
Via all'Area Vasta di Frosinone: un'alleanza tra dieci Comuni, creata per accedere a fondi europei e migliorare i servizi, mantenendo autonomia. Il sindaco Riccardo Mastrangeli guida questa iniziativa, puntando a una politica collaborativa e a lungo termine, con una visione condivisa. Poi si passerà alla divisione delle competenze
Una firma per voltare pagina. Un’aula consiliare trasformata in laboratorio politico. E dieci sindaci che, per una volta, mettono da parte le bandiere, le gelosie, i vecchi rancori di campanile e scelgono di fare squadra. È nata ufficialmente l’Area Vasta di Frosinone: non è una delle solite convenzioni da cassetto. È un patto strategico, concreto, ambizioso: la porta d’ingresso ai fondi europei, quelli veri, quelli diretti, quelli che fino ad oggi sembravano roba da Bruxelles, Berlino o al massimo Bologna.
Il blitz della concretezza

A guidare l’operazione, da regista e promotore, è stato il sindaco del capoluogo Riccardo Mastrangeli. Subito dopo l’elezione nel 2022 indicò il consigliere d’opposizione Socialista Vincenzo Iacovissi a capo della Commissione Speciale per arrivare alla creazione di un’Area Vasta. Cioè un’alleanza tra Comuni confinanti, nella quale ognuno mantiene la sua autonomia e la sua identità: ma poco alla volta i servizi vengono ripartiti in modo tale che ogni Comune debba occuparsi in maniera specializzata di poche cose e per tutti gli altri. La nomina a Iacovissi sembrava un contentino per l’opposizione con cui dargli un tema impossibile sul quale giocare. Invece no. (Leggi qui: Servizio Europa area vasta, ci siamo: la firma della convenzione tra i Comuni).
Che si ragioni in termini di noi e non di io è stato chiaro già oggi. Il palcoscenico era di Riccardo Mastrangeli ma gli applausi li ha distribuiti uno per uno: ai colleghi sindaci, ai consiglieri, ai tecnici, alla macchina amministrativa. «Una vittoria dell’intero territorio», ha detto. Ed è così: Alatri, Arnara, Ferentino, Morolo, Patrica, Pofi, Supino, Torrice e Veroli hanno firmato un’alleanza vera, con tanto di scadenze, obiettivi e struttura. Non un club, ma una cabina di regia intercomunale per andare a caccia – insieme – di fondi europei, mettendo in rete competenze e idee.
All’appello manca Ceccano. Il Centrodestra che ha governato fino a poco tempo fa era nettamente contrario a qualsiasi collaborazione con Frosinone: oggi a mezzogiorno ha giurato il nuovo sindaco Andrea Querqui a capo di una coalizione di centrosinistra. A questo punto l’Area Vasta potrebbe allargarsi entro poco tempo: rendendo ancora maggiore il peso europeo dell’alleanza. (Leggi qui: Progetto “Frosinone Area Vasta”: l’unione fa la forza in Europa).
La politica che (finalmente) fa politica

A pensarci bene, è uno di quei rari momenti in cui la politica locale torna a fare ciò per cui esiste: costruire visioni condivise. Non è un caso che, dietro la nascita dell’Area Vasta, ci siano settimane di lavoro della Commissione speciale omonima. Un lavoro silenzioso, ma chirurgico, guidato da Vincenzo Iacovissi e condotto insieme ai commissari Corrado Renzi, Alessia Turriziani, Christian Alviani e Fabrizio Cristofari, con il contributo determinante del consigliere delegato all’Ufficio Europa Marco Ferrara.
Gente che ci ha messo la faccia, le ore, i telefoni consumati. Gente che, quando c’è da portare a casa il risultato, non si nasconde dietro le mozioni ma si sporca le mani con i testi, i regolamenti, i bandi.
La strategia: meno slogan, più Euro

L’idea è semplice: creare una struttura snella, funzionale, condivisa, capace di intercettare fondi comunitari – diretti e indiretti – per realizzare progetti veri. Infrastrutture, ambiente, cultura, innovazione, terzo settore, impresa: ogni Comune continuerà ad avere le proprie priorità, ma adesso lo farà con un radar europeo molto più potente. E con una sede – il Punto Europa – fisicamente collocata nel cuore dell’ente capofila, a Frosinone.
Ma c’è un elemento che cambia le regole del gioco: la massa critica. Perché dieci Comuni, insieme, pesano. E possono costruire economie di scala che da soli sarebbero irraggiungibili. Non solo soldi, dunque, ma risparmi, efficienza, e capacità progettuale condivisa. Tradotto: se c’è un bando da 5 milioni per la rigenerazione urbana, l’Area Vasta può farcela. Se si tratta di portare la banda larga nelle aree industriali o avviare processi di internazionalizzazione delle imprese locali, l’Area Vasta può diventare la corsia preferenziale.
E questo è solo il primo passo. Se funziona, si passa a dividersi le competenze: un Comune si occupa di uno o più settori per tutti gli altri. Riducendo le spese e specializzandosi in un’area.
L’eredità del PNRR e la sfida del dopo

Certo, molto dipenderà da come verrà riempito di contenuti questo nuovo contenitore. E da quanto sapranno rimanere uniti i sindaci ora che si passa dal palco alla pratica. Ma la strada è quella giusta. I fondi europei non sono una pioggia che arriva per caso: vanno cercati, progettati, giustificati. E soprattutto servono strutture capaci di reggerne il peso tecnico e amministrativo.
L’Area Vasta è, in fondo, anche una risposta alla frammentazione che negli anni ha frenato lo sviluppo del territorio. Una rottura di schemi. Una scommessa sulla maturità politica e amministrativa.
E chissà che da questa intesa non nasca anche un nuovo modo di fare politica locale: meno polemica, più visione. Meno ego, più sistema. Se così sarà, allora quella firma, davanti al gonfalone del Comune di Frosinone, sarà ricordata come l’inizio di una rivoluzione silenziosa. Ma irreversibile.