Csa ha detto il Consiglio Comunale di ieri sera a Frosinone. Come si leggono i voti. Ci sono sette evidenze nascoste tra le righe
È andato come doveva andare: la maggioranza ha fatto la maggioranza, l’opposizione ha fatto l’opposizione. Non era scontato che andasse così il Consiglio comunale riunito ieri sera a Frosinone per rinnovare l’Ufficio di Presidenza (vice presidenti e Consiglieri segretari) a seguito delle dimissioni del Consigliere Alessia Savo eletta in Regione Lazio. (leggi qui la cronaca del Consiglio: Frullatore Frosinone: destra e sinistra si mischiano).
I fatti dicono da giorni che intorno al sindaco Riccardo Mastrangeli c’è una nuova maggioranza. E quella nuova maggioranza ha votato compatta. Al tempo stesso c’è una nuova opposizione, formata da ciò che è rimasto tra chi ha perso le elezioni (una parte è migrata in maggioranza) più i consiglieri che le votazioni le avevano vinte ma ora sono dissidenti (i 3 malpancisti, i 2 di Forza Italia, i 3 di FutuRa). A formalizzare la loro nuova condizione è una circostanza: hanno votato insieme.
Come si è arrivati al punto
I giorni e le ore immediatamente precedenti il Consiglio comunale di ieri sono state caratterizzate da contatti e telefonate. Sono avvenute tra sindaco, consiglieri e rappresentanti politici locali. Telefonate febbrili, sia nel centrodestra che nel centrosinistra. Troppo alta la posta in palio, per tutti, per permettersi passi falsi o sconfitte clamorose. Che sarebbero state impossibili da ignorare. E non perché si dovesse eleggere il Segretario generale dell’ONU ma per come si è arrivati a questo punto.
E infatti ieri sera sono saltati tutti gli schemi e gli equilibri del 2022, sia in maggioranza che in opposizione: non esiste più lo schema uscito dalle urne nell’estate di due anni fa quando Mastrangeli è stato eletto sindaco.
Cosa significa questo. Che diventa più complicato trovare intese a prova di “scrutinio segreto” (l’Ufficio di Presidenza si vota così). Accordi cioè che reggano fino in fondo sul nome individuato da votare. È più complicato perché quelli che prima erano avversari sono diventati alleati e viceversa. Quindi è chiaro che nessuno può fidarsi fino in fondo di nessuno.
Al di là di tutte le riserve mentali possibili da una parte e dall’altra dell’Aula consiliare, alla fine della fiera Marco Ferrara (Fratelli d’Italia) è stato eletto vicepresidente vicario con 17 voti. Norberto Venturi (Pd) vicepresidente supplente con 13 voti. Segretari dell’Ufficio di Presidenza sono stati eletti Francesca Chiappini (Lista per Frosinone) e Pasquale Cirillo (Forza Italia) entrambi con 11 voti. Andrea Turriziani ha preso 8 voti ma non è stato eletto: dall’altra parte hanno fatto massa critica su Cirillo.
Le evidenze di carattere politico
Il voto di ieri sera determina alcune evidenze di carattere politico che inevitabilmente peseranno nelle dinamiche d’Aula per i prossimi mesi.
La prima. Se il Consiglio verrà sempre convocato in prima convocazione e non più in seconda quando servono meno consiglieri per la validità della seduta, la maggioranza dovrà sempre essere presente con tutti i propri rappresentanti. Senza possibilità di impedimenti più o meno legittimi: se nel centrodestra non rispondono sempre tutti presente la maggioranza rischia. Per la prima volta dopo 30 mesi può andare sotto su ogni delibera.
Seconda evidenza. I 17 voti con i quali è stato eletto Ferrara sono la dimostrazione palese che la maggioranza è ancora tale. Ha di fatto tenuto ed è ancora forte. L’accordo con l’ex assessore Claudio Caparrelli, new entry in maggioranza e con Andrea Turriziani (prossimo a farne parte) alla prima verifica seria ha retto.
Ferrara ha “pescato” anche un ulteriore voto tra i banchi non della maggioranza ufficiale: un consigliere del centrodestra ieri sera era assente ma i numeri per Ferrara sono stati come se fosse stato presente. A futura memoria. Ergo, Mastrangeli può contare tranquillamente su 17 voti sicuri: linea di galleggiamento di assoluta tranquillità fino al 2027. Purché siano sempre tutti presenti.
L’embrione di un team agguerrito
Terza evidenza. L’apertura fatta dal sindaco ad una parte dell’opposizione (alla quale stava evidentemente lavorando da tempo) non è stata solo utile. Ma fondamentalmente. Senza i voti di Claudio Caparrelli, Andrea Turriziani e Francesca Campagiorni la maggioranza avrebbe rischiato seriamente di non eleggere il suo vice presidente d’aula nell’Udp.
Quarta evidenza. L‘ex sindaco Domenico Marzi ed i suoi continuano ad essere il vero ago della bilancia: se appoggiano Mastrangeli o fanno opposizione fa tutta la differenza del mondo.
Quinta evidenza. Quello che resta dell’opposizione (anche ieri sera era assente qualche consigliere) ha aperto un canale di dialogo con gli 8 Consiglieri dissidenti: autorizza a pensarlo la lettura del voto di ieri. I 13 voti a Norberto Venturi e gli 11 a Pasquale Cirillo ne sono la prova: non era un risultato semplice da ottenere né scontato. Ci ha lavorato a lungo il capogruppo del Pd Angelo Pizzutelli, cercando di galvalizzare le truppe, stimolando personaggi come Fabrizio Cristofari per riaverlo in prima linea, telefonando a quelli che in Mastrangeli non si riconoscono più dopo averlo eletto.
Dal che deriva una sesta evidenza. Se l’opposizione e gli 8 dissidenti cominciano veramente a marciare uniti possono creare seri problemi al sindaco e alla maggioranza nei prossimi mesi. Sicuramente li terranno sotto pressione, sicuramente faranno alzare l’asticella del confronto in aula. Non è detto che sia una circostanza negativa. Tutt’altro.
Settima evidenza. Se il dialogo tra opposizione e gli 8 consiglieri dissidenti regge, va avanti e si consolida, in Aula potrebbe concretizzarsi una nuova importante coalizione in grado di rendere contendibile il comune nel 2027 al centrodestra o al centrocentro destra.
E questo probabilmente è l’aspetto politico più importante che è emerso dal consiglio comunale di ieri. Se son rose…