
Qualcosa non convince nei risultati ottenuti da Forza Italia in Ciociaria. Non dappertutto le 'terzine' sono state rispettate. Le fughe in avanti ed il rischio di anarchia. Il fattore Tajani. E Rocca, di fronte ai numeri pensa di non fare il rimpasto
Non è una resa dei conti: ma più di qualcosa da registrare c’è. E con urgenza. Forza Italia riunisce domani sera il Direttivo Provinciale per fare l’analisi del voto. E capire se qualcuno ha giocato sporco oppure se c’è stata disarmante ingenuità nella gestione delle Europee.
Le due facce della medaglia

Il risultato centrato dal Partito fondato da Silvio Berlusconi è stato straordinario, in Ciociaria. Ha centrato il 12,84% nei seggi dell’intera provincia di Frosinone, se si vuole fare un paragone basta vedere il dato del Lazio e notare che si ferma al 7,37%. A livello di collegio Italia centrale gli azzurri si sono fermati al 7,02%. Solo la provincia di Latina del senatore Claudio Fazzone ha saputo fare meglio della Ciociaria sfiorando il 16 e mezzo, mentre Viterbo e Rieti sono nella media. Allora cosa c’è che non quadra e perché c’è maretta?
Per capirlo basta andare nei Comuni. E leggere alcuni dati. A Cassino ad esempio: il Partito ha preso il 13,44% con 2.543 preferenze distribuite tra i candidati. Oltre mille sono andate alla coordinatrice provinciale Rossella Chiusaroli che è risultata la più votata nella lista. Lasciando al deputato uscente Salvatore De Meo di Fondi la miseria di un paio di centinaia di preferenze. In tutta l’Italia Centrale ne ha prese più di 40mila ma se fosse stato per Cassino non sarebbe stato mai eletto.
Chiaro che la terzina Tajani – De Meo – Chiusaroli non è stata rispettata. Cosa diversa invece in molti altri centri ciociari: al punto che il risultato finale in provincia registra 11.231 preferenze per il ministro Antonio Tajani, 9.744 per la candidata locale Rossella Chiusaroli e 6.382 per il deputato uscente Salvatore De Meo. Una proporzione accettabile a differenza di quella cassinate.
Negli altri centri

Una terzina che è stata rispettata anche a Frosinone, con 823 voti al capolista Tajani, 655 alla candidata locale, 338 al deputato uscente. Ad Anagni idem come sopra: il sindaco Daniele Natalia è il vice coordinatore provinciale e la terzina l’ha dettata bene ed il risultato è quasi da manuale. Qui Forza Italia è il secondo Partito in città, Tajani prende 1.057 voti, Chiusaroli 731 e De Meo 680.
Chiaro allora che ci sia qualcosa da registrare in alcune zone della provincia. E non solo con le preferenze.
Dai corridoi del Partito giurano che non abbiano gradito l’anarchia che sta tornando a prendere le mani del presidente del Consiglio Provinciale Gianluca Quadrini. Un esempio su tutti: Castro dei Volsci. Qui il dirigente provinciale Adriano Piacentini ed il vice coordinatore Natalia hanno un asse solidissimo con gli amministratori Claudio Palombi e Pietro Polidori. Ma nei giorni scorsi Gianluca Quadrini ha annunciato l’ingresso in Forza Italia di un altro consigliere: che è ostile a Palombi e Polidori. Ma soprattutto lo ha annunciato senza essersi prima consultato con il Partito.
Il Direttivo convocato per domani sera servirà a ribadire le regole che già ci sono. E cioè: le scelte devono essere portate alla conoscenza di tutti, valutate e poi autorizzate. Altrimenti la gerarchia diventa un concetto astratto. E si torna alle bande armate.
Il motore di Tajani

Capitolo a parte poi l’analisi del voto che è stata fatta a Roma. Antonio Tajani sta riflettendo molto sui numeri che sono emersi. In un anno Forza Italia ha svuotato la Lega lasciandogli un solo Consigliere regionale e raddoppiando la propria pattuglia da 4 eletti ad otto consiglieri. Ma a livello di voti è stato un clamoroso buco nell’acqua.
Considerate le proporzioni, ci si aspettava che Forza Italia mettesse la freccia e facesse ciao ciao al Carroccio. E invece s’è vista pochissima cosa. Forza Italia ha preso il 7,37% nel Lazio contro il 6,63% della Lega: una differenza dello 0,74%. Ed a fare la differenza è stato proprio Antonio Tajani: è lui l’uomo simbolo del Partito, lui ha trascinato le preferenze. Ne ha ottenute 62mila nel Lazio, oltre 11mila in Ciociaria dove la differenza con la Lega è di appena un punto percentuale.
Anche il governatore del Lazio Francesco Rocca sta ragionando su quei numeri. E pare proprio che il rimpasto invocato da Forza Italia, per questo, possa aspettare.