Non ce l’avevano con Francesco Scalia: l’obiettivo dell’aggressione verbale di domenica notte a Cassino era Antonio Pompeo. Gli insulti e l’invito a non mettere più piede in città erano tutti per il presidente della Provincia di Frosinone, non per il senatore del Pd vicinissimo al ‘giglio magico’ di Matteo Renzi.
Soprattutto non è vera la chiave di lettura data all’episodio dal parlamentare di Ferentino: cioè, non è vero che si trattasse di persone che «In quel momento ci vedevano come i rappresentanti ufficiali del Partito Democratico, quel Partito che spaccandosi ha consegnato la città al centrodestra che tanto faticosamente era stato mandato a casa cinque anni fa. Chi ci ha insultato pesantemente non pensava che nel Pd provinciale siamo minoranza e che siamo stati schierati fin dal primo momento su Petrarcone».
La verità è che non è stato un caso e che la gente ce l’aveva espressamente con Antonio Pompeo.
Cosa ha fatto di male il presidente della Provincia? Più che altro ‘non’ ha fatto una cosa: i contestatori gli rimproverano di avere ignorato gli avvertimenti che gli erano stati portati circa sei mesi fa tramite persone della sua componente. L’avevano avvisato con largo anticipo che era necessario rivedere le competenze di Massimiliano Mignanelli all’interno della giunta provinciale, gli avevano segnalato i continui incontri con aspiranti docenti dell’Agenzia di Formazione, con insegnanti e maestranze. Lo faceva in virtù della sua delega alla Formazione Professionale. «Alle elezioni Mignanelli sarà una spina nel fianco, non si schiererà con noi nonostante Ncd faccia parte dell’alleanza di governo a livello nazionale: in questo modo gli state dando ossigeno e la possibilità di crearsi consenso e fare politica» era stato il messaggio per Pompeo. Un messaggio ripetuto più volte nel corso di vari incontri avvenuto a Cassino prima che si entrasse nella fase calda delle trattative per le candidature.
Ecco perché gli hanno gridato: «Hai mantenuto in vita tu Mignanelli» e «Non ci hai aiutato, non gli hai tolto la delega: tu ti sei visto i ca… tuoi e ora non passare più qui».
Massimiliano Mignanelli, già presidente del Consiglio Comunale di Cassino ai tempi del Popolo delle Libertà, è risultato il consigliere più votato in questa tornata. E come ha confermato nelle ore scorse l’ex sindaco Bruno Scittarelli (leggi qui il precedente) al ballottaggio ha fatto votare Carlo Maria D’Alessandro e non Peppino Petrarcone, determinando la sconfitta del Pd ed il ritorno del centrodestra alla guida di Cassino.