Protocollate le dimissioni dell'assessore Pace, in attesa del processo per violenza privata. Inizia ora la difficile partita del sindaco. Perché dalla scelta del nuovo assessore può dipendere il futuro
Il primo passo è compiuto. Alle 8.30 di questa mattina Simone Pace ha protocollato la lettera con la quale si dimette dalla carica di assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Anagni. È la conseguenza del decreto penale di condanna inviato a fine dicembre con il quale gli veniva inflitta una pena di due anni per ‘violenza privata‘ cioè avere ‘sollecitato’ una signora a candidarsi in una delle sue liste alle scorse Comunali, prospettandole altrimenti il licenziamento.
Il decreto è stato impugnato, la condanna a questo punto è come se non esistesse: sarà ora un processo con il rito ordinario a ricostruire come sono andati i fatti.
La vera partita è quella politica. Le dimissioni di questa mattina sono solo una tappa su un terreno accidentato nel quale rischia di scivolare l’intera amministrazione del sindaco Daniele Natalia, nonostante i fatti ipotizzati dalla procura non la coinvolgano.
Perché, se è vero che il reato ipotizzato riguarda il solo (ormai ex) assessore, è altrettanto vero che l’ombra proiettata dall’inchiesta rischiava di avvolgere l’immagine dell’intera giunta. Mantenere nell’esecutivo l’assessore avrebbe significato avvallarne politicamente il comportamento giudicato sospetto dalla procura. E condividerne politicamente le conseguenze di una condanna.
Le dimissioni sono il minimo sindacale. Arrivate dopo un confronto serrato tra Simone Pace ed il sindaco. Con l’assessore che giurava in ogni lingua la propria innocenza ed il sindaco che comunque non poteva evitare di sollevare il problema di compatibilità etica, legato alle conseguenze. La situazione si è sbloccata nel momento in cui è stato chiaro che se non fossero arrivate le dimissioni sarebbe scattata la revoca d’autorità firmata da Daniele Natalia.
Che al suo assessore ha concesso tempo, più di quello che la piazza si sarebbe aspettata, per dimostrare che le dimissioni non erano un atto di forza. Ma una scelta meditata e ponderata. Nella lettera infatti viene scritto che l’accusa è «assolutamente inesistente in quanto fondata su un provvedimento che non prova alcunché» ma si decide per le dimissioni per evitare che l’inchiesta «possa delegittimare il virtuoso percorso amministrativo intrapreso: cosa che mi angoscia più della questione stessa che devo affrontare».
Ora si apre la partita politica. Il primo vero banco di prova per Daniele Natalia e la sua capacità politica: la sostituzione dell’assessore. Perché la delega è ambita. Esistono nella sostanza tre opzioni: 1) indicare un assessore che sia espressione diretta di Pace e della sua area politica, 2) indicare un tecnico esterno, in attesa che il tribunale chiarisca, 3) nominare un assessore di area Pace ma spogliandolo dell’operatività delle deleghe.
Nel primo caso verrebbe salvaguardata la posizione politica e tutelato il patto elettorale tra il sindaco e Simone Pace; nella seconda ipotesi ci sarebbe una totale presa di distanza dall’assessore e dalla sua area; nella terza, verrebbe contemperata la necessità di tutelare il patto politico allontanando qualsiasi sospetto di contiguità tra l’amministrazione e l’operato dell’ex assessore.
È proprio questo il punto: quale strada vuole imboccare il sindaco Daniele Natalia? In questo momento ha le mani totalmente libere, qualsiasi azione verrebbe giustificata dall’atto giudiziario e dalla necessità di tutelare la sua amministrazione; non ha bisogno di voti in aula: quello del consigliere eletto dall’area Pace verrebbe facilmente rimpiazzato. Ma ha anche la necessità di dimostrare il peso ed il valore della parola d’onore data, della stretta di mano fatta durante la campagna elettorale.
Proprio per questo la scelta è difficile: perché ora nulla forza la mano del sindaco. Che ha un solo dovere: dimostrare anche nei fatti la distanza della sua amministrazione da ogni ombra ed ogni sospetto. Presente e futuri.