
Il "tradimento" della destra spagnola di Abascal e l'opportunità per la premier di accreditarsi come leader matura. Ed affidabile, come il "suo" Massimo Ruspandini
Sì, lo avevamo detto non molto tempo fa. Scrivemmo che la Giorgia Meloni democristiana alla fine avrebbe salvato la Giorgia Meloni sovranista ma avevamo trascurato un particolare. Che in Europa la Meloni sovranista sarebbe stata “aiutata” per converso anche dai sovranisti spinti per patentarsi come sovranista affidabile. Tutto questo per arrivare ad un punto di non ritorno per il quale oggi la premier italiana non è affatto più debole, non adesso che è “senza Vox”. Non lo è perché adesso ha più voce in capitolo per un 19 luglio che potrebbe vedere un Parlamento Europeo composito e non blindato nei confronti delle cosiddette “destre di senno”.
Da mezza No Vax a totale No Vox, quindi. E il segreto è quello di Pulcinella, per chi in questi anni di governo ha voluto/saputo leggere tra le righe di una narrazione che vedeva l’inquilina di Palazzo Chigi traccheggiare fra temi-vessillo ed argomenti concreti. Tra migranti e green, ad esempio.
Stringiamo il campo e guardiamo un attimo con più attenzione a casa nostra, ad esempio.
Ruspandini tra confini da difendere e green

Sì, sbirciamo nelle pagine social recenti di Massimo Ruspandini, che di Meloni è “colonnello” provinciale per Frosinone e che è reduce da una Direzione territoriale centrata proprio sul voto, Europeo ed Amministrativo. Ci troviamo cose ossimore che in realtà sono i semplici totem della natura bivalente del corso politico di Fratelli d’Italia. E di Meloni, che al netto dei Gabbiani di Fabio Rampelli è il 90% di ciò che Fdi pensa, attua ed orchestra. E che lo ha dimostrato anche come premier in quel di Washington con Guido Crosetto al vertice Nato.
Cose come questa: “Grazie al lavoro diplomatico del Governo Meloni gli sbarchi in Italia continuano a diminuire e i dati lo dimostrano. Prosegue la nostra politica contro l’immigrazione clandestina, i trafficanti di esseri umani e la difesa dei confini“.
Pisana e risparmio energetico

“Difesa dei confini” assieme a cose come quest’altra: “Interessantissimo convegno alla Camera di Commercio di Frosinone sull’efficienza energetica. La Regione Lazio sostiene le imprese e il risparmio energetico con un bando per 40 milioni di euro. Con l’onorevole Angelilli e l’amico deputato Aldo Mattia con il quale condividiamo giornalmente le battaglie per il nostro territorio”. Migranti e green in una stessa fiata, in perfetto mood di un equilibrio che trent’anni fa avrebbe fatto gonfiare di orgoglio la giogaia di Ciriaco De Mita.
E non è affatto un male, è solo l’inevitabile incedere di una trasformazione fisiologica che porta ogni Partito ed ogni leader carismatico a capire che oltre al carisma ed ai proclami servono i temi. Temi condivisi magari con il Ppe e senza troppo storcere il naso per il fatto che a condividerli in veste più iperbolica magari ci siano anche… i Socialisti Ue.
Abascal “Giuda e Battista” al contempo

C’è una chiave di lettura che leghi il tutto senza apparire come una forzatura analitica? C’è ed è evidente. E fonda sul dato per cui il “tradimento” di Vox e di Santiago Abascal, transumati in un battere di ciglia in zona Viktor Orban-Patrioti per l’Europa non è stato solo una cosa alla Iscariota. No, quel passaggio d’area, quello spostamento a destradestra della formazione con cui Meloni era stata più sodale ed “amicona” ha rappresentato un’occasione, un battesimo quasi. O forse addirittura una certificazione, a volerla vedere dal fronte di chi ha deciso di mollare i conservatori di Ecr di cui Meloni è Presidente.
La definitiva certificazione della sopravvenuta maturità di un blocco partitico che prima voleva fare all’Europa quello che il M5s voleva fare al Parlamento italiano, ma che poi ha ceduto un po’ di spleen in cambio di un po’ di buon senso.
La metamorfosi di Giorgia

Ed è esattamente quel tipo di buon senso a cui Meloni, in una lunga metamorfosi non immune da sofferenze, ha iniziato a puntare in maniera mediata fin dal primo mese dalla sua elezione a Palazzo Chigi. Quel mood un po’ comiziante-fiero, un po’ sornione-pratico che inevitabilmente porta le destre a diventare due cose. O la copia esacerbata di se stesse in nicchie decisionali piccole e marginali. Oppure la versione matura di quel che furono, “degna” di stare in posti dove decidi assieme agli altri.
E magari porti a casa un Commissario europeo per l’Economia e qualche altra skill di pregio nella stanza dove quell’Europa che volevi rivoluzionare magari un po’ la riformi davvero. Il Foglio di Claudio Cerasa, che per molte cose analitiche è mezza Bibbia, lo ha spiegato molto bene, questo meccanismo. “La decisione del partito di estrema destra spagnolo Vox di lasciare il gruppo dei Conservatori e riformisti europei (Ecr) per aderire a quello dei Patrioti per l’Europa lanciato da Viktor Orbán potrebbe sembrare un umiliante tradimento per Giorgia Meloni”.
Il tradimento utile di Vox

“Un tradimento lo è. Nessuno si è speso di più per Santiago Abascal di Meloni. (Meloni) che, anche dopo il suo ingresso a Palazzo Chigi, si è sgolata nelle riunioni elettorali di Vox con discorsi che hanno fatto rabbrividire i suoi colleghi capi di stato e di governo dell’Ue”. Tuttavia è anche vero che se “l’uscita di Vox indebolisce Ecr, che rischia di perdere la sua terza posizione al Parlamento europeo”, essa è anche “un’opportunità”.
Per cosa? “Affermarsi come la leader di una destra conservatrice ma responsabile nell’Ue”. Il segreto sta tutto nell’etimo di quella parola: “responsabile”, cioè abilitata a dare risposte e non più e non solo patentata per fare domande irriverenti.
Musica, musicanti e platee

Senza dimenticare il sottile gioco di equilibri per cui la stessa Meloni oggi può puntare ad un Ursula-bis facendosi fare le pulci solo da una risicata fronda interna a Fdi. Ma qui, in ambito nazionale, i sondaggi danno al partito ancora tanto di quello shining da metterlo nella casella di chi batte bacchetta sullo spartito e dice solo lui ai fiati quando attaccare.
Magari in attesa di diventare primo violino in un’orchestra più grande composita, dove si mischino classica e rock. E dove Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni stiano tra quelli che suonano, non tra quelli in platea.