
L’ennesima “sparata” del generale e numero due della Lega contro l’omosessualità e lo scivolone sul mondo Lgbtq+ inadatto alla guerra
Ovviamente è una mezza iperbole venata di benaltrismo, ma ci sono certe cose su cui è impossibile esercitare facoltà critiche senza calcare un po’ il terreno di chi quelle facoltà te le ha messe in pressione. E da questo punto di vista Roberto Vannacci, ex generale incursore, politico a tempo pieno e numero due della Lega di Matteo Salvini, continua a voler essere pervicace totem di un certo lessico da Carroccio paleolitico che al Carroccio 2.0 non fa benissimo.
D’altronde ognuno mette a servizio dei propri scopi le skill che ha: per Vannacci la mistica grigioverde e “mascula” sembra un imprescindibile serbatoio di aneddotica becera. Mario Abbruzzese per esempio, che incarna l’altro filone del lessico leghista, usa il suo claim che è quello della rispondenza dell’azione politica sui territori: meno epica pezzotta e più argomenti insomma.
E su medesimo tema, quello delle armi, la prende più soft e diretta. Così: “Debito per aumentare gli armamenti? No. L’Italia non ne ha bisogno! È necessario investire in nuove infrastrutture strategiche”.
La solita libbra di carne

Il principio chiave è quello, ma i due esponenti lo declinano in maniera decisamente diversa e con Vannacci che non sa proprio rinunciare alla sua libbra di carne frollata nel venticello di un certo qualunquismo sciancato ed ottocentesco. E’ un po’ come in guerra, tema caro a Vannacci, dove il segreto di una vittoria probabile sta nello scegliere il terreno.
E a proposito di guerra sul caso di specie, come chiave di lettura e preambolo, giova fare un salto indietro di qualche manciata di secoli. Intorno al 387 d.C. l’elleno Gorgida decise di rivoluzionare le tattiche militari dell’epoca e fondò, addestrò e perfezionò allo spasmo il Battaglione Sacro Tebano.
Fuori di stucchevole riproposizione si trattò di uno dei primi e più canonizzati corpi speciali dell’antichità. Erano tutti splendidi soldati, addestratissimi ed uniti, specie in vincolo di due elementi affiancati in falange, dal fatto di essere l’uno “eraste” e l’altro “eromenos”.
Soldati perfetti, e gay

Tradotto? Era un battaglione gay, format sociale peraltro affatto desueto nella Grecia di quei secoli. E probabilmente assieme agli opliti spartani con il lambda impresso sullo scudo rappresentò per oltre mezzo secolo il non plus ultra delle irediddio nell’arte di menare gli avversari fino a cancellarli dalla faccia della Terra.
L’intuizione chiave di Gorgida fu di sfruttare l’amore per vincere le battaglie. E di trasformare in un diavolo ogni soldato che avesse alla sua destra non solo un compagno d’armi, ma anche il suo amore della vita. Per capire basterà pensare a noi che, armati ed in battaglia, abbiamo di fronte uno che vuole infilzare nostra moglie e nostro marito; ovvio che le energie si decuplichino e che, con addestramento superiore, quel nemico diventi spezzatino con probabilità vicine al 90%.
Solo Filippo II di Macedonia, che comandava montanari macedoni duri come il ferro e che fu padre di un altro gay non certo inadatto a guerra e conquista, riuscì a batterli a Cheronea. Andando sempre di iperbole potremmo dire che il battaglione Sacro Tebano fu, in mansione, l’equivalente di quello che oggi è, tra gli altri del Cofs, il IX Reggimento Col Moschin, quello che, tornando a questo oggi tamarro, aveva comandato Vannacci illo tempore.
La “sparata” pugliese

Vannacci che però non ha rinunciato a dire cose trite e truci, cose come questa. “Spendiamo 800 miliardi di euro e poi chi va a combattere al fronte? In Toscana recentemente c’è stato il Gay pride, ci mandiamo questi signori? Ditemelo voi“.
Chiariamolo ancora: l’esempio è di maniera e serve solo a sottolineare quanto ormai il lessico da trincea di una certa Lega si sia sperso nella pasturazione di un elettorato che, in quanto presente ed attivo, purtroppo di queste “perle” ha bisogno.
L’intervento del vicesegretario del Carroccio salviniano si era consumato qualche giorno fa a San Marco in Lamis, in Puglia. Un comizio “che ha mischiato politica militare, provocazioni e attacchi alla comunità Lgbtq+”, come aveva evidenziato Foggia Today.
Iperboli convergenti, iperboli ovvie, a nche a fare la tara alle radcalmente mutato condizioni storiche.
Calenda fa tana alla greca

Iperboli come quella postata da Carlo Calenda sui social ieri: “Alessandro Magno, Cesare, Traiano (massima estensione impero romano 117 DC). Diciamo 3 su 4 dei più grandi generali della storia. Questo per ciò che concerne l’ignorante con le mostrine che predica sui ‘gay incapaci di combattere’“.
E a chiosa il giudizio insindacabile sulla greca leghista: “Ciuccio e presuntuoso”. In buona sostanza Vannacci aveva bisogno di motivare lo scetticismo della Lega nei confronti dell’ursuliano piano di riamo Ue ed aveva scelto il modo peggiore.
Con un preambolo quanto meno politically correct: “Pensare di continuare questa guerra ‘per procura’ tra Russia e Ucraina, che in realtà è tra Russia e Stati Uniti, significa continuare a dare armi agli ucraini. Tutto questo è quasi crudele visto che l’Ucraina ha ormai terminato gli uomini”.
I dubbi dell’esponente leghista si sono poi spostati sulle spese per la difesa, un tema che agita la maggioranza che sostiene il governo Meloni. Secondo Vannacci, l’Italia rischia di investire somme stratosferiche in armamenti senza avere chi mandarli a usare.
Sacrifici ed ippocampi

“Chi è pronto a questo sacrificio? Chi viene educato ancora con questi valori? È inutile spendere 800 miliardi se poi al fronte non ci va a combattere nessuno”. E siccome ognuno di noi spesso e soprattutto in pubblico è il peggio del suo pensiero il leghista aveva pensato bene di chiosare alla sua maniera.
Così: “Quali sono le persone che oggi vengono cresciute con ideali come onore, difesa della patria, lealtà, coraggio, sprezzo del pericolo? In Toscana recentemente c’è stato il Gay pride, ci mandiamo questi signori a morire al fronte? Ditemelo voi”. E pensare che nel 1994 Vannacci fu a capo in Rwanda dell’operazione “Ippocampo” per il recupero degli italiani da quelle martoriata situazione.
Ippocampo, cioè un animale che, pur quando maschio, possiede anche attributi e mansioni femminili. E se a dare torto alla mistica del numero due di Salvini non ci sono solo solo il buon senso e la storia, ma anche il rifugio ultimo e tutto sommato inutile della biologia, allora magari è ora che la greca si faccia qualche domanda. Magari guardando ai Greci.