Fratelli d’Italia dice no alla lista unitaria per le Provinciali

Fratelli d’Italia respinge la proposta di lista unitaria lanciata da Mario Abbruzzese e sceglie di correre da sola alle provinciali di Frosinone. Ruspandini punta sull’identità e sul radicamento territoriale, lasciando alla Lega la libertà di muoversi in futuro. Cardillo promosso a Coordinatore di Collegio

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

L’unità del centrodestra può attendere. Alle Provinciali di Frosinone del prossimo gennaio non si farà: niente lista unitaria. Questa sera i Fratelli d’Italia hanno detto no all’invito arrivato nei giorni scorsi dal Segretario Organizzativo regionale della Lega, Mario Abbruzzese. No ad una lista unitaria per “dimostrare la maturità della coalizione”. (Leggi qui: Abbruzzese: «Lista unita alle Provinciali per dimostrare la maturità del centrodestra»).

La decisione è ufficiale e inequivocabile. L’ha presa questa sera il Direttivo Provinciale di Fratelli d’Italia. All’unanimità. Ha stabilito che il Partito si presenterà con una propria lista e il proprio simbolo: nessuna alleanza elettorale preventiva, nessuna fusione identitaria. Vogliamo affermare con chiarezza la nostra identità politica — si legge nella nota — e offrire agli amministratori della Provincia la possibilità di votare una lista di Partito in cui riconoscersi, con coerenza e trasparenza”.

Dietro la formula diplomatica si nasconde un messaggio più diretto: la leadership del centrodestra, in Ciociaria come altrove, è contesa. E Fratelli d’Italia, che oggi rappresenta il baricentro politico e numerico della coalizione, non intende rinunciare al ruolo di perno per tornare al ruolo di comprimario.

Il realismo del potere

Massimo Ruspandini

A spiegare la scelta basta la matematica, quella che spesso in politica serve più dei proclami.

In questi anni Fratelli d’Italia ha raccolto un numero crescente di amministratori locali, attratti dal vento favorevole del Partito e dal suo radicamento sul territorio. Una lista unitaria, come quella immaginata da Abbruzzese, avrebbe inevitabilmente compresso la rappresentanza interna di FdI, costringendo il Partito a limitarsi a pochi nomi “blindati”.

In altre parole, il coordinatore provinciale Massimo Ruspandini avrebbe dovuto sacrificare la pluralità interna sull’altare della coalizione, consegnando al Carroccio la possibilità di concentrare i voti su pochi candidati. Politicamente inaccettabile per un Partito che, oggi, nel Lazio come a Frosinone, è il primo per consenso, per classe dirigente e per potenziale di voto.

La Lega e il rischio dell’isolamento

Mario Abbruzzese

Per Mario Abbruzzese, che aveva tentato di rimettere in campo il vecchio spirito di coalizione — quello che un tempo faceva la forza del centrodestra ciociaro — la mossa di FdI non è solo un dispiacere tattico. È un segnale politico chiaro: la stagione dell’unità automatica è finita.

La Lega avrebbe avuto tutto da guadagnare da una lista comune. Concentrare i voti su due candidati leghisti significava garantirsi la sopravvivenza in un’elezione di secondo livello, in cui contano i numeri, non i comizi. Ora, invece, il Carroccio dovrà contare sulle proprie forze — e su un campo che, rispetto a qualche anno fa, è molto più magro.

Tolto il paravento ideologico è chiaro il disegno: Fratelli d’Italia punta ad eleggere 4 Consiglieri provinciali, addirittura uno in più di quando poteva contare sui voti di Ceccano. E punta a quel bottino comprimendo la Lega.

La strategia Ruspandini che passa per Cardillo

Massimo Ruspandini e Antonio Cardillo dopo la nomina a Coordinatore di Collegio

La mossa di Massimo Ruspandini, presidente provinciale di FdI, è allo stesso tempo difensiva e offensiva. Difensiva, perché tutela gli equilibri interni del Partito, permettendo a tutte le sensibilità locali di esprimersi attraverso candidature autonome.

Offensiva, perché lancia un messaggio alla coalizione: Fratelli d’Italia è autosufficiente, ma aperto — purché da posizione di forza.

Non a caso, il direttivo ha approvato all’unanimità la costituzione del coordinamento della Valle dei Santi, un organismo territoriale che unisce i circoli di Pignataro Interamna, Sant’Apolinare, Sant’Ambrogio sul Garigliano, Sant’Andrea del Garigliano, Ausonia, Castelnuovo Parano, Coreno Ausonio, Esperia, Vallemaio, San Giorgio a Liri. Un chiaro segnale di strutturazione sul territorio, riattivando il concetto del Coordinamento di Collegio. che esisteva prima della riforma Delrio. Un Coordinamento destinato a pesare nelle dinamiche interne e nei futuri equilibri elettorali. Alla guida di quel Coordinamento è stato chiamato il dirigente provinciale Antonio Cardillo. Per lui si tratta di una promozione sul campo dopo l’exploit registrato negli scorsi Congressi di Circolo: in 15 fanno riferimento a lui.

Il tempo come variabile politica

(Foto © AG IchnusaPapers)

A ben vedere, l’esito di questa partita non si gioca sulle Provinciali di dicembre, ma su un orizzonte più lungo.

Con questa decisione, Ruspandini libera Mario Abbruzzese da ogni vincolo politico immediato: tra due anni, quando si tornerà a scegliere il presidente della Provincia, la Lega potrà decidere liberamente chi appoggiare — forse proprio in funzione di quella maturità politica di cui Abbruzzese parlava nella sua proposta.

Nel frattempo, però, la fotografia del centrodestra ciociaro resta quella di oggi: forte, ma diviso. Fratelli d’Italia consolida il suo primato, la Lega difende il proprio spazio, Forza Italia osserva e valuta dove schierarsi.

Alla fine, la vicenda ha un valore più generale. Racconta una politica in cui le sigle contano ancora più delle alleanze, e in cui l’identità torna a essere moneta spendibile. Righini nel Lazio, Ruspandini a Frosinone, Abbruzzese nella Lega: tre volti di un centrodestra che non è in crisi, ma in fase di selezione naturale.

Le provinciali non diranno chi governerà, ma chi comanda davvero.