
Interessante convegno nella Sala della Ragione, organizzato dal presidente del Consiglio comunale Davide Salvati. Relatori prestigiosi come l'ex Ministro della Difesa Lorenzo Guerini hanno parlato di crisi internazionali. diplomazia, sicurezza mondiale con uno sguardo al territorio
Dagli scenari complessi della geopolitica contemporanea, con un occhio all’Ucraina ed al Medio Oriente, alla realtà locale. Perché nel mondo di oggi, molto più di ieri, tutto è collegato. Sapere cosa accade fuori dalla porta di casa non è solo utile, ma indispensabile. E restare ancorati ad una prospettiva rigidamente nazionalista e sovranista significa condannarsi al declino.
Nasce da qui l’intuizione di “Rimland: Anagni cuore del Mediterraneo”, l’evento organizzato lunedì nella Sala della Ragione di Anagni dalla presidenza del consiglio comunale anagnino. Cioè dall’avvocato Davide Salvati, per molti ormai in rampa di lancio per diventare il successore ufficiale di Daniele Natalia come sindaco della Città dei Papi.
Un convegno di alto profilo

Il termine Rimland, coniato negli anni ‘30 del ‘900 dallo studioso statunitense Nicholas John Spykman, fa riferimento alla necessità di dare rilievo, nello scacchiere della geopolitica internazionale, soprattutto all’area del Mediterraneo, vista come un fondamentale crocevia di traffici ed influenze, commerciali e politiche.
Un concetto sviscerato durante un convegno che ha visto un parterre di ospiti di prim’ordine (tra questi l’ex ministro della difesa Lorenzo Guerini), e che è stato moderato da Igor Righetti, giornalista di Rai Radio 1. Presenti in sala, tra gli altri, il vescovo Ambrogio Spreafico, il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli e l’ex presidente della Provincia Antonio Pompeo.

A fare gli onori di casa ci ha pensato Daniele Natalia. Che ha parlato di “un altro momento importante dopo il G7” e si è detto “orgoglioso di poter contribuire a cercare un po’ di pace con uno sguardo che vada oltre i nostri ristretti confini”.
Davide Salvati, annunciando l’organizzazione di un nuovo evento nel 2025, ha ricordato come il Mediterraneo sia sempre stato un polo di incontri ma anche di scontri (“basti pensare a quello che sta accadendo in Siria”), ribadendo la necessità di uno sguardo meno miope e sovranista.
Il progetto Imec

Un convegno diviso in due momenti: il primo, con la partecipazione di esponenti della Fondazione Med Or, dedicato alla geopolitica internazionale, il secondo alle ricadute sul nostro territorio.
Il primo panel è iniziato con la professoressa Anna Cossiga, che ha ricordato l’importanza del progetto Imec, un corridoio strategico pensato per mettere in contatto l’area del Mediterraneo con quella dell’oriente, superando l’antica Via della seta. “Il problema però– ha spiegato la professoressa- è che l’area del Medio Oriente è attualmente molto conflittuale; cosa che rende difficile la possibilità di creare questo corridoio”.
Luciano Pollichieni ha invece insistito sulla necessità di avvicinarsi all’Africa e di sfruttare maggiormente quei mercati, soprattutto per quanto riguarda l’export, per mantenere il nostro stile di vita e per aprire la nostra industria verso nuove prospettive. “Siamo attualmente in ritardo, ma abbiamo il vantaggio di essere molto stimati in Africa, a patto che portiamo avanti una strategia meno predatoria e pregiudiziale di quella che hanno altri competitors”. Verso il nord lo sguardo di Federico Deiana, che ha parlato della possibilità di sfruttare la zona artica, più fruibile anche per gli effetti del riscaldamento globale. Nella quale, ad oggi, si trovano il 30% delle risorse del gas del mondo ed il 13% del petrolio. “Ecco perché – ha detto – è importante tenere d’occhio quello scenario, come ad esempio stanno facendo i cinesi ed i russi”.

Molto strutturato dal punto di vista storico intervento del professor Andrea Manciulli. Che ha ricordato come nel 1998 si arrivò ad un passo dal rendere il Mediterraneo una sorta di area di libero scambio. “Oggi tutto è molto più difficile, soprattutto dopo la crisi libica del 2011. Non dobbiamo però lasciarci sfuggire l’occasione di gestire questo cambiamento, anche per evitare che le grandi potenze come la Russia e soprattutto la Cina entrino in quel contesto prima e meglio di noi”.
La “lezione” di Guerini

Il secondo panel ha visto subito l’intervento di Lorenzo Guerini che ha ricordato come il Mediterraneo sia un paesaggio molto fluido con tanti cambiamenti di panorami e con tanti conflitti che hanno messo in discussione le vecchie istituzioni, come la stessa Onu. “Il problema – ha detto Guerini – è che non c’è più qualcuno che modera, che contiene le tensioni. Quindi le crisi possono diventare un dramma, anche per colpa di un’Europa sempre più esile dal punto di vista politico. È necessario restaurare relazioni internazionali e sviluppare la nostra sicurezza, non soltanto sul piano militare ma anche, per esempio, della cyber-sicurezza”.
Il senatore Barcaiuolo, intervenuto da Atreju, ha sottolineato come l’Italia debba recuperare anche all’interno della Nato un ruolo specifico, ricordando come la globalizzazione vada gestita per evitare uno spostamento a sud-est del mondo. Davide Bergami, consigliere economico del Ministro Tajani, ha parlato della necessità di sviluppare maggiormente l’export, ricordando come la nostra economia si basi soprattutto sulla esportazione. “Siamo un paese prevalentemente manifatturiero – ha sottolineato Bergami – Anagni lo dimostra, ad esempio, con il settore farmaceutico. Ovviamente vanno soprattutto tutelate ed aiutate a crescere le piccole imprese. Qui il ruolo della diplomazia per esempio può essere importante”.
Salvati ed il modello-Anagni

Il passaggio ad una dimensione più locale c’è stato con Davide Salvati. Che ha ricordato l’azione dell’Amministrazione comunale dal 2018 in poi per favorire lo sviluppo dell’economia, evitando che il sistema del Sin, pur partendo dal principio importante della difesa dell’ambiente, potesse diventare di fatto una penalizzazione per lo sviluppo economico locale. Di qui la decisione di creare un sistema per cui sul territorio anagnino già dopo quattro mesi (“non 3-4 anni”), se non ci sono controindicazioni, si può dare il permesso a costruire all’imprenditore interessato. Evitando i casi come “quello della Catalent, scappata proprio per l’eccesso di burocrazia”.
La seconda parte del convegno ha visto soprattutto le testimonianze degli imprenditori del territorio. Sono intervenutia Jacopo Recchia e Filippo Del Monte di Aviorec, Eugenio Samori di Safra e Yuri Marchetti di Master Clean. Ma anche Luca Visca di Euroambiente. Realtà diverse, tutte però accomunate da un approccio analogo. Impresa ed economia non possono essere più legate al territorio d’origine, ma hanno bisogno di espandersi. Coniugando una maggiore consapevolezza geopolitica con una decisa spinta verso la sostenibilità ed il rispetto dell’ambiente circostante.