Giù le mani dal Ceccano Calcio: i tifosi si ribellano alla politica

I tifosi del Ceccano si oppongono all'uso del calcio come strumento politico, rifiutando sia il centrodestra che il centrosinistra. Due striscioni rimettono tutti al loro posto: "Questa passione non è un seggio”.

Non ci stanno. Non vogliono essere tirati per la maglietta della loro squadra: né da destra né da sinistra. La tifoseria del Ceccano non vuole che la loro passione diventi pretesto per lo scontro politico. E nemmeno una strumentalizzazione.

Lo hanno detto con chiarezza ai candidati alle prossime elezioni Comunali di fine mese. Con due striscioni appesi in modo che fossero visibili da tutta la città: “Sinistra o Destra? La stessa minestra e “Propaganda fuori. Non ci serve il teatrino, questa passione non è un seggio cittadino”.

Tutto nasce da uno spot pubblicitario del centrodestra che ha usato lo stadio di calcio del Ceccano nel quale uno dei dirigenti fa un endorsement per il candidato sindaco del centrodestra Ugo Di Pofi. E dalla reazione del Centrosinistra che ha sfruttato a proprio vantaggio un post della curva che diceva alla politica di restare fuori. A tutta la politica, non ad una parte soltanto.

Il Ceccano non si tocca

Lo stadio Popolla

Il calcio come specchio della città, lo stadio trasformato in teatro elettorale. E i tifosi insorgono: “Il Ceccano non si tocca”. Tra passione e propaganda, la campagna elettorale è ufficialmente entrata nella fase più calda. E stavolta non sono i comizi a far discutere, né le interviste, né le dirette social. A far scattare la scintilla è il pallone. Anzi, il simbolo sacro del Ceccano Calcio, finito — secondo gli ultras — nel tritacarne della politica.

Tutto nasce da un video elettorale, girato all’interno dello stadio “Dante Popolla” con protagonista Ugo Di Pofi. Quel video — apparso anche sui canali ufficiali del Ceccano Calcio — ha fatto infuriare i tifosi. Perché in mezzo a discorsi politici e promesse amministrative, spunta il logo rossoblù. Il simbolo della squadra. E tanto è bastato.

I primi a prendere posizione sono stati quelli di Vecchia Guardia Fabraterna, storico gruppo ultras. Il comunicato è di quelli duri, senza giri di parole: “Ceccano rappresenta la nostra terra e la nostra identità. È storia, appartenenza e tradizione, non un logo da usare per una manciata di voti. Non permetteremo a nessuno di strumentalizzare il nostro simbolo e la nostra storia”.

Una richiesta chiara alla società: rimuovere ogni riferimento alla squadra da qualunque contenuto politico, nel rispetto della tifoseria.

Fallo di reazione

Il centrosinistra prende al volo quella posizione per stigmatizzare il comportamento dell’avversario. Ma a sua volta commette un fallo di reazione. Perché se il centrodestra può avere tirato dalla sua parte la maglietta del Ceccano, altrettanto ha fatto il centrosinistra sostenendo che la tifoseria non sta con la destra. La tifoseria non sta con nessuno: ognuno ragiona con la sua testa.

Questa strumentalizzazione non sta piacendo a nessuno. Se da un lato la destra ha sbagliato ad usare la situazione per fini elettorali, dall’altro anche la sinistra ha sbagliato a sfruttare il messaggio della curva solo a proprio vantaggio. I tifosi e gli ultras sono stanchi di vedere la loro passione utilizzata dalle forze politiche e chiedono che né la destra né la sinistra strumentalizzino il tifo per fini propagandistici.

Lo stadio “Popolla” racconta di un’altra Ceccano. Una città che si risveglia attorno alla sua squadra. Dopo anni di silenzi, la curva è tornata a cantare, sono nati nuovi gruppi ultras, giovani e veterani uniti dalla stessa fede: sostenere la maglia. Tutti insieme, senza divisioni, senza padrini politici. Una curva vera. Fatta di presenza, sacrifici, trasferte, cori. È tornata una tradizione che mancava da anni. Una comunità che ha scelto di esserci, sempre. E che oggi, pretende solo una cosa: rispetto.

Il nodo dello stadio

A rendere tutto più delicato è il capitolo stadio. Nell’agosto 2024, con un bando pubblico, la gestione del “Dante Popolla” è stata affidata per vent’anni alla ASD Ceccano Calcio 1920, guidata proprio dal presidente Felice Orsinetti. Un investimento da oltre 1,4 milioni di euro, suddiviso in quattro fasi quinquennali, gestito in partenariato con Fit Consulting S.r.l. e Olimpia Club S.r.l. SSD.

Il progetto è ambizioso. I risultati stanno arrivando, le opere si stanno realizzando, il cambio di passo è evidente. Ma nel centrosinistra il legame con l’amministrazione uscente solleva più di una perplessità. “E se l’amministrazione cambiasse? Che ne sarà dello stadio? Che ne sarà della squadra?” La risposta, intelligentemente l’hanno fornita i tifosi: la politica deve fare un passo indietro. Il calcio non si tocca.

Quello che sta succedendo a Ceccano è un campanello d’allarme. Il calcio, che dovrebbe unire, rischia di diventare terreno di battaglia elettorale. E la risposta della curva è stata chiara: fuori la politica dallo stadio. Perché una cosa, a Ceccano, non si è mai negoziata: l’amore per quei colori.