L’allarme rosso suona da tempo, ma dalle nostre parti nessuno lo ha sentito. Settembre sarà decisivo per il Governo Renzi. Tutto si giocherà sulla riforma del Senato. Ma cosa prevede?
PolisBlog è chiarissimo: “A Palazzo Madama siederanno in 100 in luogo dei 315 di oggi, così ripartiti: 74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 personalità illustri nominate dal presidente della Repubblica.
Saranno i consigli regionali a scegliere i senatori, con metodo proporzionale, fra i propri componenti. Inoltre le Regioni eleggeranno ciascuna un altro senatore scegliendolo tra i sindaci dei rispettivi territori, per un totale, quindi, di 21 primi cittadini che arriveranno a Palazzo Madama. La ripartizione dei seggi tra le varie Regioni avverrà “in proporzione alla loro popolazione” ma nessuna Regione potrà avere meno di due senatori. La durata del mandato di questi ultimi sarà di sette anni e non sarà ripetibile. Andranno quindi a sostituire i senatori a vita e saranno scelti con gli stessi criteri: cittadini che hanno illustrato la Patria per i loro altissimi meriti”. I senatori non saranno più eletti direttamente dai cittadini; si tratterà invece di una elezione di secondo grado che vedrà approdare in Senato sindaci e consiglieri regionali, il primo rinnovo del Senato li vedrà “eletti” tutti contemporaneamente, dopodiché la loro elezione sarà legata al rinnovo dei consigli regionali. Il sistema sarà proporzionale per evitare che chi ha la maggioranza nella regione si accaparri tutti i seggi a disposizione.
Ora è tutto chiaro, il sillogismo… aristotelico: nel Lazio c’è Roma, dunque le province (Frosinone su tutte) non contano quasi nulla, e quindi non c’è alternativa che “scannarsi” per pochissimi posti alla Regione.
Nel Pd fremono in molti: Francesco De Angelis, Mauro Buschini, Daniela Bianchi, Antonio Pompeo, Marino Fardelli, Sara Battisti, Simone Costanzo, Michele Marini. E non è finita. In Forza Italia pure. Mario Abbruzzese, Antonello Iannarilli, Danilo Magliocchetti, Nicola Ottaviani, Alessia Savo, Ombretta Ceccarelli.
La Regione diventa la “porta” anche per il Senato. Per fare cosa? E’ secondario.
Ma c’è un ultimo aspetto, “diabolico”: di pari passo con la riforma del Senato viaggia l’abolizione delle Province. Tredici posti in meno, compreso quello del presidente.
Non sta rimanendo più nulla, ma tutti fanno finta di nulla. Perciò il manager della Asl Isabella Mastrobuono fa quello che vuole. Perciò il presidente dell’Acea Ranieri Mamalchi si comporta da imperatore.