Frosinone, la piazza ritrovata e la coalizione smarrita

Frosinone Scalo lo scorso fine settimana ha riabbracciato la sua nuova piazza allo Scalo, simbolo di modernità. Ma sfogliando l'album delle foto si nota sempre di più la crisi politica silenziosa. La mancanza di supporto da Fratelli d’Italia verso il sindaco Mastrangeli conferma che la ricandidatura non sarà una passeggiata.

La piazza è tornata. La politica invece sembra essersi persa. Dopo tre anni di lavori, transenne e pazienza masticata come chewing gum vecchio, dallo scorso fine settimana Frosinone Scalo ha finalmente la sua nuova piazza che rivoluziona lo Scalo. Pulita, ampia, perfino moderna: un salotto in marmo al posto del crocevia indistinto di auto che sputano smog, lasciano buche e chiazze di olio nell’asfalto.

Il sindaco Riccardo Mastrangeli sabato scorso ha tagliato il nastro sorridente, sotto lo sguardo vigile del suo mentore Nicola Ottaviani, ex primo cittadino ed eterno suggeritore. Ma la vera notizia non stava tra i sanpietrini tirati a lucido, bensì tra le assenze. Perché a fare notizia, ormai, è chi non c’è.

Niente fratelli per il sindaco

Il capogruppo FdI Franco Carfagna

Alla festa mancavano tutti i big di Fratelli d’Italia, il gruppo più corposo nella maggioranza di centrodestra che governa il capoluogo. Cinque consiglieri, due assessori, neanche un saluto al volo o una comparsata da protocollo. Niente. Vuoto politico deliberato, come un seggio elettorale disertato per dispetto. Il Partito di Giorgia Meloni ha incrociato le braccia in segno di protesta: non contro la piazza in sé, ma contro l’idea di città teorizzato dal sindaco Riccardo Mastrangeli che – dicono – gira a ruota quadrata, almeno quando si tratta di traffico e mobilità.

Piazzale Kambo, l’ampio spiazzo che per decenni è stato solo il luogo dove far scendere le persone e darsi un fugace saluto prima di correre sul treno, per il Gruppo guidato dal consigliere Franco Carfagna è un sacrilegio amministrativo: un altare pedonale che ha sacrificato l’automobile e consegnato il quartiere all’ansia del parcheggio impossibile.

L’hanno detto in Consiglio, l’hanno ripetuto in sopralluogo, ora lo dicono coi piedi: restando a casa. E il messaggio per Mastrangeli suona chiaro: così non si va avanti. O, meglio, si va avanti da soli.

La fiducia del sindaco

Il sindaco Riccardo Mastrangeli (Foto © Stefano Strani)

Il sindaco, da par suo, resta incrollabile come il porfido della nuova piazza. Per lui quella pedonalizzazione non è solo urbanistica, è filosofia. Una città più moderna, più vivibile, una stazione che non sia solo un punto di arrivo o partenza ma anche di permanenza. Chi vuole passare in auto davanti l’ingresso, come fosse un McDrive della mobilità, si accomodi pure altrove. Lui non riaprirà nulla. Le auto da lì non passano.

Ma la bellezza delle piazze, si sa, è che raccontano le comunità. E questa, dietro le foto di rito e i toni da inaugurazione, racconta una maggioranza che sembra un gruppo WhatsApp in piena lite: ognuno con il dito sul tasto “abbandona”. Fratelli d’Italia non parla con il sindaco e si prepara a proporre un suo candidato al tavolo del centrodestra che sceglierà l’uomo su cui puntare nelle Comunali 2027, Forza Italia flirta con l’opposizione e non disdegna una coalizione molto diversa dal centrodestra classico, la lista Marzi dell’ex sindaco che sfidò alle urne l’attuale – che su carta lo dovrebbe sostenere – fa intendere che non darà più nulla per scontato.

La madre di tutte le domande

(Foto © Massimo Scaccia)

E poi c’è la madre di tutte le domande: chi sarà il candidato sindaco del centrodestra la prossima volta?

La ricandidatura di Mastrangeli (civico di espressione leghista), che dovrebbe essere automatica come la coda in tangenziale, pare già archiviata nella cartella “ipotesi remote”. Fratelli d’Italia vuole contare, vuole decidere, magari vuole il nome. E il sindaco, nel frattempo, si ritrova con una maggioranza aritmetica ma non politica. I numeri, nei registri, bastano. Ma in politica, come in farmacia, non conta solo la dose: serve la compatibilità.

Frosinone, dunque, si riprende una piazza ma rischia di perdere una coalizione. E se la città sorride, la politica sbuffa. Non è una crisi dichiarata, ma una crisi sottintesa. Di quelle che iniziano con un’assenza, proseguono con una dichiarazione gelida e finiscono – se non si fa attenzione – con una campagna elettorale anticipata. Che in questo caso nessuno vuole perché nessuno è pronto, nessuno sa quali coalizioni scenderanno in campo, nessuno ha la certezza di chi sia il campione a portare lo stendardo e guidare la battaglia nel nome di una fascia tricolore.

E allora, in questa piazza finalmente restituita, resta una domanda in sospeso: chi ci camminerà davvero? I cittadini, certo. I turisti, forse. Ma i Partiti? Per ora, restano ai margini. In attesa di capire se la prossima cerimonia sarà un’altra inaugurazione… o un funerale politico.