Gli Artemio al G7 e la pace rinviata sine die

Il G7 svolto tra Anagni e Fiuggi non ha brillato per contenuti. Deludenti il messaggio politico ed il documento finale. La parola pace doveva essere il filo conduttore dell'incontro ed invece è stata relegata nella dichiarazione finale. Tuttavia per la Ciociaria resterà un evento storico

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Ve lo ricordate il film “Ragazzo di campagna” dove il protagonista Renato Pozzetto, giovane e paffuto paesanotto, prima di avventurarsi nella metropoli milanese non aveva altro divertimento insieme agli anziani del borgo che vedere il treno che passava attraverso la loro campagna. All’approssimarsi dell’arrivo della prodigiosa macchina di ferro si portavano le sedie da casa e sedevano ai bordi della ferrovia in attesa del passaggio. A guidare la carovana un contadino impersonato da Jimmy il Fenomeno che istigava gli altri a muoversi perché la scorsa volta, arrivando in ritardo, del treno ne aveva visto solo metà.

È proprio Jimmy il Fenomeno, il Primo Cittadino del gruppo, ad urlare festante “eccolo arriva” al passaggio del convoglio. E gli altri ad urlare “come è bello come è bello” qualcuno esclama “è impressionante” un altro si lamenta “l’altra voltano c’erano più vagoni”. Ma Artemio ribatte sicuro “e insomma ma il treno è sempre il treno eh”. La folla dopo poco più di un minuto diradandosi si lamenta “Dovrebbero farlo passare più spesso”. Ma Artemio invita ad accontentarsi: “Eh no dopo ci si abitua e non ci si diverte più”.

Gli anagnini come Pozzetto e Jimmy il Fenomeno

Il contadino in attesa del passaggio del treno

Ed è questa la stessa sensazione che hanno provato gli sparuti cittadini anagnini che sfidando il freddo insistente hanno voluto provare l’ebbrezza dell’arrivo delle delegazioni nella Città dei Papi in occasione del G7 degli Esteri. Sei sette convogli sfrecciati a lampeggianti spiegati nella strada di accesso alla città. Pieni di macchine di polizia e con qualche van o berlina dai vetri oscurati. Macchine molto anonime tanto che era difficile distinguere a che nazione associarle.

Ma che importa? Volete mettere l’emozione di vederle passare e partecipare così, seppur fugacemente, ad un evento che doveva contribuire a cambiare le sorti dell’universo, determinante per la pace del mondo.

Il G7 ad Anagni

E così come per Artemio l’emozione è rimasta confinata in quel passaggio veloce ed asettico. L’unico momento in cui i potenti del mondo sono venuti a contatto con il popolo ridotto ma festante. Per il resto arrivati, mangiato, vista la cattedrale, salutato e poi a Fiuggi. Una velocità degna della pubblicità di Pic Indolor. Gia fatto?

Comunque non lamentiamoci si sapeva che non era un evento popolare. Il poderoso spiegamento di forze di polizia e i molteplici annunci apocalittici, veri o presunti tali, avevano già indotto tutti a tenersi lontani dalla manifestazione. Molti infatti hanno preferito cercare sui social notizie o aspettare il tg. Ma la copertura non è stata delle migliori o almeno non all’altezza delle aspettative iniziali.

Un messaggio deludente

Il tavolo dei lavori

Complice forse la mancanza di comunicati forti e chiari per il pubblico il messaggio uscito dalla kermesse è stato deludente. Chi si aspettava dall’ultimo G7 a guida italiana il forte ed inequivocabile messaggio di pace, la fine delle ostilità, il grido dell’Europa unita è rimasto deluso. Nella latitanza degli organi di informazione nazionali, come umile pratica conoscitiva, mi sono andato a scaricare il testo ufficiale rilasciato a termine della manifestazione. Lo potete trovare facilmente anche voi dal sito del Ministero degli Esteri. Ed ho trovato, leggendolo, qualche sorpresa. (Qui la Dichiarazione Finale del G7 di Fiuggi).

Innanzitutto questa. La parola “Pace” non è la più usata nel testo. Anzi non è neanche tra le prime. Le più gettonate sono “condanniamo” e “ribadiamo” che sopravanzano pace di molte unità e poi molti vocaboli simili tutti abbastanza aggressivi direi. Dopo una doverosa e pleonastica introduzione di poche righe si passa al capitolo “Fermo sostegno all’Ucraina”. Quasi tutti i capoverso iniziano con “condanniamo”.

I Ministri degli Esteri presenti ad Anagni

Il concetto di pace spunta solo nella dichiarazione finale, che riporto testuale, che dice:  “Il nostro obiettivo finale rimane quello di conseguire una pace globale, giusta e duratura, in grado di ripristinare il pieno rispetto dei principi fondamentali del diritto internazionale, apertamente violati dalla Russia. Accogliamo con favore il Vertice sulla pace in Ucraina che si è svolto in Svizzera il 15 e 16 giugno, concentrato sulle priorità chiave necessarie per raggiungere un quadro di pace basato sul diritto internazionale, compresa la Carta delle Nazioni Unite e i suoi principi, e sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina.”

La pace sui… titoli di coda

Un singolare concetto di pace “unilaterale” che finora ha tardato a mostrare la propria efficacia ma che è stato ripetuto così sic et simpliciter come avvenne nella conferenza Svizzera di pace dove però la Russia non venne neanche invitata. Magari continuando a ripeterlo immutato, come un mantra, funzionerà come per magia.

Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani

Poi si continua col capitolo “Situazione in medio oriente”, un capolavoro di cerchiobottismo. Per andare avanti poi con “L’indo pacifico e la regione”, “Il partenariato coi paesi africani”. Poi il capitolo “Migrazione” tema sentitissimo che occupa nel documento cinque righe e mezzo esatte dal senso ribadiamo quanto già detto. Non un grande sforzo direi. E poi prosegue con le questioni regionali Afghanistan, Grandi Laghi, Haiti, Libia, Myanmar, Somalia, Sudan, Venezuela. Un simpatico fritto misto fatto di “ribadiamo” e “auspichiamo”.

Un documento tutto sommato, mia personalissima opinione, un po’ deludente. Almeno si pensava che nell’ultima occasione dei G7 a guida italiana il governo volesse distinguersi con qualche proposta innovativa che rendesse protagonisti sulla scena internazionale, invece niente.  Ma la cosa che mi ha lasciato veramente perplesso dal punto di vista dell’analisi degli avvenimenti internazionali è questa.

Un documento senza acuti

Dopo un giorno dal termine del G7 il presidente Biden fa una conferenza stampa e annuncia il cessate il fuoco bilaterale tra Israele e Libano. Cessate il fuoco che in questi giorni è già stato più volte violato. Ma che certamente è una notizia positiva per i confitti nell’area. Dalla lettura del documento ciociaro  però il cessate il fuoco si evince solo come un desiderio legato alla risoluzione del Consiglio Onu 1701(2006) con due righette buttate la.

Allora la domanda è questa: non sarebbe stato di maggiore prestigio per la riunione del G7 annunciare congiuntamente un cessate il fuoco così importante e farlo in un consesso ufficiale col sostegno di tutti i paesi partecipanti?

Certamente si ma come al solito il protagonismo degli Usa travalica ogni protocollo ed in questo caso svaluta gli organismi ufficiali. Ma non stupiamoci succede sempre. A riprova che le decisioni vere non si prendono in avvenimenti come quello ospitato in Ciociaria ma nelle stanze di Washington. Nulla di nuovo sotto il sole. Tranne che molti aspetti della politica internazionale che fluttuano in questi giorni non sono stati proprio trattati.

Ignorate le elezioni nei Paesi dell’Est Europeo

Joe Biden, presidente uscente degli Usa

Per esempio poteva un importante consesso come quello appena realizzato ignorare che tre giorni dopo le forze jihadiste islamiche filo turche (la Turchia è un paese nato) invadessero di nuovo la Siria sfondando i confini per arrivare fino ad Aleppo, la seconda città più importante della Siria. E che questi comunicando questa azione militare si siano vantati di avere utilizzato strategia militare e droni di fabbricazione Ucraina. Possibile che di sette ministri degli esteri, ufficialmente latori di pace, nessuno conoscesse l’imminenza di una azione militare così dirompente ed aggravante del quadro già complesso mediorientale? Difficile da credersi.

Il G7 ha ignorato le elezioni nei Paesi dell’Est Europeo

Nessuna parola poi sulle recenti elezioni che si sono susseguite nei paesi est europei. Prima la Moldavia dove in patria vince il candidato filorusso ma il voto dei moldavi all’estero ribalta il risultato per pochissimi voti mantenendo la filoeuropea Sandu al governo ma bocciata dai suoi concittadini ed eletta dagli emigrati.  Poi le elezioni in Georgia dove vince il candidato filorusso col 55% il secondo dei candidati arriva al 13% scarso, con uno scarto del 40% dal vincitore ma si grida comunque ai brogli e sono settimane che ci sono presidi europeisti.

Ancora lo scorso lunedì con G7 in corso escono i risultati del primo turno elettorale governativo in Romania. Che fa quasi venti milioni di abitanti. A sorpresa in testa arriva il candidato sedicente filorusso Georgescu. Uno che non ha neanche un Partito e che ha fatto la campagna elettorale su tik tok. Il premier uscente fortemente sostenuto dall’Europa arriva addirittura terzo facendosi battere da una sindaca di un piccolo paese candidata di un piccolo Partito.

Il trionfo dell’antieuropeismo

I risultati delle ultime elezioni in alcuni paesi dell’Est Europeo rappresentano un no alla guerra in Ucraina (Foto: Marco Cremonesi © Imagoeconomica)

Un ondata di voti antieuropei anche dove non te lo aspettavi che vengono etichettati con facilità come filorussi per creare uno stigma ai candidati in corsa ma che in realtà solo semplicemente voti contro l’attuale governo europeo. E non serve uno scienziato della geopolitica per capirlo. Ma possibile che nessuno si interroghi con questi risultati in corso quali siano le cause di certi risultati?

Certo influenze russe sono possibili ma analizzandoli facilmente il filo conduttore è uno solo tutti i candidati erano contro la guerra in Ucraina. E chiedevano uno stop immediato e il non coinvolgimento dei loro paesi. Ora a prescindere dalle opinioni sul tema. Ma è possibile che nessuno si interroghi su certi risultati che ormai sono continuativi ed evidenti.

Gli interventi di Putin e Zelensky

Il presidente dell’Ucraina Zelensky

A gettare acqua prima e benzina sull’argomento poi in settimana i due discorsi di Putin e Zelensky. Il primo loda Trump e si auspica un intervento deciso per la pace. Anche se non dice a quali condizioni. Il secondo, il presidente ucraino, che fa una conferenza per dire che accetterà la pace solo se verranno restituiti i territori e che venga consentito il loro accesso nella Nato.

Adesso sulla restituzione dei territori occupati mi sembra un richiesta anche legittima, perlomeno plausibile. Ma possibile che Zelensky non si sia accorto che il motivo scatenante del conflitto sia proprio l’ingresso nella Nato? Infatti affermare che persiste tale volontà non è certo un atto distensivo ma serve solo a rinfocolare gli animi.

Un dispetto politico a Trump

Donald Trump, neo presidente degli Usa

Ultima perplessità è questa. E l’avevamo anticipata più volte. Il venti gennaio entrerà in carica Trump. Ma il G7 si è svolto come se questo avvenimento non esistesse. E la linea dettata è stata ancora la linea Biden. È come se si fossero isolati dal mondo esterno, anzi sembra che certe dichiarazioni servano solo ad alterare gli animi anziché calmarli per lasciare al nuovo presidente americano un quadro di caos ancora superiore all’attuale tanto da rendere la soluzione molto più difficile di quanto già sia.

Un piccolo dispetto politico come coda velenosa della sconfitta elettorale democratica negli usa. Ti lascio il potere ma ti lascio più confusione che posso. Per questo fuori dagli schemi questo G7 a livello di contenuti è stato estremamente deludente. Anzi è sembrato irrilevante con tutto il mondo che si muoveva indipendentemente da quello che succedeva nell’importante consesso ciociaro. L’Europa stessa fortemente rappresentata al G7 sembra volersi muovere autonomamente dagli Usa neo trumpiani preparando l’invio di truppe direttamente sul campo ucraino. Scelta poco oculata vista la preponderante potenza militare usa.

Per la Ciociaria resta un evento storico

La riunione tra Tajani e i sindaci ciociari a margine del G7

Ma in tutto questo bailamme noi non possiamo che essere felici di un avvenimento che comunque resta un evento importante nella storia ciociara. Ci riguardiamo felici le bandierine ancora appese sulle strade sentiamo il profumo inebriante di essere stati partecipi di un grande evento. Ci facciamo le foto davanti ai cartelloni del G7 un po’ come quelli che si fanno le foto sul podio delle gare sportive a gara conclusa per dire che anche noi un po’ abbiamo partecipato. O almeno ci abbiamo provato.

E per i più fortunati rimarrà impresso nella memoria il momento Artemio del passaggio fugace e scintillante dei convogli di scorta coi vetri oscurati mentre i Jimmy il Fenomeno di turno riponendo la sedia continueranno ad esclamare con tono aulico ed aria di sincera commozione: “che momento indimenticabile, abbiamo fatto la storia”. Si, fino al passaggio del prossimo treno.