
Una manovra che mette spunta alle aziende della galassia Difesa del Frusinate e la crisi Stellantis che morde il Cassinate: una vera tenaglia
Giancarlo Giorgetti sta messo un po’ così, ultimamente: perso tra i doveri di tecnico e gli obblighi da “tendone”. Nelle tradizione circense è in uso infatti aprire e/o chiosare ogni spettacolo con la “Promenade”. Cioè con una lunga e scintillate parata di tutti gli artisti sotto lo “chapiteau”, il tendone, per intenderci. Quell’evento è parte integrante dello spettacolo e serve a fare sfoggio di tutti i lustrini, tutte le stramberie fighe e tutte le meraviglie in forza alla famiglia circense. Sotto le luci e cullati dall’applauso del gentile pubblico.
In quel contesto è un po’ difficile notare eventuali toppe sul culo dei clown “Augusti” e tutto sembra bello. Conforme, diremmo. Ecco, il titolare del Mef, specie di questi tempi, è come quello che le toppe non può nasconderle, perché queste sono le settimane della Legge di Bilancio. E Giorgia Meloni sta messa un po’ come quei direttori di circo che invece hanno un altro obbligo, molto meno verista: inondare di luci il pubblico e tenere i guai di casa sotto il cerone.
Crisi automotive e salassi all’orizzonte

Difficile farlo oggi e difficilissimo farlo in un’Italia che vede salassi all’orizzonte e che sta al capezzale dell’automotive. Difficile anche solo pensarlo, dalla nostre parti, con un Francesco Paolo Giangrande che ti arriva in trasmissione e senza fronzoli ti spiega che ci sono 600 posti di lavoro destinati a saltare nell’indotto Stellantis durante il 2025.
Ospite di A Porte Aperte su Teleuniverso il Segretario Generale del sindacato dei metalmeccanici Uilm – Uil del Lazio aveva pronunciato quella che fino a pochi mesi fa sembrava una parola messa al bando. Un termine-macumba che schiude scenari che davamo per seppelliti: “Licenziamenti”.
“Ci sono aziende dell’indotto e del sub indotto di secondo livello Stellantis di Cassino che dal mese di novembre inizieranno a terminare la Solidarietà. E dopo quel genere di contratti c’è più nulla: non ci sono altri ammortizzatori che possano evitare il licenziamento”. Perciò mala tempora currunt per il Paese e per Cassino Plant, dunque, ed è evidente che il clima generale non aiuta certo a trovare soluzioni. Il solo scenario solutorio di ammortizzatori sociali straordinari conferma quello che tutti dicono ma su cui nessuno pare avere soluzioni strutturali. L’industria italiana è ad un bivio, la logistica è agli esordi e la Cina appare come la speranza più solida per puntellare l’automotive elettrico.
La “Promenade” con Bloomberg

E i guai non sono finiti. Tornando a Giorgetti ed al Mef si respira l’aria greve di un Erario costretto a cannibalizzare proprio le categorie che dovrebbero per parte ammortizzare le agonie di altri comparti. Giusto qualche giorno fa il titolare dell’Economia, già “reo” di aver guastato mezzo sonno e passa alla sua premier, e di averlo fatto su due fronti si era fatto intervistare da una giornalista di Bloomberg a Palazzo Chigi.
Cioè da una specialista che ha come target di lettori le persone che il denaro lo investono, non certo quelle che ne maledicono la mancanza quando Carlos Tavares decide che il cielo sopra Stellantis Italia debba incupirsi. E Giorgetti, che sarà pure un tecnico ma che conosce ogni ruffianeria di chi deve interfacciarsi con certi barracuda mediatici, ha fatto la sua bella “Promenade”. Pil previsto in crescita anche se sotto l’un percento, deficit potato dal 4,3 al 3,8%.
E poi giù di melassa in ordine al tema urticante della tassa sugli extraprofitti delle banche. Che non sarà una tassa, ma “una chiamata di contribuzione per tutti”. Come a dire che non sarà uno schiaffo ma un “leccamusso”.
Lessico meloniano ed extraprofitti

Giorgetti credeva di sciorinare il copione lessicale meloniano, ma è caduto nel trappolone che quel format stesso contiene. Precisando pignolo che “non solo le banche, ma tutte le aziende che hanno beneficiato del contesto di mercato per fare utili potrebbero essere oggetto di un prelievo fiscale extra”. E qui son guai, perché in Italia i soldi se non li fanno le banche li fanno la Difesa a bancali e quei poveracci che hanno aziende medio-piccole, la famosa “spina dorsale”.
Che il Mef potrebbe rompere esattamente quando la vertebra dell’automotive è già polverizzata. Ma perché la premier ha due motivi distinti per dormire meno di fronte a questa Legge di Bilancio qua che il suo ministro sta provando a glassare? Primo: perché va contro la sua mistica di “abbiamo tutto sotto controllo e noi seguiamo il programma”.
E perché rimette al centro, a proposito di programma, cose che Meloni promise e che non ha mantenuto, vedi le accise. Secondo: perché sul tema tasse agli extraprofitti bancari Giorgetti è come un forcipe che allarga e slabbra ancora di più lo strappo concettuale con il solo Partito che oggi Fratelli d’Italia teme.
Mediolanum-FI ti guardano…

Cioè Forza Italia con Antonio Tajani nel razzo e con Marina e Piersilvio Berlusconi giù in sala comando a Cape Canaveral. Una Cape Canaveral la cui “Nasa” si chiama Mediolanum e “col cavolo che scuciamo, coso”.
Il Foglio di Claudio Cerasa l’ha messa giù chiara: “Giorgetti non ne ha fatto una questione di dimensione. Insistendo sulla necessità che tutti devono dare una mano al paese ‘piccole, medie e grandi aziende’. Ma una cosa l’ha detta: le aziende della difesa sono tra coloro che dovranno contribuire perché stanno andando particolarmente bene ‘con tutte queste guerre’”.
Giusto in punto di etica ma apriti cielo anche per la “nostra” Tiburtina Valley. Cioè l’area che dalle adiacenze orientali della Città Metropolitana di Roma tocca e fa Pil anche nel nord della Ciociaria. Con aziende come Mbda, Alenia, Telespazio, Airbus, Rheinmetall ex Oerlikon e Leonardo. Andiamo di recap: la Cina “appare come la speranza più solida per puntellare l’automotive elettrico.” Che ha uno spot cruciale nel Cassinate.
Il Mef si prepara a “cannibalizzare proprio le categorie che dovrebbero per parte ammortizzare le agonie di altri comparti”. Una delle quali ha spot di eccellenza nel nord del Frusinate. Ed un sindacalista di rango spiega che entro un mese ed a meno di soluzioni-tampone vedremo gente per strada. Tanta gente.
Tutti col naso all’insù, a vedere quella brutta aria che ristagna nei nostri cieli, senza poter far nulla per vedere la sagoma tersa di un futuro migliore di questo presente.