L’arcivescovo successore di Spreafico e e la giornata ernica, tra momenti protocollari e commoventi ed attimi di allegria schietta
Due fermoimmagine chiave di una domenica non come tutte le altre a Veroli: un sindaco sottobraccio ad un arcivescovo che si avviano lungo la spianata antistante la basilica di Santa Salome. Poi quello stesso arcivescovo che, ad abiti talari deposti, scherza con il parroco locale e gli spiaccica in fronte un cucchiaino di torta.
Da entrambe trasuda la levità gioiosa, quella descritta da Italo Calvino nelle sue “Lezioni americane”, di un avvenimento pur di assoluto rigore. Quello dell’accoglienza in una delle città della “sua” Diocesi a Sua Eccellenza Santo Marcianò, arcivescovo e neo pastore di Frosinone, Veroli, Ferentino ed Anagni-Alatri.
Successore di Ambrogio Spreafico ed organico all’Ordinariato Militare, Marcianò ha “raggiunto” (vive già a Veroli) una città che si era svegliata sotto una pioggia battente. Ma i presagi non valgono, per certi momenti, e la forza di quegli istanti spazza via le nubi.
Protocollo e leggerezza

Giusto il tempo per una solenne celebrazione che ha fatto capire da subito come quel Generale di Corpo d’Armata (il suo grado ufficiale in Ordinariato Militare) sappia essere in realtà il più empatico dei “fantoni”. E Germano Caperna, sindaco-Anfitrione di un avvenimento tanto formale quanto gioioso, è entrato da subito in sintonia con entrambi gli aspetti della giornata. Quello protocollare, con i sindaci delle altre città diocesane, le autorità civili e militari, gli ordini e le confraternite, e quello di gaudio pop.
Lo stesso che ad un certo punto, nel corso della messa nella concattedrale di Sant’Andrea seguita in diretta da Teleuniverso, ha portato Sua Eccellenza ad aspergere un astante, sorridendo complice, con una tale secchiata di acqua santa da benedirlo praticamente per dodici generazioni e mezza. Succede, quando le lodi del Signore le cantano bocche sorridenti.
Eppure nulla della solennità del momento è andata persa, anzi, il tutto ne è risultato accresciuto, perché un Pastore allegro ha sempre più pecorelle intorno. Lo ha spiegato bene Caperna nel suo discorso di benvenuto presso la sala consiliare di Piazza Mazzoli.
Il benvenuto di Caperna

“A nome dell’intera comunità di Veroli, Le rivolgo un caloroso e sincero benvenuto. Gli incontri con Lei in queste settimane ci hanno permesso di cogliere la profondità della Sua umanità e la limpidezza del Suo sguardo pastorale”. Il concetto cardinale su cui il sindaco ernico ha argomentato è stato quello della “Sua vicinanza, la Sua attenzione alle persone e la volontà di costruire legami autentici, radicati nell’ascolto e nella condivisione. Per noi cittadini di Veroli, la Sua presenza è motivo di particolare gioia e di grande onore”.
E ancora: “Ha intrapreso il viaggio in questa Diocesi scegliendo Veroli come prima dimora, scelta che aggiunge significato al suo ministero tra noi: non soltanto guida spirituale ma anche parte viva della nostra comunità, vicino alla vita quotidiana della nostra gente, immerso nei ritmi e nei sentimenti della nostra terra”.
Ritmi con cui Veroli “custodisce una storia millenaria, che ha conosciuto pagine gloriose ma anche difficili, trovando sempre nella fede e nella solidarietà la sua forza”.
Salome che ispira

Il sindaco ha proseguito: “Una Città, la nostra affidata a Santa Maria Salome, Patrona della nostra Diocesi, testimone di umanità donata agli altri e donna custode di Pace, la cui presenza spirituale continua a ispirarci, richiamandoci alla cura reciproca e alla speranza condivisa”. Può uno che è sindaco di Veroli non far trapelare l’orgoglio si esserlo? Impossibile. “Veroli che è scrigno di cultura, di arte, di tradizioni religiose e di fede che nel tempo si sono fatte concretezza, opera, servizio”.
Poi il palpito di coralità, concimato anche dalla lizza collegiale per Capitale della Cultura 2028. “La nostra Diocesi di Frosinone – Veroli – Ferentino, che insieme a quella di Alatri – Anagni lega città sorelle, ci ricorda quanto siano profonde le radici che condividiamo. Luoghi figli di un patrimonio culturale e spirituale affine, che è memoria ma anche futuro, radice e germoglio”.
In simbologia: “Eccellenza, nel Suo stemma risplende la figura del pellicano, immagine di amore donato per amore dell’umanità. È un segno che parla al cuore di ciascuno di noi, ci invita a cercare sempre ciò che è essenziale e duraturo, ciò che unisce invece di dividere, ciò che costruisce invece di consumare”.
Motti, stemmi ed empatia

“E il Suo motto, Magnificat anima mea Dominum, ci ricorda come la grandezza autentica risieda nell’umiltà e la vera forza sia nel servizio”. Poi la chiosa di Caperna, lirica e lieve al contempo, come il momento. “Questi simboli, Eccellenza, sono un messaggio vivo che oggi consegna anche alla nostra Città. Ci indicano la strada di una comunità capace di custodire le proprie radici nella fede, di farsi popolo nell’amore e nella solidarietà, di cercare nel servizio reciproco la via per crescere insieme”.
L’abbrivio finale: “In questo spirito, oggi Le consegniamo simbolicamente le chiavi della nostra Città, metafora di fiducia, apertura e responsabilità condivisa: con esse Le affidiamo le nostre case, le nostre famiglie, i nostri sogni e anche le piccole, grandi fatiche quotidiane. È un dono che custodisce una promessa reciproca, quella di un percorso che ci coinvolge tutti, fatto di ascolto e di dialogo. La collaborazione tra istituzioni civili ed ecclesiali, infatti, non è un’opzione accessoria”.
“E’ un cammino necessario, che oggi sentiamo più che mai possibile. È insieme che possiamo dare risposte, accompagnare, sostenere, rafforzare la fiducia nelle relazioni di comunità. Unendo le forze, creando un tessuto comune di responsabilità e di solidarietà, possiamo affrontare le sfide che questo tempo ci pone davanti”.
Esserci tutti i giorni

La risposta dell’arcivescovo è arrivata durante la celebrazione della messa. Anche a Veroli monsigno Marcianò non ha resistito alla tentazione di andare ad gentes. Lo aveva già fatto a Frosinone e ad Anagni durante gli ingressi ufficiali nelle due diocesi unite in persona episcopi. Stessa cosa poi a Ferentino ed Alatri nella prima visita pastorale alle due città che fino a qualche decina di anni fa avevano una loro diocesi. Marcianò cerca la gente, si mescola nel gregge, lo abbraccia tenendo il pastorale e facendo capire “ecco, io sono il vostro pastore”.
Durante l’omelia ha parlato di se stesso come “Prete di popolo” ma poi ha aggiunto che deve esserci anche una “Chiesa di Popolo”: è la gente che fa la Chiesa. Sta qui il significato della spiegazione in cui Marcinò sottolinea “Sono vescovo con voi e sono vescovo per voi” che è ben diverso dal dire “sono il vostro vescovo”.
Non si sottrae dalle polemiche internazionali di questi ultimi giorni: i bombardamenti su Gaza, la Flotilla che innesca la rabbia di piazza. Per l’arcivescovo “La Misericordia contrasta l’ideologia. La Misericordia è il limite imposto al male”: la misericordia come arma che non spara ma ferma il male.
Il dono di Terzini

E poi anche a Veroli il richiamo alla sacralità della vita: dal concepimento fino alla morte. Un accenno anche ai doni ricevuti poco prima in municipio dalle mani del sindaco: “Tanti doni, al punto che non sapevo come sdebitarmi. Ad un certo punto mi sono domandato: cosa posso dare io a questa gente che mi riempie di doni? Vi dò il mio mandato, sono qui per voi”. Una darsi totalmente, come chiede la Chiesa ai suoi pastori.
Quali doni aveva ricevuto poco prima della Messa l’arcivescovo? Oltre alle chiavi della città, un’opera di un artista verolano, Massimo Terzini che mette nero su bianco un simbolo della Città, la Scala Santa, con un uomo che a capo chino, si accinge a percorrere in ginocchio questa salita spirituale.

E con essa in dono una stola fatta con un tessuto molto speciale dalle suore benedettine. Nel consegnarla, il sindaci ha sottolineato “Caro Don Santo, le comunità assomigliano a dei fili: singolarmente fragili, ma capaci, se tessuti con cura e pazienza, di dar vita a una trama che resiste al tempo. Così come le sorelle benedettine hanno saputo trasformare con dedizione i fili sciolti in un tessuto armonioso, allo stesso modo ogni persona, con la propria unicità, contribuisce a tenere salde le fibre della nostra Città”.
Già, singoli fili ma forti ove tessuti insieme. E se chi tesse è allegro nell’amore di Dio quel tessuto sarà ancora più bello. Ancora più forte.



