativa privata né all’offerta di servizi per le famiglie – conclude De Vita – ma diciamo con forza che certe attività non si improvvisano. Se vogliamo davvero tutelare i nostri bambini, dobbiamo iniziare a prendere sul serio la parola ‘sicurezza’”.
L’appello è chiaro: non si può barattare il profitto con l’incolumità dei più deboli. L’estate può e deve essere tempo di svago e serenità, ma solo nel rispetto delle regole. E la prima regola, quando si ha a che fare con l’acqua, è non sottovalutare mai i suoi rischi.
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