
Nei vecchi siti, per rendere più competitivo del 30% il polo di Stellantis di Cassino ed abbassare i costi dell'agricoltura del sud Lazio
… proprio il tema dell’energia è stato affrontato dal presidente Confindustria, Emanuele Orsini intervenuto a Milano all’assemblea della Federazione Gomma Plastica. “Siamo molto penalizzati a livello di prezzi rispetto a Spagna, Francia e Germania, così non è possibile rimanere competitivi”, ha spiegato il leader degli industriali, che si è detto favorevole – al fine di “accelerare il ritorno della produzione da nucleare nel nostro paese” – anche a “riattivare i siti esistenti delle centrali nucleari, impiantando le nuove tecnologie”
(agenzia LaPresse)
Mentre a Latina parliamo su chi ha fatto il nuovo ospedale civile che non c’è. Mentre mettiamo ruote in mezzo agli incroci, mentre consumiamo pagine di inchiostro su strade (come la Roma-Latina, e come la Cisterna-Valmontone) che non si faranno mai, il mondo cambia.
Tecnologia muta

La tecnologia muta, Musk non propone la nuova Filadelfia-Boston ma vuole andare su Marte. Ed ecco che stanno arrivando le nuove centrali nucleari: più piccole, meno pericolose, più intrinsecamente sicure, senza emissioni di gas serra e… Se una cosa si può fare la si fa.
In Italia l’energia elettrica costa il 30% in più che altrove, perché altrove hanno le centrali nucleare. Ecco che il presidente di Confindustria, avanza una proposta sensata. Dove impiantare il nucleare nuovo? Dove era già, per fare prima e per fare bene. Quindi? A Latina, a Trino Vercellese, al Garigliano ed a Caorso.
Nel progetto del nucleare a Latina nato nel secondo Dopoguerra e che ora è in avanzata fase di smantellamento c’erano le radici di Latina come città. Città vera, al centro di una intuizione: fare di questo posto la Silicon Valley italiana quando quella americana manco c’era. Latina doveva essere la prima centrale nucleare italiana, capace di sviluppare energia a basso costo per creare una industria che non c’era: per fare una città di un posto dove già il Consorzio Agrario era “grande industria” e il calzolaio poteva essere considerato un “re della pelletteria”.
Gli spot già usati

Ora torna quella visione. Al di là dell’aspetto tecnico. Latina, Trino, il Garigliano e Caorso vengono indicate come location ancora oggi per gli stessi motivi che portarono a definirle all’epoca: hanno il mare vicino ed in caso di problemi si fa come a Fukushima. Ma a colpire è che si discuta seriamente in Italia di futuro, energetico ed industriale. Solo che noi non ce ne accorgiamo e viviamo in una sorta di beata estraneità rispetto alla realtà. Ricordo che se questa provincia si è fatta da contadina a polo industriale lo si deve alle centrali nucleari perno del nostro sviluppo.
Avere centrali nucleari significa tagliare i costi di produzione del farmaceutico pontino di un terzo, significa rendere più competitivo del 30% il polo di Stellantis di Cassino e cosi per i costi dell’agricoltura del sud Lazio.
Come sempre ci saranno favorevoli e contrari. Chi per ragioni ambientali e chi perchè spinto in maniera lauta. Ma a prescindere dalle posizioni: o partecipiamo a questo confronto o siamo destinati a subirlo.