La seconda vittoria amministrativa di un "ruvido" ma efficiente e il destino delle figure politiche del territorio, tra Pisana e scranni Ue solo sfiorati
È stato l’anno della conferma e della rivoluzione. Che ha cambiato la città ed il suo volto urbano, l’amministrazione ed i suoi rapporti interni, il presente e le prospettive. Il 2024 per Cassino è stato un solco: ha tracciato un prima ed un dopo. Così distanti e diversi tra loro che sarà complesso tornare indietro.
Il bis di Salera
È stato l’anno di Enzo Salera, sul piano amministrativo, su quello politico e su quello elettorale. Il 9 giugno 2024 il sindaco vince le elezioni Comunali che lo confermano nella carica per un secondo mandato: è il primo ad ottenere la rielezione, è il primo a vincere al primo turno, il primo a centrare il premio di maggioranza. Mai come in questo caso sono adeguate le parole usate da Montanelli per raccontare nel 1937 il ruolo delle truppe volontarie italiane nella sanguinosa battaglia di Guadalajara: “una lunga passeggiata militare con un solo nemico: il caldo”.
Nei fatti Enzo Salera non ha avuto avversari in queste tornata elettorale. Ha vinto con il 60,33% dei consensi. E non c’è arrivato grazie alla dote della simpatia: notoriamente, il giorno in cui il destino la distribuiva, il sindaco era assente giustificato. Dietro la cifra monstre di 12.690 voti personali ci sono ben 404 voti in più di quelli che ha totalizzato l’intera coalizione che lo sosteneva. E gli consentono di dire che la vittoria è sua e soprattutto sua.
C’è arrivato grazie alla capacità di tenere il timone sulla rotta impostata per tutti i cinque anni precedente, senza scostare di un solo grado quando è stato necessario affrontare la tempesta. Anzi: ci è passato in mezzo senza cercare rotte alternative.
Il timone saldo
Lo ha fatto quando l’ondata di Covid ha cancellato tutti i progetti ed imposto un’emergenza da affrontare giorno dopo giorno, chiamando i carabinieri nel momento in cui un esponente dell’opposizione non aveva capito bene cosa fosse una pandemia ed aveva invitato i cittadini ad assembrarsi davanti al Comune per protestare. Denunciando in Aula quello che ha ritenuto fosse un tentativo di forzargli la mano su un appalto e poi andando in Procura a spiegare perché avesse parlato di “feccia della politica”.
Nemmeno un centimetro di scostamento neanche nei fisiologici momenti di tensione che capitano quando in Giunta si hanno altre intelligenze che ragionano con la propria testa ed hanno visioni differenti. Ma il confronto con l’allora assessore Luigi Maccaro era arrivato al calor bianco. Si mise in mezzo il Segretario nazionale di Demos a raffreddare il clima.
Il discorso per il Presidente
Imperscrutabile anche il giorno in cui, per l’80° anniversario della distruzione, in città viene il Capo dello Stato Sergio Mattarella. E lo staff dimentica di consegnare al sindaco la copia del discorso da leggere sul palco presidenziale. Capito che nessuno stava correndo a portarglielo, Enzo Salera inizia a braccio senza perdere una sola riga ed appassionandosi ancora di più ricevendo i complimenti dello stesso presidente, del ministro Maurizio Crosetto.
Prospettico, nel giorno in cui il Segretario nazionale del Partito Democratico Elly Schlein decide di cominciare da Cassino la sua campagna elettorale per le Europee e le Comunali che coinvolgeranno anche la seconda città della provincia di Frosinone; la prima tra quelle governate dal Pd.
Gelido, perfido, inossidabile anche quando la tensione si è innescata con quella che a lungo è stata la persona più leale: la presidente d’Aula Barbara Di Rollo che ha manifestato la sua insofferenza per un metodo caratteristico delle caserme per ufficiali di complemento. Quando lei è diventata per alcune settimane Consigliere regionale del Lazio, lui nemmeno le ha fatto gli auguri ed in Aula non le ha fatto trovare alcun mazzo di fiori.
La differenza con il passato
È proprio lo scontro con Barbara Di Rollo però a far capire il perché del trionfo oltre il successo: nel punto più alto dello scontro lei non ha fatto mancare una sola volta il suo voto leale all’amministrazione. Nel governo di Enzo Salera si discute, si sfasciano i piatti, ci si toglie il saluto ma si resta uniti.
Cosa completamente diversa negli anni del centrodestra dal quale aveva ereditato la fascia tricolore. Il povero sindaco Carlo Maria D’Alessandro s’era ritrovato a guidare una specie di asilo infantile nel quale il tasso della ripicca stava allo Zenith ed il tasso politico stava al Nadir.
Zero fratture nonostante qualche piccola crepa superficiale, zero scandali nonostante i pacchi di esposti e denunce inoltrati al Palazzo di Giustizia. Resta allora il piano amministrativo: è quello però sul quale Enzo Salera ha centrato i risultati maggiori. E dove ha annichilito gli avversari.
La sfida delle sfide
Sfidando tutte le evidenze dettate dai tempi della burocrazia decide di ridisegnare il centro cittadino. Cassino è stata per quasi ottant’anni una città urbanisticamente razionale ma brutta come poche altre: la bruttura della ricostruzione. Che impone razionalità, rapidità, efficienza e non lascia spazio al bello ed al gusto. Prima di essere rasa al suolo Cassino era una città con un’urbanistica ed una sua eleganza. Finite sotto ad uno dei più sanguinosi bombardamenti del secolo breve.
Enzo Salera prende il parcheggio che sta davanti alla chiesa dedicata a Sant’Antonio da Padova, punto di intersezione tra la principale via d’ingresso dalla Casilina e la principale via d’accesso dalla stazione: toglie le auto, la pedonalizza, la trasforma in piazza e ci mette fontane con giochi d’acqua e luci. Piazza Diamare diventa il salottino della città.
Non basta. Il sindaco vuole un salottone, un intero lounge. E così osa l’impensabile: pedonalizzare Corso della Repubblica. I commercianti protestano pensando al lucro cessato per via dei lavori infiniti, lui spiega che è solo lucro rinviato perché le ditte rispetteranno i tempi e dopo i lavori quei metri quadrati moltiplicheranno il loro valore. L’opposizione di centrodestra cavalca la protesta commettendo un errore strategico su una tattica corretta. Cioè?
La piazza, la vittoria, l’Europa
Puntano sulla palude della burocrazia. Sollevano una serie di questioni che non mettono in questione l’opera ma la correttezza della procedura per avviare i lavori. Gli basta fare in modo che il cantiere sia ancora aperto il giorno delle elezioni ed Enzo Salera sarebbe protagonista di un epic fail dalle proporzioni storiche. Quella tattica, l’unica possibile, si trasforma in un boomerang: perché Enzo Salera riesce a dimostrare la correttezza delle procedure, inaugura nei tempi la prima parte dell’opera. Soprattutto gli elettori recepiscono male il messaggio delle opposizioni pensando che fossero contrarie ad un progetto che finalmente ha dato un senso del bello ad una città altrimenti bruttissima.
A quel punto, nel centrodestra in molti decidono di abbandonare la trincea e nelle settimane successive non si ricandidano. Lasciano andare al massacro il presidente del Movimento per la Vita Arturo Buongiovanni: degnissima persona, capace di aprire i cuori dei cassinati alla speranza, ma la competizione era per eleggere il sindaco e non il nuovo abate di Montecassino.
Non c’è storia. Il voto mette a nudo i limiti di un centrodestra che prova ad affrancarsi dalla figura di Mario Abbruzzese. Non riesce però a darsi un’identità perché non c’è una figura dotata dello stesso carisma, della stessa esperienza, dello stesso cinismo politico. Non è un caso che negli stessi giorni del voto alle Comunali, l’ex presidente del Consiglio Regionale del Lazio venga mobilitato dai vertici nazionali di una Lega alle prese con il disperato bisogno di preferenze sui territori.
Abbruzzese risponde ‘presente‘ pur sapendo che il battistrada era un generale Roberto Vannacci pompato da un anno di campagna mediatica nazionale ed il Partito avrebbe sostenuto la rielezione della toscana Susanna Ceccardi. La corsa di Abbruzzese è tutta sulle sue spalle: porta oltre 24 mila voti. È il primo dei non eletti a Bruxelles in tutto il Centro Italia.
Il riassetto
Un risultato per il quale il Carroccio chiama Mario Abbruzzese alla guida dell’Organizzazione della Lega nel Lazio. È tra gli uomini che fanno quadrato intorno al suo Pasquale Ciacciarelli cresciuto fino a diventare Assessore Regionale all’Urbanistica del Lazio. Forza Italia ne gradirebbe la testa e l’assessorato nell’ambito di un rimpasto. Si mobilita un peso massimo politico come Claudio Durigon facendo sapere che se Ciacciarelli viene toccato allora la Lega avvierà un’operazione analoga a parti invertite in Lombardia e Calabria a spese di un assessore di Forza Italia.
A questo va aggiunta la stima personale ed amministrativa che il Governatore Francesco Rocca ha nei confronti del suo assessore. Dimostrata dal fatto che l’anno è alla fine e Ciacciarelli sta ancora al suo posto.
Non è più al suo posto il gruppo dirigente Cassinate di Fratelli d’Italia. Le elezioni hanno dimostrato che anche a Cassino non è più il Partito dalle percentuali da prefisso telefonico. Ci sono sensibilità diverse oltre a quelle storiche di Gabriele Picano (durante l’anno nominato consigliere d’amministrazione della fondazione Policlinico di Tor Vergata) ed Angela Abbatecola. Si sono fatte spazio figure come quella del dirigente provinciale Antonio Cardillo. Hanno preso la tessera esponenti del centrodestra dei tempi di An o dell’area moderata come Alberto Borrea, Peppino Tedesco, Massimiliano Mignanelli. Il Congresso cittadino del 2025 sarà fondamentale per delineare i nuovi equilibri.
Allo stesso modo in cui lo sarà per Enzo Salera il Congresso Provinciale del Partito Democratico. La rottura dell’asse tra Francesco De Angelis e Sara Battisti che ha governato il Pd in questi anni ha portato sullo stesso lato della barricata il sindaco di Cassino ed il presidente Dem regionale. Sostengono l’elezione a Segretario Provinciale di Achille Migliorelli, esponente del mondo universitario Cassinate ed a lungo leader di Primavera Studentesca. Le eventuali ambizioni di candidatura alla guida della Provincia o di un seggio in Regione Lazio, per Salera passano da lì.