Il cerino acceso del Pd nelle mani del commissario “ad acta”

Federico Gianassi atteso la settimana prossima a Frosinone per “sistemare” il tesseramento del Pd. Ma rischia di diventare il bersaglio di una guerra tra correnti mai disinnescata. Tallini si toglie i sassolini dalla scarpa. L'unità è lontana, il Congresso un miraggio

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

In agenda ha scritto l’appuntamento alla settimana tra lunedì 12 e venerdì 16 maggio: l’avvocato Federico Gianassi sarà a Frosinone la settimana per prendere possesso della sua carica di Commissario della Federazione provinciale del Partito Democratico. Il deputato fiorentino, già assessore nella Giunta del sindaco Dario Nardella non risponde al telefono ai giornalisti.

A rispondere per lui è la reputazione di uomo equilibrato: è per questo che il Pd lo ha voluto come vicepresidente del Comitato Parlamentare per i Procedimenti di Accusa, nonché come vicepresidente della Giunta per le Autorizzazioni. Tradotto: conosce gli intrighi che si nascondono dietro ad ogni controversia, sa come si leggono gli atti e come si prova a tirare la verità per la giacca. Anche per questo è lui l’uomo che Elly Schlein ha deciso di mandare con il cerino acceso in mano in quella polveriera che è la Federazione di Frosinone.

La polveriera

Luca Fantini

Il riassunto delle puntate precedenti è necessario. E tra poco comprenderete perché. In Ciociaria era arrivato a scadenza il mandato del segretario provinciale Luca Fantini, la guida del Pd era stata assunta dalla Commissione Congresso che doveva accompagnare il Partito al Congresso con cui eleggere il nuovo gruppo dirigente.

Dalla scorsa estate il partito è spaccato. È esplosa la storica alleanza tra Area Dem di Francesco De Angelis e Mauro Buschini (presidente Pd del Lazio il primo, ex presidente del Consiglio Regionale il secondo) con Rete Democratica di Sara Battisti e Luca Fantini (Consigliere regionale la prima, Segretario uscente il secondo). Questi ultimi si sono alleati con Energia Popolare di Antonio Pompeo (ex Presidente della Provincia per due mandati e primo dei non eletti in Regione alle spalle della Battisti con 15mila voti).

Il percorso per il Congresso è saltato il 23 dicembre scorso: quando Rete Democratica e Energia Popolare hanno puntato il dito contro la seconda fase del tesseramento 2024. In pratica, mille tessere consegnate in maniera irregolare secondo loro. Ed anche secondo la Commissione Regionale di Garanzia che accoglie il loro ricorso. E dichiara il Tesseramento 24 valido per l’iscrizione al Partito ma non valido come base elettorale per il Congresso. La Commissione Congresso si dimette ed il Pd provinciale di Frosinone resta senza un dirigente in carica.

Le carte per il Commissario

Federico Gianassi (Foto: Paolo Lo Debole © Imagoeconomica)

In presenza di una contrapposizione nel Pd tale da far impallidire perfino il conflitto tra Israele e Palestina nella striscia di Gaza, il Segretario Regionale Daniele Leodori ha sollecitato il vertice nazionale a nominare un commissario. Ed ora, attenzione a due passaggi.

Il primo. Il dispositivo con cui la presidente della Commissione Nazionale di Garanzia Stefania Gasparini accende il semaforo verde alla nomina di Federico Gianassi a Commissario ha un limite preciso e ben definito. Non è il Commissario del Pd di Frosinone. La sua mission è solo risolvere la grana del Tesseramento del Partito.

Il secondo. L’Articolo 1 Comma 2 del Regolamento per lo svolgimento dei Congressi nel Lazio dice testualmente “Nel caso di Federazioni Commissariate (come nel caso di Frosinone, NdA), tutti gli adempimenti connessi allo svolgimento del Congresso sono demandati al Commissario nominato dalla Direzione nazionale”.

È una bomba ad orologeria. Secondo una interpretazione, la forma è sostanza: Federico Gianassi non è stato nominato Commissario della Federazione ma solo ad acta per il tesseramento. Secondo un’altra interpretazione, il Regolamento non fa distinzione tra un Commissario e l’altro e quindi Gianassi, risolto il problema del Tesseramento può avviare il Pd ciociaro all’elezione dei suoi nuovi dirigenti. A seconda di come Gianassi si muove, la polveriera rischia di saltare. Ed innescare un nuovo ricorso alla Commissione di Garanzia.

Questione di Diritto e di Politica

Antonio Pompeo

Su cosa potrebbe saltare il banco? Sulla via che il Commissario sceglierà per risolvere la questione. Se ad esempio dovesse dichiarare nullo il giudicato della Commissione di Garanzia Regionale e dire che il tesseramento invece è valido, scatterebbe il ricorso.

Il percorso per una soluzione c’è. E sta nella Politica e non nel diritto. Cioè: mettere i capicorrente intorno ad un tavolo, chiedergli se vogliono una mediazione, metterli di fronte al fatto che se la risposta fosse negativa o solo di facciata, le alternative sarebbero due. La prima è riaprire il tesseramento ritenendo valido quello fino al 23 dicembre. La seconda è rinviare tutto al tesseramento 2025.

Ma se la risposta fosse positiva, la mediazione inizierebbe e la soluzione potrebbe essere dietro l’angolo. Portando rapidamente al Congresso.

La lettera aperta di Marco Tallini

Marco Tallini

Nel frattempo, il clima resta di tensione. Come dimostra la lettera aperta firmata da Marco Tallini, segretario cittadino del Pd. Rompe il silenzio sulla crisi interna che da mesi logora il circolo locale. Tono misurato, esposizione cruda ed a tratti sofferta, dalla quale traspare il disappunto. Non vorrebbe mettere in piazza i panni del Circolo ma “mi vedo costretto a prendere parte pubblicamente all’ormai mesto dibattito accesosi attorno alle vicende del Partito Democratico di Frosinone”. Per Tallini “le difficoltà di una comunità politica plurale e democratica, come il PD, andrebbero affrontate con spirito costruttivo e non offerte alla pubblica piazza, dove troppo spesso si trasformano nella sceneggiatura di un teatro fatto di sterili egoismi e dannosi personalismi.

Ad indignarlo sono alcune delle cose dette sulle pagine di questo giornale da Francesco ed Elsa De Angelis, sua vice fino al giorno in cui lei ed una parte del Direttivo hanno deciso di dimettersi. Per questo “sento il dovere di spendere poche parole a tutela della dignità di un lungo percorso politico di tante e tanti chi militano nel circolo”. In quelle dichiarazioni Elsa De Angelis prendeva posizione sulla mancata riunione con la quale Tallini intendeva mettere intorno ad un tavolo i 3 Consiglieri Comunali di Frosinone, i capi delle correnti Area Dem, Rete Democratica, Energia Popolare, Area Cuperlo, i dirigenti cittadini. Un modo per risolvere il totale immobilismo determinato dalle polemiche interne.  (Leggi qui: Pd, la montagna ed il topolino).

I veri obiettivi

Il Segretario Pd di Frosinone Marco Tallini con Elsa De Angelis

“Non mi dilungherò sulle motivazioni per cui AreaDem ha scelto di non partecipare alla riunione da me convocata a partire dallo scorso fine settimana. Sarebbe impresa vana, dal momento che esponenti della stessa area hanno fornito versioni tra loro discordanti. Ora appellandosi a presunti motivi organizzativi (facilmente smentibili o superabili), ora evocando più ampie e confuse ragioni politiche. Una coerenza a geometria variabile che lascia più domande che risposte”.

L’obiettivo di Tallini è un altro. “Mi preme, invece, richiamare l’attenzione sui reali obiettivi di quella riunione, ovvero spostare nelle sedi opportune le discussioni. Discussioni che invece più e più volte ci siamo ritrovati sui giornali e nelle pubbliche piazze, quasi come un tentativo quotidiano di delegittimazione o peggio come attestazione della mancanza di volontà politica circa la risoluzione delle nostre comuni difficoltà. Mi riferisco, soprattutto, alle correnti del Partito che, a mio avviso, hanno generato questa situazione”.

Fabrizio Cristofari Norberto Venturi ed Angelo Pizzutelli (Foto © Massimo Scaccia)

Mette il dito nella piaga. Tallini era stato eletto Segretario nell’ambito di un accordo unitario. Ma quello spirito non c’è più. Si è “dissolto proprio in coincidenza con le spaccature intervenute a livello provinciale. Una frattura che si è riflessa in maniera puntuale anche sul piano cittadino, riproducendone fedelmente equilibri, conflitti e logiche di schieramento”.

La causa delle sabbie mobili

Per Tallini è quella la ragione delle sabbie mobili nelle quali il Partito è finito. “A ciò, e non ad altro, va ricondotto l’inevitabile immobilismo degli ultimi mesi e il fallimento di ogni tentativo di ricomposizione, nonostante l’infaticabile impegno profuso dal gruppo consiliare. Solo alla luce di questa dinamica si possono comprendere le – altrimenti inspiegabili – dimissioni della vicesegretaria e del presidente del circolo, che fino a quel momento avevano condiviso ogni scelta e ogni iniziativa portata avanti dal sottoscritto e da tutto il direttivo”. 

Angelo Pizzutelli (Foto © Stefano Strani)

Un tentativo di mediazione è stato messo in campo. Anzi: più di uno, per “offrire una via d’uscita condivisa alla crisi, nella consapevolezza che qualsiasi soluzione diversa da una riconciliazione avrebbe inevitabilmente prodotto un ulteriore, dannoso stallo. Stallo che viviamo dalle dimissioni del nostro capogruppo in Consiglio Comunale”. Le dimissioni rassegnate da Angelo Pizzutelli “restano a mio avviso un segnale ignorato, oltre che un sintomo importante di quella mancanza di centralità del capoluogo in un dibattito caratterizzato da posizioni politiche precostituite”.

Mette in evidenza che nel poco tempo in cui è stato possibile lavorare, le esperienze positive non sono mancate. Cita l’impegno nella campagna elettorale per le Europee, la presenza concreta con le realtà associative e in quartieri strategici come lo Scalo o i Cavoni, fino “allo sforzo costante di preservare lo spirito unitario del circolo nel delicato processo di tesseramento. Segnali di una vitalità politica che, da tempo, non si vedeva nel nostro circolo e che, purtroppo, è ancora una volta sacrificata sull’altare di piccole logiche correntizie”.

L’autocritica

Francesco De Angelis

Non punta il dito solo sugli altri, il Segretario. ma anche su se stesso. “Non ho alcuna difficoltà a riconoscere che, in un contesto tanto complesso e logorante, anche io possa aver commesso degli errori. Chi opera, del resto, è inevitabilmente esposto al rischio di sbagliare. Ma non accetto lezioni da chi, con sorprendente disinvoltura e non poca ipocrisia, oggi tenta di rilanciare la propria figura sulle spalle di un’intera comunità, utilizzando strumentalmente difficoltà che egli stesso ha ampiamente contribuito a generare”. Qui l’accusa è per Francesco De Angelis e la sua dichiarazione sull’intenzione di occuparsi direttamente di Frosinone. (Leggi qui).

Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso sono le parole di Elsa De Angelis. “Non posso che respingere al mittente l’uso di espressioni false e denigratorie che si riferiscono a presunti teatrini, riunioni segrete e club degli intimi che non mi appartengono. O di frasi vagamente allusive su presunti nodi in procinto di venire al pettine. Frasi, rivolte con mistero a chi ha da sempre operato con serietà e senso di responsabilità. Senza mai tirarsi indietro davanti alle sfide grandi e piccole che via via ci siamo trovati ad affrontare”.

Luca Fantini con Sara Battisti

Chiede senso di misura e di rispetto, Tallini. Assicura che l’impegno della sua area “non arretra di un centimetro, come si può vedere l’impegno che assieme a tante e tanti stiamo portando avanti al fianco del comitato referendario per i 5 Sì del capoluogo”.

La lettera di Marco Tallini è il tentativo di ristabilire una linea di verità politica nel caos. Ma è anche il segnale che nel PD di Frosinone le ferite sono profonde. Ricomporle non sarà questione di comunicati o incontri formali, ma di una volontà politica che, oggi, appare ancora lontana. E che partirà dal lavoro che il Commissario riuscirà a svolgere in Federazione: sciogliendo il nodo principale. Al quale questo del Circolo è collegato.