Il ‘Campo largo’ abita ad Anagni

A Genova nessun accordo. Così pure sulla Rai, in Europa e per la Toscana. Invece ad Anagni prende forma un nuovo 'Campo Largo'. Perché “Nessuno si salva da solo”

Paolo Carnevale

La stampa serve chi è governato, non chi governa

In Liguria la rottura è definitiva, siamo fuori dalla campagna elettorale“: più chiaro di così non poteva essere Matteo Renzi a margine dell’assemblea di Italia viva a Roma. “Posso dire che vinca il migliore, tra Orlando o Bucci, o che perda il peggiore”, aggiunge riferendosi alle prossime Regionali. Non è l’unico fronte: sulla governance Rai il Partito Democratico di Elly Schlein è salito sull’Aventino mentre il Movimento 5 Stelle e l’alleanza Verdi Sinistra fanno squadra  eleggndo i rispettivi consiglieri nel cda del servizio pubblico. Ma anche sulle Regionali in Toscana il clima è lo stesso.

Lo ha messo in chiaro l’altra sera Giuseppe Conte in diretta su Accordi e disaccordi: «Un problema c’è, non faremo i cespugli»: il problema è lo stesso dai tempi del mancato dialogo tra Pci e Psi, il Partito più piccolo teme di essere fagocitato dal più grande. Che nulla fa per dimostrare di non volerlo fare.

Il vento di Anagni

C’è un’eccezione: la costruisce il Pd ad Anagni. Qui i Progressisti si candidano a mettere su un nuovo laboratorio politico: la Ciociaria lo fece con i primi accordi targati Pds – Popolari, poi tra Ds e Margherita, almeno un paio di anni prima che nascesse il Partito Democratico. Un dialogo che ad Anagni come in molta parte del Paese, al momento è l’unica possibilità di far uscire il campo progressista fuori dalla palude di minoranza in cui da tempo si dibatte.

Ieri infatti nella città dei papi è stata annunciata la nascita del “Tavolo Cittadino dei partiti di Sinistra, Democratici e Progressisti”. Il Partito Democratico, Sinistra Italiana, Movimento 5 Stelle, Possibile e Partito Comunista Italiano hanno dato vita ad un “tavolo cittadino”. Visto come “uno spazio di confronto e azione, per offrire una prospettiva alternativa all’attuale amministrazione di centrodestra, che, da oltre sei anni, sta affossando la nostra città”. (Leggi anche Il Pd punta ad un “governo ombra” in attesa di compattare il centrosinistra)

La foto impietosa

L’analisi dei protagonisti del novello campo largo partea da una fotografia impietosa della realtà cittadina. “Anagni è sporca, abbandonata, mal gestita. Il degrado è sotto gli occhi di tutti. I beni pubblici vengono usati per favorire interessi privati, senza alcun ritorno per la collettività”. In tutto questo “l’amministrazione è lontana dai bisogni reali dei cittadini, incapace di affrontare le questioni urgenti e necessarie”. Di conseguenza, “il territorio è trascurato, il patrimonio culturale lasciato al proprio destino. E i fondi per il rilancio del turismo e della cultura non vengono cercati”. Anche le politiche sociali sono “assenti; siamo di fronte ad una città trascurata e lasciata a sé stessa”.

Fin qui il più classico manifesta di chi sta all’opposizione. Un documento in cui si dice che quelli al governo stanno gestendo male e pensano solo ai fatti loro. Certo però il mondo progressista non sprizza salute: in Consiglio comunale esprime un solo seggio e con quel Consigliere il dialogo è ridotto al lumicino. (Leggi qui: Un Pd ad alta tensione).

Il centrosinistra non si nasconde dietro un dito e di fronte ad una realtà simile dice che bisogna lasciare da parte gli interessi di Partito e le convenienze dei singoli personaggi. “Le nostre forze politiche hanno unito le energie per affrontare i problemi reali di Anagni. Abbiamo avviato un confronto serio e concreto, elaborando proposte che rispondono alle necessità della comunità. Il fine è la costruzione di un’opposizione solida, fatta di azioni che contrastano questa amministrazione inefficiente e che gettano le basi per un cambiamento reale“.

Non sarà un cartello elettorale

Un progetto che, per ora, nasce attorno ai Partiti, ma non può limitarsi solo ad un cartello elettorale, dicono gli alfieri del nuovo campo largo. “Questo progetto non è solo nostro. Siamo aperti al confronto con tutte le realtà associative cittadine che condividono i nostri stessi valori e obiettivi. E che vogliono contribuire a costruire un’alternativa credibile per Anagni. Lavoriamo insieme per dare alla nostra città la cura e l’attenzione che merita”.

Un’apertura coraggiosa. Soprattutto nella parte in cui si tende la mano a chi, fino ad ora, è sembrato piuttosto sordo a stringere accordi in nome di una, forse eccessiva, ricerca di visibilità personale. Si va dalle sigle partitiche (Azione ed Italia Viva, per non fare nomi) che al momento risultano non pervenute, alle varie realtà civili della città. Realtà che, sempre fino ad ora, hanno dato spesso l’impressione di voler più cavalcare le realtà partitiche locali che non di puntare ad un rapporto alla pari.

I segnali dal direttivo Dem

In tal senso, un anticipo dell’annuncio ufficiale potrebbe essere stato il direttivo cittadino del Pd di pochi giorni fa. Dove il progetto del tavolo comune era stato già annunciato. Con l’attenzione, in quel caso, anche di quella minoranza che, a volte, ha dato l’impressione di essere pronta più a mettere i puntini sulle i che non a lavorare assieme.

Si apre quindi una fase nuova. Nella quale, in fretta, bisognerà capire tre cose. La prima è in che modo i Partiti sottoscrittori metteranno in atto concretamente le cose dette. Come passeranno, cioè, dalla fase teorica a quella pratica; che proposte faranno, quali progetti alternativi alla visione di centro destra metteranno in campo, che idea reale vorranno dare della città.

Palazzo da Iseo

La seconda è cosa faranno i Partiti di quell’area che, al momento, non danno segnali. Se preferiranno coltivare la loro alterità, o se vorranno contribuire concretamente ad un disegno comune. La terza, forse anche più importante, è cosa farà il vasto mondo della società civile legato a sigle, associazioni, circoli culturali.

Anche qui; prevarrà l’orgoglio di provare a cambiare il mondo da soli, considerando i Partiti poco più di un bancomat elettorale da usare e lasciare da parte? Oppure si cercherà, in modo umile ma necessario, di arrivare ad un accordo complessivo stabile e duraturo?

In un fortunato libro di qualche anno fa Margaret Mazzantini sosteneva che “Nessuno si salva da solo”. Vale anche qui.